Crisi di Agadir

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Crisi di Agadir
(Seconda crisi marocchina)
La cannoniera tedesca Panther, il cui approdo ad Agadir portò all'acutizzarsi della crisi.
Data1º luglio - 4 novembre 1911
LuogoAgadir, Marocco
CausaOccupazione francese delle città marocchine di Fès e Rabat
EsitoTrattato Marocco-Congo
Modifiche territorialiInserimento del Marocco nella sfera d'influenza francese in cambio di concessioni territoriali alla Germania in Africa equatoriale
Schieramenti
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La crisi di Agadir, detta anche seconda crisi marocchina, fu innescata dall'occupazione delle città di Fès e Rabat da parte di truppe francesi, e dallo schieramento della nave cannoniera tedesca Panther al largo del porto di Agadir per ordine del Kaiser Guglielmo II nel 1° luglio 1911 (i giornali tedeschi parlarono di "salto della pantera ad Agadir"). La Germania non si opponeva all'espansione territoriale della Francia, ma pretendeva in cambio un risarcimento territoriale. Tale gesto significò per il governo francese e inglese una minaccia di guerra, e di conseguenza i tedeschi fecero marcia indietro. La crisi cessò quando Berlino e Parigi sottoscrissero il Trattato Marocco-Congo il 4 novembre 1911: la Francia avrebbe reso ben presto il Marocco un suo protettorato in cambio di territori del Congo francese che si sarebbero aggiunte al Camerun tedesco.

Nel corso di questa crisi si delineò l'ulteriore avvicinamento politico del Regno Unito alla Francia (e anche all'Impero Russo), già iniziato in seguito alla risoluzione della Crisi di Fascionda (1898) e all'Entente Cordiale (1904).

Contesto storico

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Corsa d'Africa (1880-1914)

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La Corsa d'Africa[1] fu un processo che andò dal 1880 al 1914, durante il quale le principali nazioni europee - come Regno Unito, Francia, Germania, Belgio, Italia, Spagna e Portogallo - si spartirono quasi tutto il territorio africano, imponendo governi e protettorati coloniali sfruttando le risorse naturali. La colonizzazione europea portò all'introduzione di nuove infrastrutture e alla crescita economica nei settori di interesse coloniale, ma al costo di sfruttamento e opposizione delle popolazioni africane, con effetti che ancora oggi influenzano i rapporti socio-economici e politici di molti Paesi africani.

Mentre in precedenza era stato applicato l'imperialismo "informale" o "indiretto" caratterizzato dalla superiorità militare ed economica, intorno alla seconda metà dell'Ottocento emerse sempre di più l'imperialismo "formale" o "diretto".

La Corsa d'Africa fece parte di un processo più ampio: il nuovo imperialismo, un periodo nel quale le potenze europee, gli Stati Uniti e il Giappone espansero i loro imperi coloniali per lo più in Europa e in Asia. Ciò è da distinguere dall'imperialismo moderno (1402-1815) che riguardò la colonizzazione di territori in Siberia e nelle Americhe. Esso si distingue dall'imperialismo "moderno" (1402-1815) che riguardò la colonizzazione di territori in Siberia e Americhe.

La Conferenza di Berlino (o chiamata anche Conferenza sul Congo) (1884-1885), convocata per regolare la colonizzazione e il commercio in Africa, segnò l'inizio formale della spartizione del continente. Da lì, ogni potenza iniziò a occupare territori, spesso con la forza, provocando conflitti sia tra le potenze europee che con le popolazioni e tribù locali. Gli Stati africani che resistettero vennero in gran parte sottomessi e i confini furono tracciati arbitrariamente, senza tener conto delle etnie e delle culture presenti.

Marocco indipendente

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Fin dall'inizio dell'Ottocento, il Sultanato del Marocco rimase indipendente sotto alla dinastia degli Alawiti, che governava il Paese sin dal XVII secolo. I sultani marocchini tentarono di modernizzare il Paese per resistere alle pressioni esterne, promuovendo riforme militari ed amministrative, tuttavia, l'ammodernamento risultò parziale e limitato a causa delle tensioni interne e in parte per la mancanza di risorse. La guerra ispano-marocchina del 1859-1860, che culminò con la vittoria spagnola e il riconoscimento della sovranità spagnola su Ceuta, Melilla e la provincia di Ifni, fece evidenziare la debolezza militare del sultanato.

