Alstroemeriaceae
Alstroemeriaceae | |
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Alstroemeria aurea | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Monocotiledoni |
Ordine | Liliales |
Famiglia | Alstroemeriaceae Dumort. |
Classificazione Cronquist | |
taxon non contemplato | |
Generi | |
Alstroemeriaceae Dumort. è una famiglia di piante monocotiledoni appartenente all'ordine Liliales.[1][2]
Sono originarie dell'America Centrale, Meridionale e dell'Oceania. Alcune piante presentano fiori molto vistosi, relativamente grandi e di svariati colori. Per questa ragione alcune specie di questa famiglia sono impiegate come piante ornamentali, in particolare nella floricoltura.
La famiglia è stata denominata da Barthélemy Charles Joseph Dumortier a partire dal genere tipo Alstroemeria. Questo genere, alla sua volta, è stato nominato in onore del botanico svedese barone Claes Alströmer dal suo amico Linneo.
I semi sono stato portati da Alströmer in un viaggio in Sudamerica nel 1753.[3]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Sono piante erbacee, erette o volubili, con rizomi simpodiali.[4] Alcune delle radici sono più grosse delle altre e contengono amido. Il tallo è foglioso, mentre le foglie sono lineari a lancia o oblunghe, abbastanza larghe rispetto ad altre liliopside.[5]
Le inflorescenze sono ombrelliformi, costituiscono cime elicoidali circondate usualmente da un involucro di brattee, raramente ridotte a un unico fiore.[6]
I fiori sono molto vistosi e relativamente grandi nei generi di Alstroemerieae, più piccoli fra le Luzuriageae. Sono ermafroditi, trimeri, actinomorfi e zigomorfi. Il perigonio è formato da sei tepali liberi alla base, disposti in due cicli.
Nelle Luzuriageae il colore dei fiori è bianco; nelle Alstroemerieae, invece, può essere giallo, rosso, rosa, arancione o verde, dipendendo della specie e della varietà, in generale con macchie scure.
Presentano ghiandole nettarifere alla base di due dei tepali interni. L'androceo è formato da sei stami, disposti in due cicli, con i filamenti liberi tra loro e liberi dai tepali. Le antere sono fisse, non versatili, con aperture spontanee longitudinali.
La microsporogenesi è successiva e il tappeto è di tipo ghiandolare. I grani di polline sono solcati e composti da due cellule. Il gineceo è triloculare, con numerosi ovuli anatropi dalla placentazione ascellare (dove con "ascella" si intende qualunque angolo formato dalle articolazioni della pianta). Il frutto è una capsula loculicida, con una prominenza al centro o troncata all'apice, con sei costole longitudinali nelle Alstroemerieae. Nei generi delle Luzuriageae, invece, il frutto è una bacca.[6]
I semi sono rotondi o sferici, con l'embrione piccolo in relazione all'endosperma, alla maturazione si presentano con tegumento asciutto nel genere Alstroemeria e con sarcotesta nel genere Bomarea.[6]
Presentano rafidi di ossalato di calcio in differenti organi.[7]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Le Alstroemeriaceae si distribuiscono in tutta l'America tropicale e temperata, dal Messico e le Antille fino alla Terra del Fuoco. Le Luzuriageae si trovano dal Perù fino alle Isole Falkland e in Terra del Fuoco, Nuova Zelanda e Australia (dal Nuovo Galles del Sud fino alla Tasmania).[6][8]
Evoluzione e Filogenesi
[modifica | modifica wikitesto]L'età delle Alstroemeriaceae e delle specie simili appartenenti allo stesso lignaggio è stimato in 76 milioni di anni. Quella del gruppo corona, periodo in cui si suppone abbiano iniziato a differenziarsi i membri odierni di questa tribù, è stimata in 30 milioni di anni. L'età del gruppo delle Luzuriageae è di 79 milioni di anni, e quella del loro gruppo corona, è di 56 milioni di anni.[6]
A continuazione si può vedere il cladogramma che mostra le relazioni esistenti tra le Alstroemeriaceae e altre famiglie dentro l'ordine delle Liliales.[6][9]
Liliales |
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Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Tradizionalmente si è considerato le Alstroemeria e le Bomarea come parte della famiglia delle Amaryllidaceae, sotto l'ordine Liliales. Questo criterio è stato sostenuto dalla maggioranza dei tassonomi dei secoli XIX e XX.[10][11][12] John Hutchinson, nel 1959, ha elevato la tribù Alstroemerieae delle Amaryllidaceae al rango di famiglia indipendente, Alstroemeriaceae, riabilitando così la gerarchia originale proposta da Barthélemy Dumortier, che nel 1829 aveva descritto la famiglia. Nonostante questo, Hutchinson la racchiuse in un ordine indipendente: Alstroemeriales.[13]
Anche la storia tassonomica delle Luzuriaga è stata materia di controversie, con non meno di quattro circoscrizioni differenti a livello di famiglia: Liliaceae, Smilacaceae, Philesiaceae e Luzuriagaceae.[14] Nel 2003, il sistema di classifica APG II ha disposto le Alstroemeria e Bomarea in una famiglia indipendente delle liliaceae, Alstroemeriaceae. Allo stesso modo, sono state considerate le Luzuriaga e le Drymophila in un'altra famiglia separata, quella delle Luzuriagaceae. Entrambe le famiglie sono state incluse dentro l'ordine delle liliales.
