Verde di Scheele
Verde di Scheele | |
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Nome IUPAC | |
idrogenoarsenito di rame(II) | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | AsCuHO3 |
Massa molecolare (u) | 187,474 |
Aspetto | polvere giallo-verde[1] |
Numero CAS | numero CAS non valido |
Numero EINECS | 233-644-8 |
PubChem | 25130 |
SMILES | O[As]([O-])[O-].[Cu+2] |
Proprietà chimico-fisiche | |
Solubilità in acqua | insolubile[1] |
Indicazioni di sicurezza | |
Simboli di rischio chimico | |
Frasi H | 331 - 301 - 401 [2] |
Verde di Scheele | |
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Coordinate del colore | |
HEX | #478800 |
sRGB1 (r; g; b) | (71; 136; 0) |
CMYK2 (c; m; y; k) | (48; 0; 100; 47) |
HSV (h; s; v) | (89°; 100%; 53%) |
Riferimento | |
https://www.colorhexa.com/ | |
1: normalizzato a [0-255] (byte) 2: normalizzato a [0-100] (%) |
Il verde di Scheele o verde svedese è una miscela di arseniti di rame, indicata in genere con la formula approssimativa CuHAsO3, ma altre volte anche come Cu3(AsO3)2 o Cu(AsO2)2[3]. Preparato per la prima volta nel 1775 da Carl Wilhelm Scheele, è un composto giallo-verde usato in passato per colorare tessuti e carta da parati, nonché come pigmento per artisti. Viene elencato nel Colour Index come CI 77412/Pigment Green 22[4]. L'uso fu abbandonato sia per la sua tossicità che per l'instabilità del colore in presenza di solfiti e altri inquinanti atmosferici[5].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il pigmento fu ottenuto da Scheele nel 1775, ma i risultati furono pubblicati nel 1778 senza specificare in dettaglio il procedimento di sintesi[6]. Scheele partì da una soluzione di carbonato di sodio a una temperatura di circa 90 ºC, cui aggiunse lentamente ossido di arsenico(III), mescolando continuamente fino a completa dissoluzione. La soluzione di arsenito di sodio così preparata fu aggiunta a una soluzione di solfato di rame, ottenendo un precipitato verde di arsenito di rame insolubile. Dopo la filtrazione il prodotto fu essiccato a circa 45 ºC. Per migliorare il colore, il sale fu successivamente riscaldato a 60-70 ºC[4]. Il composto divenne noto come "verde di Scheele" o "verde svedese". Fu usato principalmente su tessuti e carta da parati, e anche dagli artisti, perché a quel tempo avevano a disposizione pochi colori verdi.
Problemi tecnici di preparazione fecero sì che la tonalità di colore non fosse sempre identica, essendo dipendente dal rapporto rame:arsenico, a sua volta influenzato dal rapporto tra i materiali di partenza, nonché dalla temperatura. Ciò portò alla fabbricazione di numerose varianti, ed è ora noto che il verde di Scheele è in realtà una miscela di composti come metaarsenito di rame(II) (Cu(AsO2)2), idrogenoarsenito di rame(II) (CuHAsO3), arsenito di rame(II) triidrato (Cu(AsO3)2⋅3H2O), ortoarsenito di rame(II) diidrato (Cu3As2O6⋅2H2O) e diarsenito di rame(II) diidrato (Cu2As2O5⋅2H2O)[7].
Il verde di Scheele ebbe un successo limitato, e i tentativi di migliorarne le caratteristiche portarono allo sviluppo di nuovi pigmenti come il verde di Parigi, più stabile ma altrettanto tossico, commercializzato dopo il 1814.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) N. Eastaugh, V. Walsh, T. Chaplin e R. Siddall, Pigment Compendium, Oxford, Elsevier, 2008, ISBN 978-0-7506-8980-9.
- (EN) S. C. Grund e K. Hanusch, Arsenic and Arsenic Compounds, in Ullmann's Encyclopedia of Industrial Chemistry, Wiley-VCH, 2002, DOI:10.1002/14356007.a03_113.
- GESTIS, Copper(II) arsenite, su gestis.dguv.de, 2022. URL consultato il 4 maggio 2022. Pagina del Copper(II) arsenite nel data base GESTIS.
- (EN) W. M. Haynes (a cura di), CRC Handbook of Chemistry and Physics, 96ª ed., Boca Raton, CRC Press, 2015, ISBN 978-1-4822-6097-7.
- (EN) A. Lennarston, The Chemical Works of Carl Wilhelm Scheele, Springer, 2017, ISBN 978-3-319-58180-4.
- (EN) M. Sarwar, Inorganic Insecticides used in Landscape Settings and Insect Pests (PDF), in Chem. Res. J., vol. 1, n. 1, 2016, pp. 50-57.
- (SV) C. W. Scheele, Tilrednings-saettet af en ny groen Faerg (Metodo di preparazione di un nuovo colore verde), in Kungliga Vetenskaps Akademiens Handlingar, vol. 39, 1778, pp. 327-328.
Altri progetti
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