Nel corso dell'Ottocento Francia e Spagna si affermarono nel Maghreb. Ora vediamo quali erano i loro interessi territoriali sul Marocco a inizio Novecento:

  • La Francia, che cominciò a conquistare l'Algeria già a partire del 1830, vedeva il Marocco come una naturale estensione del proprio potere coloniale;
  • La Spagna, che già possedeva le città portuali di Ceuta e Melilla, s'interessò naturalmente alla parte settentrionale prossime allo stretto di Gibilterra.

In Marocco, tutte le principali potenze europee possedevano le loro aziende, patti commerciali e interessi. Per esempio, le aziende di armi tedesche e francesi si contendevano continuamente i ricchi giacimenti minerari e il relativo commercio di armi. A un certo punto ciò portò a uno scontro diplomatico aspro tra Impero Tedesco e Francia.

Crisi di Tangeri (1905)

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Nel 1905 scoppiò la Crisi di Tangeri, detta anche prima crisi marocchina, e rappresentò un momento di forte tensione internazionale. La Francia tentò di estendere la sua influenza anche sul Sultanato del Marocco, formalmente indipendente ma strategicamente rivelante per il controllo del Mediterraneo e del Nord Africa, ma molto instabile tanto che nel 1902 fu vicino al collasso a causa di rivolte interne. La Germania, per contrastare l'espansione francese e difendere i propri interessi sostenne apertamente l'indipendenza marocchina. Il Cancelliere tedesco Bernhard von Bülow «sembrò necessario rammentare a Parigi l'esistenza dell'Impero Germanico». Nel marzo 1905 l'imperatore tedesco Guglielmo II attraccò a Tangeri con la nave di linea Hamburg e dichiarò il proprio appoggio al sultano Mulay'Abd al-'Aziz, opponendosi alle mira francesi. Tale gesto fu un attacco politico pesantissimo.

Questa crisi diplomatica cessò con la Conferenza di Algeciras (1906) in cui si riunirono tutte le principali potenze europee col tentativo di porre fine alle dispute tra Francia e Germania in Marocco. Fu stabilito che alla Spagna e alla Francia fosse affidata la gestione delle forze di polizia, delle frontiere, delle dogane, e della Banca di Stato del Marocco[2]. Questo nuovo concordato rappresentò una sconfitta politica significativa per la Germania, dato che dovette accettare la parziale ingerenza francese negli affari del Paese nordafricano.

Inizio di una nuova crisi

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In seguito alla Conferenza di Algeciras (1906) la Francia ottenne il primo successo diplomatico per il processo di colonizzazione del Marocco, e intanto la Germania dovette riconoscere l'ingerenza della Francia negli affari marocchini.

Nell'ottobre del 1908 l'imperatore Guglielmo II affermò che la Germania non avrebbe avuto alcuna possibilità di fermare l'istaurazione di un protettorato in Marocco: "Per noi non c'è nulla da fare, il Marocco è destinato a diventare francese... La nostra politica marocchina si è finora rivelata un fallimento."[3]

Inizialmente ci fu una politica di desistenza da parte della Germania e fruttò economicamente: il complesso industriale tedesco Krupp e quella francese Schneider-Creusot si accordarono per lo sfruttamento dei giacimenti minerari marocchini. Inoltre il 9 febbraio 1909 fu stipulato un trattato coloniale franco-tedesco in cui si rimarcarono le posizioni dei Paesi e si promisero che avrebbero garantito a vicenda gli interessi economici in Marocco.

Nel 1911 la Francia costrinse il sultano Mulay Abd al-Hafiz a firmare un nuovo documento che lo vincolasse a non sottoscrivere altri trattati senza l'approvazione francese. Probabilmente ciò violava gli accordi stipulati in precedenza. A seguito di ciò le tensioni sul territorio tra Impero Tedesco e Francia crebbero. Già come ministro delle Finanze francese Joseph Caillaux tentò segretamente nel maggio del 1911 di far riconciliare Francia e Germania servendosi dell'accordo del 1909. Nel corso dei negoziati segreti, Calliaux ventilò al ministro degli Esteri tedesco Alfred von Kiderlen-Waechter la seguente proposta: "La Francia sarebbe pronta, se i tedeschi avessero riconosciuto il suo interesse vitale in Marocco, a fare concessioni territoriali altrove".[4]

