La misura eroica Quotes

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La misura eroica: Il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare La misura eroica: Il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare by Andrea Marcolongo
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“Meglio diffidare di chi non sbaglia mai, di chi non cade mai. Non sempre è il più bravo, ma forse il più fragile, che non si concede di lasciarsi andare alla sua fallibile, dunque imprevista, dunque sorprendente, umanità.
Anzi, meglio abbracciarlo.”
Andrea Marcolongo, La misura eroica: Il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare
“Felicità o infelicità non sono quasi mai uno stato di fatto, premio o condanna dell'esistenza, immutabile condizione di gioia o disperazione.
Il loro senso profondo si nasconde invece nel mutamento: in ciò che, proprio in quanto felici o infelici, siamo o non siamo in grado di fare per noi e per gli altri intorno a noi.
"Felice", dal latino "felix" deriva dalla stessa radice verbale fe- di "fecundus", fertile, produttivo.
Fecondi non sono solo i campi di grano: fecondi siamo noi, che grazie alla felicità possiamo sorprenderci a compiere gesti o azioni che mai avremmo immaginato.
Essere felici non significa quindi non avere problemi, contrattempi, e vivere un imperturbabile stato di quiete - quella si chiama tranquillità, calma, magari "relax" come nei dépliant dei resort in qualche spiaggia esotica.
La felicità è invece l'opposto: è l'energia di agire, la gioia di fare, la voglia di cambiare - di essere "fertili", di veder sbocciare i fiori che siamo.
E l'infelicità è il suo contrario: l'incapacità di muoversi, di scrollarsi di dosso pensieri pesanti, l'impossibilità di fare anche solo un passo oltre.
Essere infelici vuol dire non fare niente, non dire niente, non amare nessuno - rifiutare la fecondità della vita, così imprevedibile di occasioni, e preferire la sterilità, l'assenza di eventi.
L'una è azione, l'altra inazione. L'una è slancio verso l'alto, l'altra affondo verso il basso.”
Andrea Marcolongo, La misura eroica: Il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare
“Succede che, a un certo punto, quel brivido che ci scuote non lo vogliamo più sentire e lo scambiamo per uno spiffero di freddo che disturba il nostro torpore, le nostre abitudini.
Allora ci copriamo, ci infagottiamo di alibi.
I nostri passi si fanno prevedibili, pesanti, come nella neve d'inverno, fino a che smettiamo di camminare.
"Si tira avanti", preferiamo rispondere, e non ci accorgiamo che è indietro che stiamo andando.
Iniziamo a sbuffare dei "lunedì della vita", degli imprevisti, delle continue prime volte, smettiamo di essere curiosi, non vogliamo nulla di nuovo - "basta, grazie, sono a posto così" -, vogliamo che ogni giorno sia "domenica", sprofondati nella tranquillità del nostro piccolo divano e delle nostre piccole certezze.
Scappiamo dall'istinto di vivere e reclamiamo la "vacanza" della vita - "vacanza" che però significa "mancanza, assenza".
Siamo tutti così impegnati nello sforzo inane di respingere quell'istinto così umano di partire.
E alla sera siamo sempre più stanchi, svuotati.”
Andrea Marcolongo, La misura eroica: Il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare
“Spesso le lacrime sono il modo migliore per preparare se stessi al nuovo.
Lacrime di gioia o di dolore, non importa, ma spesso salvano la vita. Perché, offuscando gli occhi con il pianto, sospendono per un momento la vista di ciò che si sta perdendo per sempre. Gli occhi non vedono più l'abbandono, scampano il pericolo del rimpianto, la tentazione della rinuncia.
Ma quando, asciutti, si riaprono, è lo spettacolo di cosa si è riusciti a fare davvero, senza più rimandare, quello che si dispiega davanti come un dipinto di noi mai visto.
Dovremmo tutti ricordarci di piangere più spesso: serve a non guardare indietro, serve a guardarsi dentro con gli occhi chiusi e poi, aperti, a guardare avanti.”
Andrea Marcolongo, La misura eroica: Il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare