26. Qui tacque, e per fuggir la via si prese,
Facendo sempre il Nanni1 ed il corrivo;
Perch’egli è un di que’ matti alla senese,
C’han sempre mescolato del cattivo.
Per aver campo a scorrere il paese,
Ne fece poi di quelle coll’ulivo2,
Mostrando ognor più dar nelle girelle;
E tutto fece per salvar la pelle. 27. Perch’uno, che il soldato a far s’è messo,
Mentre dal campo fugge e si travia,
Sendo trovato, vien senza processo
Caldo caldo mandato in Piccardia.
Però s’ei parte, non vuol far lo stesso,
Ma che lo scusi e salvi la pazzia;
Onde minchion minchion, facendo il matto,
Se ne scantona che non par suo fatto. 28. Il Fendesi a scappare anch’ei fu lesto,
Con gli altri tre correndo a rompicollo;
Volendo risicar prima un capresto,
E morir collo stomaco satollo,
Che restar quivi a menarsi l’agresto3,
Ed allungare a quella foggia il collo.
Il danno certo è sempre da fuggire;
S’egli avvien peggio poi, non c’è che dire.
↑St. 26 Il Nanniecc. Il buffone e il semplice, il goffo. (Nota transclusa da pagina 202)
↑Con l'ulivo. Pazzie solenni. Rami d’ulivo si portano nelle grandi solennità. (Nota transclusa da pagina 202)
↑St. 28 Menar l'agresto. È modo basso per dire, perdere il tempo. (Nota transclusa da pagina 202)