Ribellazione marocchina

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Alla luce di queste nuove condizioni per il Marocco, Bou Hmara fu in grado di estendere i suoi interessi nella parte orientale del Marocco, in particolare nella città di Oujda e nei suoi sobborghi, così il sultano Mulay Abd al-Hafiz chiese alla Francia di intervenire militarmente per occupare Oujda. Hubert Lyautey usò un evento di scarso significato, cioè l'assassinio del dottor Mochamp, come pretesto per l'occupazione di Oujda e della regione orientale nel 1907, che portò alla rivolta delle tribù del Marocco orientale (la rivolta della Cabilia). Questi eventi influiranno sulla scelta di Mulay Abd al-Hafiz di abdicare a favore di suo fratello Yusuf ben al-Hasan al trono del Marocco dopo il Trattato di Fès nel 1912. Nel marzo 1911, la rivolta della Cabilia raggiunse la capitale del Marocco Fès.

La Francia, sostenendo di voler prevenire una vera guerra civile e di rafforzare l'autorità del sultano, intervenne: Il 21 maggio 1911 le truppe francesi, sotto il comando del generale Charles Mainier, si diressero verso il Marocco e occuparono Fès e Rabat con la giustificazione di dover anche proteggere le vite e le proprietà europee. Il sultano negò di aver chiesto aiuto per non inimicarsi le tribù locali, ma ciò nonostante, si mostrò grato per la soppressione delle rivolte dirette contro di lui.

Durante l'azione francese, anche la Spagna iniziò a mettere in allerta le truppe, dato che vedeva i propri interessi minacciati dalla presenza militare francese. Il 5 giugno divisioni spagnole occuparono Larache e Ksar El Kebir.

Intervento navale tedesco

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Le autorità tedesche iniziarono a considerare una possibile reazione di fronte a un simile affronto. Il ministro degli Esteri tedesco Alfred von Kinderlen-Waechter aveva originariamente progettato di inviare due incrociatori ad Agadir e due a Mogador[5], ma le navi non poterono essere disponibili per tempo. Lo scopo della missione non venne comunque mai spiegato sugli atti scritti dell'autorità navali tedesche.

Guglielmo II ritratto nel 1908.

Il Kaiser Guglielmo II inizialmente respinse tale idea con la convinzione che i francesi sarebbero stati rapidamente disposti a negoziare. Nella realtà non era entusiasta di aprire una nuova crisi. In questo fu dissuaso da re Giorgio V del Regno Unito nel maggio 1911 a conclusione della visita e inaugurazione del monumento alla regina Vittoria a Londra. L'imperatore, in quella occasione chiese a suo cugino un parere sulla condotta francese in Marocco e si conciliassero col documento firmato ad Algeciras. Secondo quanto ricorda Guglielmo nelle sue memorie: «il re rispose che, secondo lui, il concordato [di Algeciras], effettivamente, non esisteva più; la miglior cosa da farsi era di porlo in dimenticanza. In realtà, i francesi, aveva aggiunto [Giorgio V], al Marocco non facevano niente di dissimile da quello che gli inglesi a loro volta avevano fatto in Egitto. [...] non rimaneva che riconoscere il fatto compiuto dell'occupazione, e venire ad accomodamenti con la Francia per delle garanzie commerciali».

Il 19 giugno 1911, a Kiel, il Cancelliere Theobald von Bethmann-Hollweg e il ministro degli Esteri ebbero un colloquio con l'imperatore per convincerlo di intervenire ordinando alla nave cannoniera Panther, di ritorno verso la Germania dal Camerun tedesco per un'importante revisione, di deviare la rotta e di fare scalo ad Agadir col suo equipaggio di 125 uomini. Il sovrano dapprima dissidenti, ma poi cedette. Il ministro, a questo punto, richiese al direttore della compagnia Hamburg-Marokko-Gesellschaft  Wilhelm Regendanz di far raccogliere delle firme tra le aziende che avevano interessi in Marocco affinché chiedessero una protezione ufficiale e la necessità di annettere il sud del Marocco.

Il 20 giugno, la Terza Repubblica Francese accettò d'avviare i negoziati.

Intanto il 21 e 22 giugno, nella città termale di Bad Kissingen (Baviera), Kinderlen ebbe un lungo colloquio con l'ambasciatore francese Jules Cambon. L'idea del risarcimento era in primo piano fin dall'inizio: I tedeschi volevano l'intero Congo francese fino al fiume Sangha per stabilire un collegamento solido tra il Camerun tedesco e l'Africa Orientale Tedesca.

