Junkers Ju 160
Junkers Ju 160 | |
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Descrizione | |
Tipo | aereo di linea |
Equipaggio | 2 |
Progettista | Hermann Pohlmann |
Costruttore | Junkers |
Data primo volo | 30 gennaio 1934 |
Utilizzatore principale | DLH |
Altri utilizzatori | Luftwaffe |
Esemplari | 18 |
Sviluppato dal | Junkers Ju 60 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 12,30 m |
Apertura alare | 14,30 m |
Altezza | 3,90 m |
Superficie alare | 35,0 m²[1] |
Passeggeri | 6 |
Capacità combustibile | 540 L |
Propulsione | |
Motore | un radiale BMW 132E |
Potenza | 660 PS (485 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 335 km/h |
i dati sono estratti da Die Deutsche Luftrüstung 1933-1945 (Band 3)[2] | |
voci di aerei civili presenti su Wikipedia |
Lo Junkers Ju 160 "Pfeil", designazione aziendale EF 30, fu un da trasporto passeggeri di linea ed aereo postale monomotore ad ala bassa sviluppato dall'azienda aeronautica tedesca Junkers Flugzeug- und Motorenwerke AG nei primi anni trenta.
Sviluppato dal precedente Ju 60, venne utilizzato come trasporto passeggeri dalla Deutsche LuftHansa (DLH) ed in seguito come aereo militare dalla Luftwaffe.
Storia del progetto
[modifica | modifica wikitesto]Dopo aver realizzato lo Ju 60, l'ultimo modello Junkers che adottava ancora parzialmente la struttura metallica ricoperta da duralluminio ondulato, il progettista ed ingegnere Hermann Pohlmann sviluppò il progetto originale mantenendo l'aspetto generale del precedente modello ma ridisegnandone completamente la cellula.
Il nuovo modello, indicato come Ju 160, abbandonava la precedente ala a pianta trapezioidale parzialmente ricoperta da pannelli in duralluminio ondulato e che integrava le gambe del carrello principale semiretrattili con movimento verso coda, per una a pianta triangolare liscia con carrello, sempre retrattile ma ora totalmente con movimento verso la parte interna.
Impiego operativo
[modifica | modifica wikitesto]Civile
[modifica | modifica wikitesto]Lo Ju 160 entra in servizio con la compagnia di bandiera Deutsche LuftHansa (DLH) nel periodo tra il 1935 ed il 1936. Inizialmente viene utilizzato su rotte nazionali ed in seguito in un collegamento internazionale collegando Polonia, Cecoslovacchia e Germania sulla rotta Breslavia-Praga-Monaco di Baviera.
Un esemplare venne utilizzato per breve tempo anche dalla Eurasia, compagnia aerea cinese ma controllata dalla DLH. Dopo pochi voli, a seguito di un incidente presso Shanghai venne riportato in Germania per riparazioni e non fece più ritorno.
Deutschen Versuchsanstalt für Luftfahrt
Militare
[modifica | modifica wikitesto]Allo scoppio della seconda guerra mondiale alcuni esemplari vengono requisiti dalla Luftwaffe ed utilizzati come aereo da collegamento e come addestratori nelle scuole di volo.
Utilizzatori
[modifica | modifica wikitesto]Civili
[modifica | modifica wikitesto]Governativi
[modifica | modifica wikitesto]Militari
[modifica | modifica wikitesto]Velivoli Comparabili
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Zoeller.
- ^ Nowarra 1993, p. 104.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Heinz J. Nowarra, Die Deutsche Luftrüstung 1933-1945, Band 3, Koblenz, Bernard & Graeffe Verlag, 1993, ISBN 3-7637-5467-9.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Junkers Ju 160
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Maksim Starostin, Junkers Ju 160, su Virtual Aircraft Museum, http://www.aviastar.org/index2.html. URL consultato il 28 marzo 2009.
- (DE) Junkers Ju 160, su Hugo Junkers, http://www.junkers.de/. URL consultato il 28 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2009).
- (EN) Horst Zoeller, Junkers Ju60 / Ju160, su The Hugo Junkers Homepage, http://www.junkers.de.vu/, 20 aprile 2003. URL consultato il 15 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2010).
- (EN) Junkers Ju 60 and Ju 160, su German Aviation 1919-1945, http://www.histaviation.com/index.html. URL consultato il 20 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2008).
- (RU) Junkers Ju.160, su Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 15 novembre 2013.