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Bellow, Herzog e la realtà sociale/Capitolo 10

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Indice del libro

La via di Herzog verso la chiarezza

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È nel processo storico di sintesi che Herzog è impegnato a trovare una spiegazione al suo dramma personale. All'inizio del romanzo, come abbiamo detto, Herzog ha già raggiunto lo stato di lucidità che cerca — come dice il narratore onnisciente, "some people thought he was cracked and for a time he himself has doubted that he was all there. But now, though he still behaved oddly, he felt confident, cheerful, clairvoyant, and strong" (Hz, 7) — così che l'intero libro costituisce il processo di chiarificazione che ci dà la sua visione dell'uomo nella società contemporanea, che deduciamo che sia il punto di vista di Bellow. Pertanto, in questa parte della nostra analisi seguiremo Herzog nella sua ricerca, tenendone traccia, coinvolti nello stesso processo in cui cogliamo dai suoi scarabocchi i suoi commenti sull'uomo e sulla società.[1] Nella pagina iniziale del romanzo leggiamo:

« He bad fallen under a spell and was writing let ters to everyone under the sun. He was so stirred by these letters that from the end of June he moved from place to place with a valise full of papers... Hidden in the country, he wrote endlessly, fanatically, to the newspapers, to people in public life, to friends and relatives and at last to the dead, his own obscure dead, and finally the famous dead... All the while one corner of his mind remained open to external world. »
(Hz, 7)

Questo scrivere lettere è, come dice Abraham Chapman, "a fundamental part of Herzog, one of his most meaningful modes of communication, his road from the brink of madness back to sanity".[2] Il processo è completato dalla sua introspezione e dalla voce del narratore onnisciente. Herzog analizza se stesso come mezzo per uscire dalla depressione, e in questo autoesame incolpa se stesso, fornendo così un'immagine dell'uomo contemporaneo conformato ai modelli della società. Ammette la sua passività, indifferenza e inumanità:

« To his son and his daughter he was a loving but bad father. To his own parents he had been an ungrateful child. To his country, an indifferent citizen. To his brothers and his sister, affectionate but remote. With his friends an egotist. With love, lazy. With brightness, dull. With power, passive. With his own soul, evasive. »
(Hz,11-12)

Il pensiero di Herzog sulla propria vita lo porta a iniziare a scrivere indirizzando una lettera al presidente. Da questa prima lettera lo vediamo come un simbolo dell'uomo moderno: il suo dramma, la sua vita manipolata, è emblematica di un intero contesto. Scrive:

« Dear Mr. President, Internal Revenue regulations will turn us into a nation of bookkeepers. The life of every citizen is becoming a business. This, it seems to me, is one of the worst interpretations of the meaning of human life history has ever seen. Man's life is not a business. »
(Hz, 19)

Herzog riprende le sue preoccupazioni sull'individuo nella nostra società, nella sua lettera quando offre un'immagine dell'uomo in una società organizzativa, morente di noia e avido di cultura; sentendo la necessità di qualcosa che possa farlo uscire dall'automazione e condurlo alla coscienza e alla creatività. Indirizza la lettera a Smithers suggerendo nuovi corsi di lezioni per le classi serali. E nel mezzo si legge:

« ...you organization men have to depend on the likes of me. The people who come to evening classes are only ostensibly after culture. Their great need, their hunger, is for good sense, clarity, truth, even an atom of it. People are dying — it is no metaphor — for lack of something real to carry home when day is done. »
(Hz, 39)

Nonostante tutti i suoi sforzi, Herzog sente di non poter rimanere razionale. Viene descritto come "feverish, damaged, angry, quarrelsome, and shaky". Questo stato fisico e mentale sostiene le sue ansie e il flusso sconnesso di idee che escono dalla sua mente. Pertanto, le sue lettere non seguono una sequenza, ma piuttosto mescolano la filosofia della sua storia e il dramma personale. Questo sfogo apparentemente confuso, tuttavia, porta con sé uno schema: una visione storica dell'uomo nel mondo contemporaneo, che Herzog dispiega gradualmente, mescolato con un commento plurifocalizzato, nel suo processo di istruzione alla chiarezza. Comincia esponendo il suo progetto di studio in cui cerca di delineare una nuova prospettiva sulla condizione moderna. Il narratore dice:

« ...his study was supposed to have ended with a new angle on the modern condition, showing how life could be lived by renewing universal connections; overturning the last of the Romantic errors about the uniqueness of the self; revising the old Western, Faustian ideology; investigating the social meaning of Nothingness. »
(Hz, 53)

L'esposizione di questo progetto è un embrione dello sviluppo dell'analisi di Herzog. Comincia quindi rifiutando le visioni radicali e proponendo una revisione delle interpretazioni antiche e moderne per raggiungere una nuova prospettiva. Herzog aggiunge un commento sulla vacuità della libertà nel mondo moderno come parte del suo studio: dice: "people can be free now but the freedom doesn't have any content" (Hz, 53). Questo commento è anche un embrione per un ulteriore sviluppo dell'uomo moderno, la cui immagine è vista in molti personaggi che uccidono i propri sentimenti ed emozioni genuini per ciò che pensano sia la libertà.