Il 21 maggio 1911 morì in un incidente aereo il ministro della Guerra francese Maurice Berteaux. Tale fatalità portò il 27 giugno alla nascita di un nuovo governo guidato dal noto finanziere ed ex-ministro delle Finanze Joseph Calliaux, sempre ben disposto verso la Germania come già visto nel maggio 1911.

Il primo ministro francese Joseph Caillaux.

Il nuovo governo non avviò ancora i negoziati, e perciò il ministro degli Esteri tedesco spinse il Cancelliere ad attuare il loro piano facendo uso della Kaiserliche Marine.

Il 1° luglio 1911, la cannoniera tedesca Panther apparve al largo del porto di Agadir con il pretesto di proteggere gli interessi economici tedeschi. Lo stesso giorno i vari governi interessati furono informati dalla Germania che la nave era lì per proteggere la vita "di alcuni mercanti amburghesi che risiedevano nella zona" e le aziende tedesche situate a sud del Marocco ("des maisons allemandes, établies au Sud du Maroc et notamment á Agadir et dans ses environs"). Cosa abbastanza improbabile dato che ad Agadir era un porto chiuso e inaccessibile ai commercianti europei fin dal 1881. Un ingegnere minerario tedesco, Hermann Wilberg, stanziato a 110 chilometri di distanza da Agadir, fu inviato a sud della città portuale per fornire un pretesto per l'arrivo della Panther, ma raggiunse Agadir solo tre giorni dopo l'arrivo della nave.

Reazioni iniziali

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Sui giornali tedeschi quest'intervento fu celebrato con entusiasmo con titoli come "Marocco occidentale tedesco!", "Evviva, un atto!" e "Quando marceremo?".

L'esecutivo del partito SPD invitò a protestare contro l'imperialismo, contro le "le attività degli sciovinisti" e a manifestare per la pace. Il settembre 1911, il congresso del partito approvò una risoluzione che stabiliva l'impegno da parte della classe operaia tedesca a prevenire una ipotetica guerra mondiale con qualsiasi mezzo.

Ci fu una reazione immediata da parte dei francesi e dei suoi alleati russi e inglesi.

Il neopresidente del Consiglio francese Joseph Caillaux rimase perplesso. Tentava fin dal maggio 1911 di riconciliare i due Paesi in maniera segreta, dato che sarebbe stato percepito impopolare in Francia e dal suo stesso governo.

Il governo britannico chiese il motivo della presenza della Panther, e all'inizio non ci fu nessuna risposta.

Il 15 luglio Kinderlen fece in maniera ufficiale una proposta ai francesi: in cambio della rinuncia a ogni pretesa in Marocco, la Germania avrebbe ricevuto l'intero Congo francese.

Apparve chiaro che il governo tedesco volesse gettare le basi per un impero coloniale in Africa equatoriale, e che volesse indebolire l'Entente Cordiale facendo trasparire le debolezze della Francia.

Quando Guglielmo II venne a conoscenza di tale richiesta era a bordo di una crociera tra i fiordi norvegesi. Egli temeva una guerra con la Francia, come scritto sulle sue memorie: «Non posso infatti permettere al mio governo di assumere un atteggiamento simile, senza che e io sia sul luogo per esaminare attentamente le conseguenze, e prendervi parte. Sarebbe imperdonabile, non mi farebbe apparire altro che un sovrano costituzionale. Le roi s'amuse! E nel frattempo ci stiamo incamminando verso la mobilitazione. Una cosa del genere non deve avvenire in mia assenza».

Il ministro degli Esteri Kinderlen non fece altro che intimorire la Francia. Fece trapelare delle confidenze scritte in una lettera d'amore alla misteriosa "Madame Jonina", con l'obiettivo di far credere che la Germania sarebbe stata capace di affrontare una guerra contro la Francia per il Marocco.

Discorso di David Lloyd George

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Il governo britannico liberale di Hebert Henry Asquith ritenne inizialmente in gran parte responsabile la Francia dell'innesco della crisi e dovesse essere esortata a concedere terreno anche ai tedeschi. Si tentò inizialmente di impedire alla Francia di inviare truppe.

In realtà il gabinetto era sempre più diviso tra interventisti (come Sir Edwart Grey, David Llyod George e Asquith) e non-interventisti (la maggioranza liberale del gabinetto).

