65. E quei soggiunge: mi rallegro, e godo
Che voi facciate bene, e vi son schiavo:
Ma se ’l patire è fatto a questo modo,
Penitente di voi non è più bravo;
Tal ch’io per me vi mando a corpo sodo,
Non nel settimo ciel, ma nell’ottavo;
Donde a’ mondani1, e a me, che sono il capo
Pisciar potrete a vostra posta in capo. 66. Ma perch’al certo Vostra Reverenza,
Ch’è stenuata come un carnovale,
Avrà fatta fin or tant’astinenza
Che basti a soddisfare a ogni gran male;
Or può lasciar a noi tal penitenza,
Acciò baciam la terra del boccale2,
Per più mondi accostarci a questi avanzi
Delle reliquie ch’ell’ha qui dinanzi. 67. Qual madre che ripara il suo figliuolo
Ch’è sopraggiunto da mordaci cani,
Ei cuopre tutto col suo ferraiuolo;
Ed eglino gli danno in sulle mani,
E col lazzo del Piccaro Spagnuolo3,
Che dalla mensa vuol tutti lontani,
Acciò poi a tal cosa non arrivi,
Con due calci lo fan levar di quivi.
↑St. 65. Mondani. Peccatori. (Nota transclusa da pagina 236)
↑St. 66. La terra cotta del boccale. (Nota transclusa da pagina 236)
↑St. 67. Lazzoecc. Astuzia, arte del furbo pitocco, zingano spagnuolo. (Nota transclusa da pagina 236)