Vanda Milano
Vanda Milano | |
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Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 1976 – 1979 |
Legislatura | VII |
Gruppo parlamentare | Comunista |
Collegio | Udine |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Comunista Italiano |
Titolo di studio | Laurea in medicina e chirurgia |
Professione | psichiatra |
Vanda Milano (Milano, 3 novembre 1938 – Alano di Piave, 17 aprile 2014) è stata una psichiatra e politica italiana.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlia del noto pittore feltrino Bruno Milano[1][2], è stata molto impegnata nella vita sociale e politica di Feltre. Psichiatra, primaria dell'ospedale psichiatrico provinciale di Feltre, si impegnò in politica a livello locale e nazionale.
L'impegno politico
[modifica | modifica wikitesto]Fu attiva nella politica locale feltrina, come consigliera comunale per sedici anni[3], la prima volta nel 1973 e, eletta nelle successive elezioni del '76, '78, '83 e '84, fino al 1989. Fu eletta poi alla Camera dei deputati nel 1976, nelle file del Partito Comunista, e durante la settima legislatura presentò come cofirmataria una decina di proposte di legge[4][5][6], principalmente indirizzate a normare aspetti sanitari e sociali, tra cui: istituzione del servizio sanitario nazionale, istituzione delle scuole di medicina, nuovo ordinamento delle scuole di specializzazione medico-chirurgiche, regolamentazione dell'interruzione di gravidanza, contro la discriminazione nei confronti della donna in materia di assunzioni, di mansioni e di svolgimento di carriera, modifiche alla legge 23 dicembre 1975, n. 698: scioglimento e trasferimento delle funzioni dell'Opera nazionale maternità e infanzia, completamento del piano degli asili-nido previsto dalla legge 6 dicembre 1971 n. 1044. Queste due ultime furono poi trasformate in legge. Partecipò in assemblea legislativa all'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Rilevante il lavoro svolto nella XIV Commissione Igiene e Sanità Pubblica, chiamata a farne parte da Enrico Berlinguer[7], in merito a "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori"[8], che portò alla riforma delle cure psichiatriche e dei manicomi. In Commissione espresse la posizione del suo partito, affine a quella democristiana, sul TSO ribadendo la necessità di avere un diverso modo di “fare salute”, una diversa educazione sanitaria, un diverso rapporto medico paziente, una diversa partecipazione democratica, che avrebbero contribuito a ridurre il ricorso alla coazione[9]. Pur non negando la seppur eccezionale necessità di tale provvedimento, ribadendo il diritto alla salute, affermò che la coazione è, in casi del tutto particolari, una garanzia di tutela della salute e pertanto, all’interno dell’articolo 30, fu resa una misura di tipo sanitario e non di pubblica sicurezza[10].
Preoccupazione e dissenso su questa proposta furono espresse da Psichiatria Democratica in un comunicato stampa in quanto il TSO, a parte il dubbio di una reale efficacia terapeutica, poteva costituire lesione della libertà personale e dei diritti del cittadino e non poteva pertanto essere lasciato alla decisione dell’autorità sanitaria[11]. Al dissenso di Franco Basaglia[12], Vanda chiarì che "l’autorità sanitaria indicata nell’articolo 30 non è il medico ma il sindaco, che agisce sulla base di un disposto di legge e di un’indicazione fornita dagli operatori del settore. Non vi è quindi alcun medico che possa, senza informare nessun organo pubblico per 48 ore, decidere con potere assoluto il ricovero coatto in manicomio, perché l’autorità sanitaria non è il medico e il ricovero coatto non può avvenire nell’ospedale psichiatrico. Né il giudice tutelare ha nella legge funzioni costrittive ma semmai di controllo e di carattere garantista"[13]. Nel dicembre del 1978 la Legge 180, chiamata Legge Basaglia, confluì nella legge 833 istitutiva del Servizio sanitario nazionale[14]. Si avviò quindi un processo che vide il superamento delle istituzioni manicomiali pubbliche e una trasformazione radicale degli interventi assistenziali rivolti alle persone affette da minorazioni psichiche, fisiche e sensoriali e l'avvio della ristrutturazione dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura.
Condivise l'impegno politico con il marito Paolo De Paoli, parlamentare del PSDI e sottosegretario nei primi anni novanta[15].