Già ad aprile il ministro degli Esteri Grey scrisse: «ciò che i francesi contemplano di fare non è saggio, ma non possiamo interferire in base al nostro accordo». A prova di ciò, Grey quando informò ai francesi che il Regno Unito avrebbe potuto accettare un'eventuale presenza tedesca in Marocco, il governo oltremanica rispose con rabbia che tale gesto avrebbe violato l'accordo anglo-francese del 1904 (Entente Cordiale).

David Lloyd George ritratto nel 1911.

Di sicuro il governo britannico temeva, come accadde durante la Crisi di Tangeri, che l'obiettivo del Reich fosse stabilire una base navale sull'Atlantico ad Agadir. In caso di guerra ciò avrebbe potuto influenzare sulle rotte marittime britanniche verso l'Egitto, il Canale di Suez e l'India. Tale paure permise a Grey, il 21 luglio, ad ottenere l'approvazione da parte del gabinetto di informare l'ambasciatore tedesco che la Gran Bretagna avrebbe risposto con forza un'eventuale dichiarazione di guerra di guerra.

Il Cancelliere dello Scacchiere David Llyod George tenne un discorso alla Mansion House a Londra il 21 luglio 1911 - con il consenso del primo ministro Hebert Henry Asquith e del ministro degli Esteri Sir Edward Gray, e così scavalcando la maggioranza non-interventista liberale del governo - che denunciava la mossa tedesca come un'umiliazione intollerabile e che si schierò a fianco della Francia. Fu così autorizzato a dichiarare: «Se si volesse forzare su di noi una situazione nella quale la pace potesse essere preservata solamente con la resa della grande e benefica posizione che la Gran Bretagna ha guadagnato con secoli di eroismo e di conquiste, permettendo che la Gran Bretagna sia trattata, là dove i suoi interessi sono vitalmente in gioco, come se essa non contasse nel consorzio delle nazioni, allora io dico semplicemente che la pace ad un tal prezzo sarebbe una umiliazione intollerabile da sopportare per un grande paese come il nostro».

Il visconte liberale John Morley, Segretario di Stato per l'India, definì il discorso come una «provocazione ingiustificata e sfortunata alla Germania»; Robert Threshie Reid, conte di Loreburn, Lord Cancelliere, supplicò Grey di assumere una posizione non-interventista e di sconfessare il discorso. Più tardi nello stesso anno, ci fu una rivolta contro Grey che non ebbe successo.

Il discorso fu interpretato come un avvertimento che non poteva portare a un accordo ragionevole tra Francia e Germania.

Llyod George, inoltre, descrisse la situazione così: «Quando la scortese indifferenza del governo tedesco alla nostra comunicazione era durata per 17 giorni – dal 4 al 21 luglio – io ho avuto l'impressione che la faccenda si faceva molto critica e che noi andavamo stupidamente alla deriva verso la guerra. Non dandoci nemmeno formalmente ricevuta della lettera del nostro Ministro degli Esteri, i tedeschi non solo ci trattavano con una intollerabile insolenza, ma il loro silenzio avrebbe potuto significare che essi non sospettavano nemmeno che noi intendevamo osservare gli obblighi derivanti dal trattato, sicché avrebbero potuto accorgersi troppo tardi che noi ci sentivamo in dovere di metterci accanto alla Francia. Queste ragioni mi consigliarono di pronunciare il mio discorso alla Mansion House […]».

Non tutti i sudditi di Giorgio V si sentirono così coinvolti. Scrivendo sul The Guardian, il direttore delThe Economist Francis Hirst definiva «stravagante» immaginare un ministro inglese «che chiede a milioni di suoi di suoi innocenti concittadini di sacrificare la loro vita per una disputa continentale di cui non sanno niente e di cui non si curano minimamente». Il The Nation accusò Grey di portare il Paese «sull'orlo di un conflitto […] per interessi non britannici» e di sottoporlo a «un tormentoso ricatto da parte delle potenze associate».

Apice della crisi

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Importante fu la testimonianza di Winston Churchill, allora ministro degli Interni: «Quattro giorni dopo [il discorso del 21 luglio], verso le 17,30, stavo passeggiando con Lloyd George davanti a Buckingham Palace quando un messo di sir Edward Grey ci raggiunse veloce con la preghiera di recarsi subito da lui. […] Recatici in tutta fretta ai Comuni, salimmo subito nello studio di Sir Edward Grey che ci accolse con queste parole: “Ho ricevuto in questo momento una comunicazione così grave dall'ambasciatore di Germania da farmi temere la possibilità di un attacco improvviso contro la flotta”».

