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Lucrecia Martel

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Lucrecia Martel

Lucrecia Martel (1966 – vivente), regista cinematografica e sceneggiatrice argentina.

Citazioni di Lucrecia Martel

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  • A nessuna donna piace l'idea delle quote rosa, eppure mi viene da pensare che in questa fase di transizione forse sarebbero necessarie. Mi dà felicità l'idea? Assolutamente no, ma non saprei quale altra forma si potrebbe trovare per spingere l'industria verso la parità. Purtroppo il cinema ancora non rappresenta la complessità delle femminilità, idem per quello che riguarda la presenza di persone non bianche e di diverse classi sociali. Arrivata alla settantaseiesima edizione io credo che la Mostra potrebbe tentare l'operazione di forzare per un paio di anni con il 50 e 50 e vedere se la qualità del cinema si abbasserebbe, penso che a questo punto della storia sia un esperimento che si possa fare.[1]
  • Dalle informazioni che ho trovato mi sono resa conto che Polanski è stato condannato, ha scontato la sua pena e la sua vittima lo ha perdonato. Non mi congratulerò con lui, ma credo che Polanski meriti una chance perché il suo film è una riflessione su un uomo che commette un errore. È un dialogo importante oggi, perciò credo che sia opportuno che se ne parli e il suo film sia presente al festival.[2]
  • Generalmente c’è una grandissima differenza tra l’immaginare un futuro possibile e rievocare il passato.[3]
  • [Su Roman Polanski] La sua presenza mi infastidisce. Quasi viscida la sua partecipazione. Rappresento molte donne, non voglio alzarmi e applaudire.[4]
  • Mi piace chi riflette sul mondo come se questo non ci appartenesse, chi non lo dà per scontato, come se non fossimo noi ad abitarlo e a deciderne le regole e le sorti. Se in un film qualcuno si fa una doccia calda come se fosse normale, la cosa mi rende sospetta, perché la doccia calda è prerogativa di una piccolissima parte della popolazione, un'eccezione. E Bresson, in questo, metteva in discussione tutte le cose che fuori dal cinema potremmo dare per scontate.[5]
  • Ogni Paese dell’America Latina ha una sua storia particolare, ma c’è un filo rosso continentale che è la presenza di un'immigrazione europea che ha trionfato sulla comunità preesistente nel continente.[6]
  • Mi interesso a tutti i film. Qualsiasi tipo di film, qualsiasi tipo di tema. Se un’opera porta con sé un certo livello di ambiguità o di dubbio, allora la trovo attraente. Ma non è dal cinema che prendo il mio desiderio di filmare. Quello che veramente mi affascina è il suono, con tutto quel bagaglio inconscio che porta con sé e quel dialogo quasi morale che si stabilisce con esso. Il suono stesso, certo, ma anche quel suono che ogni ascolto genera dentro di me. È da lì che prendo le mie idee per fare i film. Arrivo a un’opera essenzialmente visiva da un’ispirazione non visiva.[3]
  • Ora io sono a favore che ogni persona faccia quello che voglia con il proprio corpo e con la propria vita; però mi sembra che questo comportamento attuale e possessivo che molta gente, presumibilmente progressista possiede, e che consiste nell’investire economicamente per ottenere un’identità sessuale attraverso gli ormoni, le operazioni. In questi casi, obbligare il tuo corpo ad uno stato definitivo, quando in verità da sempre esiste il travestimento, il parrucchiere, il trucco; sono tutte cose con le quali uno può modificare la sua identità sessuale. Se vuole, può essere un giorno una cosa e l’altro giorno un’altra.[7]
  • [Polanski] E' uno degli ultimi maestri del cinema europeo ancora in attività. io ho visto il film è credo che meriti di essere qui, sono un critico cinematografico a cui è stato chiesto di giudicare se un film era degno di stare al Festival o meno, e ritengo che gli spettatori debbano fare altrettanto.[8]
  • Ricordo con molta precisione qual è stata quella prima lettura. La considero il discrimine fra un Prima e un Dopo nella mia vita. Proprio come alcune persone fissano con assoluta certezza l’inizio della Storia con l’avvento della scrittura. Avrò avuto sei anni. Stavo imparando a leggere. Conoscevo già tutte le lettere, sarà stato verso la fine dell’inverno. Non riuscivo ancora a essere fluida nella lettura perché mi scontravo sulla stessa lettera con una frequenza spaventosa. La lettera e. Capisci perché con una frequenza spaventosa. Ebbi un’illuminazione: dovevo ricordarmi quel momento per tutta la vita. Il momento in cui avrei memorizzato la lettera e. La fine di un incubo. Il momento in cui sarei entrata a far parte di un mondo vastissimo: il mondo di quelli che leggono. Da quel momento allenai quella volontà di ricordare. Senza dubbio l’esperienza avrebbe generato da sé un ricordo involontario, ma in quel momento non lo sapevo, o non lo consideravo e tutto ciò che mi circondava mi sarebbe appartenuto per sempre.[9]

Note

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  1. Citato in Chiara Ugolini, Venezia 76, la presidente di giuria Lucrecia Martel: "Non applaudirò Polanski", la Repubblica, 28 agosto 2019.
  2. Citato in Venezia 76, la presidente di giuria Lucrecia Martel attacca Roman Polanski, 28 agosto 2019.
  3. a b Dall'intervista di Orazio Ciancone e Lorenzo Righi, Intervista a Lucrecia Martel, regista di Zama, candidato argentino agli Oscar, Anonima Cinefili, 19 ototbre 2017.
  4. Citato in Venezia 76: Lucrecia Martel contro Roman Polanski “Mi infastidisce”, Metropolitan Magazine, 28 agosto 2019.
  5. Citato in Cristiana Paternò, Premio Bresson a Lucrecia Martel: "Adesso un film sugli indigeni", Cinecittà News, 4 settembre 2019.
  6. Dall'intervista di Alessandro Di Bussolo, Cinema: Premio Bresson a Lucrecia Martel e alla sua Argentina non scontata, Vatican News, 4 settembre 2019.
  7. Dall'intervista di Elisabetta Da Tofori, Venezia74: Un caffè, un “purito” e due chiacchiere in compagnia di Lucrecìa Martel, regista di Zama, Veracinema, 15 settembre 2017.
  8. Dall'intervista di Alessia Marvuglia, Venezia 76: Lucrecia Martel e Alberto Barbera parlano di Polański e delle quote rosa, Spettacolo.eu, 28 agosto 2019.
  9. Dall'intervista di Andrea Valdès, Lucrecia Martel: un pozzo senza fondo, Edizioni Sur, 1 settembre 2016.

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