La famiglia comprende quattro generi e circa 230 specie distribuite in due tribù: Alstroemerieae e Luzuriageae. Fino a pochi anni fa i membri di questa famiglia erano considerati come una parte di un'ampia circoscrizione delle liliacee, ma le analisi molecolari di DNA e le analisi filogenetiche basate tanto nei dati molecolari quanto nella morfologia e nell'anatomia, hanno dimostrato che costituiscono una famiglia separata.[6][15]
Sulla base delle sue relazioni filogenetiche, nel 2009 gli integranti delle Alstroemeriaceae e delle Luzuriagaceae sono stati disposti dal sistema di classifica APG III nella stessa famiglia, la quale mantiene il nome della prima per il principio di conservazione del Codice Internazionale per la Nomenclatura Botanica. La famiglia, a sua volta, è stata divisa in due tribù:[15]
Importanza economica e culturale
[modifica | modifica wikitesto]Come alimento
[modifica | modifica wikitesto]La Bomarea edulis si trova nei territori che vanno dal Messico all'Argentina; le sue radici tuberose sono state utilizzate fin dai tempi precolombiani come alimento. Una pianta ben sviluppata può avere fino a 20 tubercoli radicali di 5 cm di diametro.[18][19]
Come piante ornamentali
[modifica | modifica wikitesto]Alcune fra le specie di Alstroemeriaceae che si coltivano come piante ornamentali sono:
- Alstroemeria aurea: nativa del sud del Cile, includendo l'Arcipelago di Chiloé, cresce nei sottoboschi umidi e fiorisce in estate. I fiori hanno 3–4 cm di diametro, sono di colore giallo-arancione e i tepali esteriori sono macchiati a tonalità verdastre.[20]
- Alstroemeria haemantha: nativa del Cile, specialmente nella regione di Valparaíso, cresce sulle pareti rocciose ben drenate e fiorisce all'inizio dell'estate. I fiori giungono fino a 5 cm di diametro e sono di colore rosso-arancione forte. I tepali esteriori sono oblunghi a forma di uovo.
- Alstroemeria ligtu: nativa del Cile, cresce in suoli arenosos e asciutti, fiorisce tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate e presenta un'altezza tra 60 cm e 1 m. I fiori sono di svariati colori, usualmente lilla e rosa, rossicci o biancastri. In natura i fiori di questa specie sono rosati ma i fiori o le piante che si commercializzano come ibridi sono, in realtà, il frutto di vari incroci ottenuti da Clarence Elliott nel 1927 quando ha introdotto le specie in Inghilterra.
- Alstroemeria psittacina è una specie che distribuisce in Perù, nella provincia di Misiones in Argentina e nelle aree del Cerrado e del Pantanal in Brasile. I fiori hanno una dimensione compresa fra 4–5 cm di lunghezza e sono disposti a ombrelli di 5-6 fiori. I tepali sono di colore rosso per i due terzi inferiori, verdastri all'apice e macchiati.
- Bomarea ovallei (sin.: Leontochyr ovallei) è una specie endemica del Cile che si trova in una ristretta area costiera della IIIª regione del Cile. Ha fiori rossi, raramente gialli, riuniti in infiorescenze di 10 cm di diametro. Questa specie è conosciuta anche come "artiglio di leone" o "mano di leone". È una specie in a rischio di estinzione a causa del suo habitat ristretto e dato che i suoi tuberi fungono da alimento per i guanacos e altri animali che vivono nella zona.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Alstroemeriaceae, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 20/2/2021.