L'ambasciatore tedesco a Londra Paul Metternich aveva dichiarato a Grey che se la Francia si ostinava a respingere ancora le richieste tedesche. la Germania sarebbe stata costretta a tutelare «con tutti i mezzi» la sua dignità e i suoi diritti.

Ricorda Churchill ancora: «Di lì a poco, fra le antenne radiotelegrafiche dell'Ammiragliato e gli alberi delle navi lontane venivano scambiate nell'aria poche frasi in un freddo e calmo stile burocratico che accennavano […] a un pericolo mortale che sovrastava quelle stesse navi, e il Paese intero».

La Royal Navy fu allertata, ma si vide ben presto che gli inglesi non erano in grado di organizzarsi per una difesa da parte di un attacco improvviso nemico. Le unità da battaglia erano a corto di carbone e si trattennero a Cardiff a causa di uno sciopero dei minatori e gli equipaggi erano in libera uscita da quattro giorni. Le misure anti-torpediniere non erano state prese. La Kaiserliche Marine era già operativa e nessuno dell'Ammiragliato inglese sapeva dove fosse stanziata.

Il generale britannico Henry Hughes Wilson partì per Parigi per coordinare le azioni militari franco-britanniche contro la Germania.

Crisi finanziaria tedesca

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L'invio della cannoniera Panther provocò una forte reazione di Francia e Gran Bretagna, che interpretarono l'azione tedesca come una minaccia militare. La tensione si tradusse in preoccupazione sui mercati finanziari, soprattutto in quelli tedeschi.

Si vociferava che il ministro delle Finanze francese Caillaux avesse orchestrato questa crisi. Nelle sue memorie, Caillaux disse che, quando l'ambasciatore tedesco fece richieste eccessive, fece in modo che i finanziatori francesi delle banche tedesche tagliassero le linee di credito. Allo stesso tempo, ottenne il ritiro delle forniture russe dal mercato tedesco grazie all'addetto finanziario dell'ambasciata russa.

Gli effetti di questa crisi furono disastrosi. Ci fu un calo della fiducia degli investitori, i quali iniziarono a ritirare capitali dai mercati finanziari tedeschi, portando a un calo dei titoli e delle azioni delle principali industrie. Il mercato azionario crollò del 30% in un solo giorno. A causa dell'incertezza politica e del rischio di guerra, il marco subì una svalutazione e deprezzamento rispetto ad altre valute Le banche e le industrie tedesche si ritrovarono a fronteggiare un aumento dei tassi di interesse, rendendo più onerosi i prestiti e le operazioni finanziarie. Il pubblico cominciò a cambiare le banconote in oro e ci fu una corsa agli sportelli bancari. La Reichsbank perse un quinto delle sue risorse auree in un mese.

L'Impero Tedesco era soggetto a questa pressione economica e alla possibilità di essere cacciato dal gold standard. Questa grave crisi finanziaria fu uno dei motivi per cui si fece marcia indietro (come vedremo tra poco) riguardo alla questione marocchina.

Il presidente francese Armand Fallières e Guglielmo II mirano alla colomba della pace sulla piattaforma della crisi Marocchina del 1911. Copertina dello statunitense Puck.

Mentre a Berlino scoppiò una crisi finanziaria nella quale la Borsa perse la maggior parte degli investitori, soprattutto stranieri, i tedeschi furono informati che nel caso non avessero ridimensionato la loro richiesta sul Congo francese una cannoniera francese, seguita da una inglese, sarebbe stata inviata ad Agadir.

Di fronte a tali eventi, gli alleati della Germania, cioè il Regno d'Italia e l'Impero Austro-ungarico, non sostennero affatto le cause tedesche per timore di una guerra.

La Panther rimase al largo del porto di Agadir fino al 25 luglio (quando fu sostituita dalla cannoniera Eber). Il 4 luglio fu rinforzata dall'incrociatore di Classe Bremen Berlin (la quale lasciò Agadir il 28 novembre).

L'Africa dopo la crisi di Agadir, con il Marocco assegnato alla Francia (in verde) e il Camerun tedesco (in giallo) ingrandito del Neukamerun.

