Gioacchino Burdese

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Gioacchino Emanuele Burdese
NascitaBra, 3 giugno 1830
MorteTorino, 17 gennaio 1889
Dati militari
Paese servito Regno di Sardegna
Italia (bandiera) Italia
Forza armataArmata sarda
Regio Esercito
ArmaArtiglieria
GradoTenente colonnello
GuerreSeconda guerra d'indipendenza italiana
Terza guerra d'indipendenza italiana
CampagneCampagna piemontese in Italia centrale
BattaglieBattaglia di Custoza (1866)
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870 [1]
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Gioacchino Emanuele Burdese (Bra, 3 giugno 1830Torino, 17 gennaio 1889) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della terza guerra d'indipendenza italiana.

Nacque a Bra, provincia di Cuneo, il 3 giugno 1830, figlio di Bartolomeo e di Maria Marengo.[2] Arruolatosi nell'Armata sarda come soldato semplice, nel 1855 fu promosso sottotenente dell'arma di artiglieria.[2] Partecipò alla seconda guerra d'indipendenza italiana, venne promosso capitano nello Stato maggiore di artiglieria nel marzo 1860.[2] Durante la terza guerra d'indipendenza italiana ebbe il comando della 12ª batteria del 6º Reggimento artiglieria assegnato alla riserva del I Corpo d'armata.[2] Posizionata la batteria il 24 giugno sulle alture di Monte Vento, nei pressi di Custoza, insieme a tutte le artiglierie del I Corpo d'armata, sostenne con ardimento e con mirabile sangue freddo un combattimento contro sei batterie nemiche.[2] Aperto il fuoco alle ore 10:30 circa, gli Austriaci risposero con un tiro anch'esso violento e di non minore precisione.[2] L'artiglieria italiana si rivelò superiore a quella nemica partecipando grandemente alla conquista della posizione di Monte Vento che avvenne in circa trenta minuti e in condizioni molto sfavorevoli.[2] Nel contrattacco lanciato dalle fanterie austriache, che travolse in parte le difese italiane, gli artiglieri diedero prova di altissime qualità militari.[2] Rimasto gravemente ferito trovò la forza di incitare i suoi artiglieri a proseguire nel loro compito e con Regio Decreto del 6 dicembre 1866 venne successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente.[3] Dopo la fine della guerra la sua carriera militare proseguì venendo promosso maggiore nell'aprile 1868. Assegnato al Laboratorio Pirotecnico di Torino, il 19 aprile 1869 si distinse per aver concorso allo spegnimento di un grave incendio sviluppatosi in quelle officine, ottenendo una menzione onorevole.[2] Lasciò il servizio attivo nel gennaio 1877 e con il collocamento nella riserva fu promosso tenente colonnello.[2] Si spense a Milano il 17 gennaio 1889.[2]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per lo straordinario sangue freddo con cui si diportò durante il tempo che rimase presente alla batteria, e perché quantunque gravissimamente ferito prima di essere portato via, volle ancora raccomandare ai cannonieri il proprio dovere, dicendo loro che sperava di rivederli presto sul campo dell’onore. Custoza, 24 giugno 1866.[4]»
— Regio Decreto 6 dicembre 1866.
  1. ^ Carolei, Greganti 1950, p.190.
  2. ^ a b c d e f g h i j k Combattenti Liberazione.
  3. ^ MOVM.
  4. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  • Gaetano Carolei e Guido Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, Roma, Tipografia regionale, 1950, p. 190.
  • Vittorio Giglio, Il Risorgimento nelle sue fasi di guerra, Vol. II, Milano, Vallardi, 1948, OCLC 18371846, SBN IT\ICCU\RAV\0242154.
  • Marco Gioannini e Giulio Massobrio, Custoza 1866, Milano, Rizzoli, 2003, ISBN 88-17-99507-X.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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