- ^ (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
- ^ Gunckel, H. 1982. Significado de nombres genéricos de algunas plantas de la flora chilena. Academia N° 4. Academia Superior de Ciencias Pedagógicas. 157-180
- ^ Alstroemeriaceae Dum, su delta-intkey.com. URL consultato il 5 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2006).
- ^ Dimitri, M. 1987. Enciclopedia Argentina de Agricultura y Jardinería. Tomo I. Descripción de plantas cultivadas. Editorial ACME S.A.C.I., Buenos Aires.
- ^ a b c d e f g (EN) P. F. Stevens, Alstroemeriaceae, su mobot.org, University of Missouri, St Louis, and Missouri Botanical Garden., 2001 en adelante. URL consultato il 28 marzo 2010.
- ^ Copia archiviata, vol. 34. URL consultato il 5 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2016).
- ^ Sanso, A.M. & Juan H. Hunziker. 1998. Karyological Studies in Alstroemeria and Bomarea (Alstroemeriaceae). Hereditas 129, 1: 67-74. DOI: 10.1111/j.1601-5223.1998.t01-1-00067.x
- ^ Fay, M. F. e Chase, M. W., Ronsted, N., Devey, D. S., Pillon, Y., Pires, J. C., Petersen, G., Seberg, O., y Davis, J. I., Phylogenetics of Liliales: summarized evidence from combined analyses of five plstid and one mitochondrial loci., in Aliso, n. 22, 2006, pp. 559-565.
- ^ Bentham G. & J. D. Hooker. 1883. Amaryllideae. Genera Plantarum. 3 (174):715, 736-737. Weinheim Verlag Von J. Cramer
- ^ Pax F. & K. Hoffman. 1930. Alstroemerieae, En: A. Engler u. K. Prantl. Die natürl. Pflanzenfam. (Aufl. 2) 15a: 391-430. Leipzig
- ^ Engler, A & L. Diels. 1936. Syllabus der Pflanzenfam., 11 th ed. Borntraeger. Berlin.
- ^ Hutchinson, J. 1959. The families of flowering plants. Vol. 2. 2.ª Edic. pp 511-792. Clarendon Press. Oxford. Inglaterra.
- ^ Arroyo, S. & B. Leuenberger. 1988. Leaf morphology and taxonomic history of Luzuriaga (Philesiaceae).. Willdenowia 17: 159-172.
- ^ a b The Angiosperm Phylogeny Group III ("APG III", en orden alfabético: Brigitta Bremer, Kåre Bremer, Mark W. Chase, Michael F. Fay, James L. Reveal, Douglas E. Soltis, Pamela S. Soltis y Peter F. Stevens, además colaboraron Arne A. Anderberg, Michael J. Moore, Richard G. Olmstead, Paula J. Rudall, Kenneth J. Sytsma, David C. Tank, Kenneth Wurdack, Jenny Q.-Y. Xiang y Sue Zmarzty), An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the orders and families of flowering plants: APG III., n. 161, 2009, pp. 105-121 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2017).
- ^ Flora 23: 425. 21 Jul 1840.
- ^ Enumeratio Plantarum Omnium Hucusque Cognitarum 5: 278. 1850.
- ^ vol. 11, DOI:10.3100/1043-4534(2006)11[53:LASOBA]2.0.CO;2, http://www.bioone.org/perlserv/?request=get-abstract.
- ^ vol. 57, http://www.bioone.org/perlserv/?request=get-abstract.
- ^ Phillips, R. y Rix, M. 1991. The Random House Book of Late Perennials. Random House, New York. ISBN 0679 73797 9
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Watson, L., & Dallwitz, M.J. 1992 onwards. The families of flowering plants: descriptions, illustrations, identification, and information retrieval. Version: 1st June 2007. Alstroemeriaceae (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2006).
- Aagesen, L. & A. M. Sanso.The phylogeny of the Alstroemeriaceae, based on morphology, rps16 intron, and rbcL sequence data. Syst. Bot. volume 28,issue 58; 2003
- Sanso, A. M. & C. C. Xifreda. A morphological and taxonomic appraisal of the monotypic South American genus Schickendantzia (Alstroemeriaceae) Scripta Bot. Belgica 15, 139; 1997
- Sanso, A.m. & Cecilia C. Xifreda. The Synonymy of Schickendantzia with Alstroemeria (Alstroemeriaceae). Systematics and Geography of Plants, Vol. 68, Non. 1/2, Morphology, Anatomy and Systematics at the Centenary of Wilhelm Troll's Birth (1999), pp. 315–323
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