Verso la fine di luglio, un'unità dell'esercito francese travestita da carovana mercantile apparve e issò la bandiera francese sulla casba di Agadir. Il comandante della Berlin e capitano di fregata Heinrich Löhlein chiese istruzioni via telegrafo, alle quali la risposta fu "aspetta e vedi". La questione fu risolta per via diplomatica e la bandiera fu ammainata.

Questo mandò Guglielmo II su tutte le furie: «Scandaloso! È un oltraggio! Nessuno mi ha mai minacciato così direttamente. L'ambasciatore deve immediatamente inviare un intermediario ai francesi e ottenere entro ventiquattr'ore la loro assicurazione che: a) ritireranno la minaccia; b) presenteranno le scuse; c) prometteranno di farci senza indugio una concreta offerta. Se ciò non avviene entro ventiquattr'ore, abbandonerò i negoziati, dal momento che il tono in cui essi vengono condotti è incompatibile con la dignità dell'impero e del popolo tedesco».

Ovviamente i negoziati non furono interrotti. Anzi, a poco a poco, i tedeschi si convinsero di ridurre le loro pretese, e i francesi che dovevano rendere possibile una dignitosa ritirata. Così il 4 novembre 1911 venne firmato il Trattato Marocco-Congo in base al quale:

  • La Francia aveva mano libera in Marocco;
  • La Germania riceveva dai francesi in cambio di una zona insignificante del Camerun tedesco settentrionale per due strisce di terra utili al commercio: una lungo il fiume Congo e l'altra lungo il fiume Ubangi. I nuovi territori costituirono il cosiddetto Neukamerun .

Successivamente il 30 marzo 1912 la Francia e il Sultanato del Marocco siglarono il Trattato di Fès, attraverso il quale fu instaurato un protettorato francese in Marocco ponendo fine una volta per tutte alla sua indipendenza.

Il prestigio del sovrano alawita fu gravemente compromesso, con le élite politiche marocchine che lo accusarono di aver ceduto il sultanato marocchino alla Francia. Questo discredito ebbe un effetto dannoso sulla coesione interna del Marocco e portò alla rivolta dei Tabors (battaglione di fanteria marocchino) che insorsero a Fès il 17 aprile 1912 e massacrarono molti europei durante il saccheggio della città. La criticata gestione della crisi da parte del generale Moinier accelerò il ritorno del generale Hubert Lyautey, che si trovava allora nella Francia continentale. Da allora in poi, l'indipendenza del Marocco fu solo una facciata. Il 27 aprile 1912, Lyautey divenne Resident General (Governatore del Marocco). L'ultimo tentativo di conquista avvenne nel 1933-34, date dopo la quale poté dirsi completa la pacificazione del Marocco dopo 22 anni di continue tensioni.

Invece il 27 settembre 1912 Spagna e Francia siglarono un trattato, attraverso il quale alla Spagna fu concessa una propria zona d'influenza ("zone d'influence espagnole"): a nord la zona costiera del Mediterraneo e sui Monti del Rif e a sud una fascia con la provincia di Tarfaya. La Spagna stabilì su questi nuovi territori il protettorato del Marocco spagnolo, con Tétouan come capitale.

  1. ^ chiamata in inglese scamble for Africa, traducibile in "zuffa per l'Africa".
  2. ^ La Banca Statale del Marocco (Banque d'État du Maroc - BEM) iniziò a operare nel 1907. Fu fondata con capitale internazionale, con la partecipazione di Francia, Spagna e altre nazioni europee, sotto la supervisione internazionale.
  3. ^ Balfour, pp. 407-408
  4. ^ Balfour, p. 409
  5. ^ attuale Essaouira
  • Guglielmo II, Memorie dell'Imperatore Guglielmo II scritte da lui stesso, Milano, Mondadori, 1923.
  • David Lloyd George, Memorie di guerra, vol. I (di 3), Milano, Mondadori, 1933.
  • (EN) Winston Churchill, The World Crisis, 6 voll., 1923–1931. Seconda edizione italiana Crisi mondiale e Grande Guerra 1911-1922, vol. I (di 4), Milano, Il Saggiatore, 1968.
  • (EN) Michael Balfour, The Kaiser and his Times, 1964. Edizione italiana Guglielmo II e i suoi tempi, Milano, Il Saggiatore, 1968.
  • (EN) Niall Ferguson, The Pity of War, 1998. Edizione italiana La Verità taciuta, Milano, Corbaccio, 2002, ISBN 88-7972-404-5.

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