L'attività di psichiatra
[modifica | modifica wikitesto]L'Ospedale neuropsichiatrico di Feltre, in cui operò fino alla pensione, ha una storia importante, ed è stato censito, con altri ospedali psichiatrici nazionali, da Carte da legare[16], che è un progetto della Direzione Generale degli Archivi del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. L'attuale Azienda ospedaliera di Feltre trae origine dalla trecentesca scola di S. Paolo, trasferitasi nel 1473 presso la scola dei frati conventuali, in località Santa Maria del Prato, nel centro di Feltre; nel 1775 le due scole si fusero, dando origine ad un unico 'ospitale' denominato S. Maria del Prato, con una nuova sede nel Convento degli Agostiniani in Borgo Ruga[17]. L'ospizio accolse persone in stato di necessità e impotenti d'ogni tipo: malati, pazzi, prostitute luetiche, vagabondi, poveri anziani, trovatelli. L'istituzione s'ingrandì rapidamente e acquisì personale medico e nuove attrezzature. Dopo la riforma del 1978 l'Ospedale psichiatrico è stato riconvertito in quattro Residenze sanitarie assistenziali, una Comunità terapeutica riabilitativa protetta, quattro Comunità alloggio e tre Centri diurni [18]. L'interesse per la storia del Manicomio di Feltre è ancora molto vivo e le visite guidate e gli eventi in esso organizzati sono molto frequentati[19][20][21]. Nel 1979, Vanda tornò alla vita professionale, in una realtà complessa e in cambiamento, promuovendo l'umanizzazione nelle cure psichiatriche e nella vita quotidiana dei degenti, tra l'altro introducendo la musica e la presenza di animali da compagnia.
Già durante i lavori parlamentari per la stesura della legge che avrebbe portato al superamento dei manicomi, aveva affermato che non si doveva arrivare impreparati alla loro chiusura ma che questa doveva rappresentare solo un primo passo e non concludersi lì, abbandonando al loro destino i pazienti che erano stati presi in carico dall'istituzione psichiatrica, e che il processo avrebbe comportato molto dolore.
Nel verbale del Consiglio comunale del 28-04-2014, il Sindaco Perenzin ricorda che lei stessa si era caricata del dolore di queste persone, pagandone uno scotto anche in prima persona, ma dimostrando di essere persona con grande umanità, preparazione, rigore morale e senso delle istituzioni. E che inoltre aveva avuto il coraggio di pensare la differenza come normalità in anni in cui tutto ciò non era semplice, facile o scontato. Condivise l'impegno professionale con il fratello Tiziano[22].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La sala dedicata agli artisti feltrini del '900, su visitfeltre.info. URL consultato l'11 marzo 2023.
- ^ Bruno Milano opere 1935-1997. Catalogo., Feltre, Libreria Pilotto, ISBN 1751670164538.
- ^ Consiglio comunale di Feltre, discussione delibera di Consiglio (PDF), su cdn1.regione.veneto.it/, 17 febbraio 2014. URL consultato l'11 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2023).
- ^ Legislatura, su legislature.camera.it.
- ^ legislatura, su dati.camera.it.
- ^ Camera deputati Vanda Milano, su storia.camera.it.
- ^ La città piange Vanda Milano, su ilgazzettino.it.
- ^ Legge Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori, su gazzettaufficiale.it, pp. 178-180. URL consultato il 22 marzo 2023.
- ^ Wanda Milano, Commissione IX. Igiene e salute pubblica. Seduta del venerdì 28 aprile 1978 (PDF), su legislature.camera.it, Camera dei deputati.
- ^ Camera dei Deputati, Discussioni dal 6 dicembre 1977 al 7 febbraio 1978, in Atti parlamentari dell'Assemblea, 14, p. 13.442.7.
- ^ Franco Basaglia e Agostino Pirella, Un giudizio di psichiatria democratica, in L'Unità, vol. 1977, 17 dicembre.
- ^ Basaglia contro il referendum, in Il Giorno, vol. 1977, 19 dicembre.
- ^ Vanda Milano, Perché non si può parlare di fermo sanitario, in L'Unità, vol. 1977, 22 dicembre.
- ^ Davide Lasagno, L’istituzione superata: verso la riforma (1971-1978). Capitolo III., su books.openedition.org. URL consultato il 15 agosto 2024.
- ^ Paolo De Paoli, su Camera dei deputati. Portale storico. URL consultato l'11 marzo 2023.
- ^ Ospedale neuropsichiatrico di Feltre, su cartedalegare.cultura.gov.it.
- ^ Gian Nicola Faronato, L'Ospedale di Santa Maria del Pratoː profilo storico e istituzionale dalle origini alla chiusura dell'Ospedale psichiatrico, in Archivio Trentinoː Rivista di studi sull'età moderna e contemporanea, vol. 2002, n. 2, pp. 83-90.
- ^ Ospedale neuropsichiatrico di Feltre, su SIUSA. URL consultato l'11 marzo 2023.
- ^ Giovanni Grazioli, Il Manicomio provinciale di Feltre (1775-1978): follia, controllo sociale, impresa, in Archivio storico di Belluno, n. 366-367, 2020, pp. 67-80.
- ^ Il manicomio provinciale di Feltre. Conferenza di Giovanni Grazioli., su VisitFeltre, 2020.
- ^ Una mostra per ricordare Vanda Milano, su corrierealpi.gelocal.it.
- ^ Eleonora Scarton, Addio a Tiziano Milano, il primario che umanizzò la Psichiatria, in Il Gazzettino.it, 4 gennaio 2022. URL consultato l'11 marzo 2023.