Werner Johannowsky

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Werner Bernardo Johannowsky (Napoli, 27 dicembre 1925Napoli, 5 gennaio 2010) è stato un archeologo italiano di origini austriaco-svizzere.

Johannowsky era di origini ebraiche: sua madre, Cornelia Kittoner, proveniva da una famiglia di ascendenza austriaca, che sarà duramente colpita dalla persecuzione nazista antisemita della Politica razziale nella Germania dell'epoca (una sorella morirà nei campi di sterminio nazisti mentre una seconda, della quale si erano perse le tracce, sarà ritrovata per caso dalla madre in un villaggio dell'Austria, inaspettatamente sopravvissuta all'Olocausto). Il padre Bernardo, originario di San Gallo, conduceva dagli anni venti la libreria antiquaria Detken, Rocholl & Johannowsky in piazza del Plebiscito, attorno alla quale si raccoglievano personalità antifasciste e nella quale lavorò Giorgio Amendola per due anni, da 1929 al 1930, dopo l'aggressione fatale subita del padre Giovanni.

Laureatosi all'Università di Napoli in Lettere classiche nel 1951, Werner Johannowsky trovò impiego l'anno dopo in Soprintendenza, dove intraprese una carriera che lo porterà a essere ispettore per i Beni archeologici della provincia di Caserta e, dal 1976 al 1986, al vertice della Soprintendenza delle province di Avellino, Salerno e Benevento[1], per poi diventare ispettore centrale del Ministero dei beni culturali[2].

All'attività nel ministero dei beni culturali ha affiancato, per lunghi anni, quella di docente di archeologia classica all'Istituto Universitario Orientale.

Attività archeologica

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Ha condotto missioni archeologiche a Creta, e a Iasos, in Caria, sulla costa della Turchia. In Italia centrale e meridionale ha diretto campagne di scavo nel campo dell'archeologia greca e dell'Italia antica, in siti del Sannio, dell'Irpinia, a Elea-Velia, a Capua antica e nel centro storico di Napoli.

Era considerato uno specialista dell'età del Ferro. Personalità schiva e cortese, Johannowsky è ricordato da Giovanni Pugliese Carratelli per la tempra di «studioso sempre rigoroso», anche se «con la tendenza a isolarsi»[1].

Impegno politico e attività giornalistica

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Il suo ambiente familiare coltivò l'impegno politico, e la prossimità con ambienti antifascisti: oltre al rapporto già citato con la famiglia Amendola, sua madre Cornelia era in stretta amicizia con Adele Croce, moglie del filosofo Benedetto Croce, e con Marussia Bakunin, docente di chimica all'Università Federico II di Napoli, figlia dell'anarchico Michele Bakunin e zia di Renato Caccioppoli.

Seguendo le tradizioni familiari, anche Werner Johannowsky manifestò il suo impegno, dedicandosi ad attività politica nelle file del Partito comunista italiano, e coltivando una collaborazione pubblicistica con il giornale L'Unità, organo di stampa del PCI.

Nel 2007 ricevette la cittadinanza onoraria di Teano.[3]

Pubblicazioni

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  1. ^ a b «La scomparsa di Johannowsky», dal Corriere del Mezzogiorno del 6 gennaio 2010
  2. ^ Cordoglio per la scomparsa dell'archeologo Werner Johannowsky[collegamento interrotto], 5 gennaio 2010, news dal sito dell'ANA-Associazione nazionale archeologi (URL consultato il 2-4-2010)
  3. ^ Vincenzina Castiglione Morelli, Stefano De Caro e Gabriella Pescatori, Werner Johannowsky (PDF).

Collegamenti esterni

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