Il pensiero di Herzog torna alla politica con una lettera al New York Times in cui commenta la Filosofia del Rischio di uno scienziato governativo. Riprende il tema del significato della vita umana dicendo che il dottor Strawforth "compares human life to Risk Capital in business". Ricordando una delle profezie di Alexis de Tocqueville, riconosce il sistema sociale come un agente criminale. Scrive di Tocqueville:

« He believes modern democracies would produce less crime, more private vice. Perhaps he should have said less private crime, more collective crime. Much of this collective or organizational crime has the object precisely of reducing risk.(... ) De Tocqueville considered the impulse toward well-being as one of the strongest impulses of a democratic society. He can't be blamed for underestimating the destructive powers generated by this same impulse. »
(Hz, 67)

Herzog prosegue con la sua lettera, parlando del pericolo della concentrazione del potere nelle democrazie moderne:

« In every community there is a class of people profoundly dangerous to the rest, I don't mean the criminals. For them we have punitive sanctions. I mean the leaders. Invariably the most dangerous people seek the power. (...) Mr. Editor, we are bound to be the slaves of those who have power to destroy us. »
(Hz, 68)

La mente di Herzog si sposta dall'astratto al concreto, dalle sue preoccupazioni private alla società e alla storia. È coinvolto nell'azione mentre la sua mente continua a lavorare a pieno ritmo. C'è sempre un nesso tra la sua vita personale e le sue domande, che amalgama l'intera sequenza. Pensando a Madeleine come cristiana, riprende l'interpretazione della storia per mettere in discussione il punto di vista di Nietzsche, da cui si difende con tenacia: "I don't agree with Nietzsche that Jesus made the whole world sick, infected it with his slave morality", dice Herzog. Le sue domande continuano mentre considera, in sostanza, cristiana la visione nietzscheana. E afferma: "But Nietzsche himself had a Christian view of history, seeing the present moment always as some crisis, some fall from classical greatness, some corruption or evil to be saved from" (Hz, 71).

Pensando a Madeleine come cristiana, porta Herzog a scrivere a Edvig, lo psichiatra, di cui mette in dubbio le idee religiose:

« I've read your stuff about the psychological realism of Calvin. I hope you don't mind my saying that it reveals a lousy, cringing, grudging conception of human nature. This is how I see your Protestant Freudianism. »
(Hz, 75)

La lettera rivela Herzog nella posizione di vittima di Edvig, Madeleine e Gersbach, che gli hanno portato la religione. Lamentandosi e denigrando la loro falsa religiosità, vi reagisce e lo mostra nel suo processo di presa di coscienza nella vita privata e come uomo storico.

Herzog torna in società e scrive al Governatore Stevenson. Nella lettera egli mette in discussione la posizione dell'intellettuale nella moderna società organizzativa, vedendo le persone orientate verso la fiducia nei "visible goods". Herzog dice a Stevenson di averlo sostenuto alle elezioni con una speranza per gli intellettuali. E asserisce:

« But the instinct of the people was to reject mentality and its images, ideas, perhaps mistrusting them as foreign. It preferred to put its trust in visible goods. So things go on as before with those who think a great deal and effect nothing and those who think nothing evidently doing it all. »
(Hz, 85)

Herzog mostra la consapevolezza del proprio processo di cambiamento nella lettera che indirizza a se stesso in cui viene mostrato mentre passa dall'alienazione alla coscienza. Scrive:

« Dear Moses E. Herzog. Since when have you taken such an interest in social questions, in the external world? Until lately, you led a life of innocent sloth. But suddenly a Faustian spirit of discontent and universal reform descends on you... »
(Hz, 88)

Herzog raggiunge ora il culmine degli interrogativi in una lettera che scrive a Shapiro, l'amico intellettuale di Madeleine, in cui ripercorre tutte le idee precedenti che ha già affrontato, delineando la propria visione del mondo contemporaneo. Comincia mettendo in discussione l'affermazione secondo cui la nostra è un'epoca di decadenza. Chiede: "Are all the traditions used up, the beliefs done for, the consciousness of the masses not yet ready for the next development?" Prosegue con una sequenza di domande sulla crisi della dissoluzione, sulla morte dei sentimenti morali, sulla disintegrazione della coscienza, sul crollo della pubblica decenza e del rispetto della libertà, senza negare i fatti ma mettendo in discussione una visione radicale e oscura della storia. E dice:

« But we mustn't forget how quickly the visions of genius become the canned goods of the intellectuals. The canned saurkraut of Spengler's "Prussian Socialism," the commonplace of the Wasteland outlook, the cheap mental stimulants of Alienation, the cant and rant of pipsqueaks about Inauthenticity and Forlorness. I can't accept this foolish dreariness. We are talking about the whole life of mankind. »
(Hz, 95-96)

Herzog si rende conto che la sua posizione non è facile perché si sente un sopravvissuto in questa epoca poiché è attratto dal passato, ma lotta contro l'accettazione passiva che questa sia un'epoca destinata al declino. Egli rifiuta una visione negativa della storia, come abbiamo già discusso nelle sue precedenti domande, quando vede un punto comune – la visione spengleriana di ascesa e caduta – nella visione nietzscheana e cristiana della storia. Seguendolo nella sua ricerca verso la chiarezza, siamo portati ad un'affermazione che ci riporta al primo Capitolo di questo studio, che il gruppo sociale subisce un processo di trasformazione, che esiste una coscienza potenziale parallela alla coscienza reale.[3] Così, i cambiamenti virtuali cominciano a minare la struttura apparentemente definita e ad un certo momento avviene la transizione. Il grande scrittore ha consapevolmente la capacità di coglierne la prospettiva potenziale, di raggiungerne l'essenza, e di trasformarla successivamente in un universo immaginario coerente.[4] Bellow, nella voce di Herzog, coglie le tendenze virtuali della sua classe sociale: la fede nelle possibilità dell'uomo nella società industriale contemporanea. Malcolm Bradbury nel suo saggio "Saul Bellow's Herzog", pone alcune domande sull'uomo e sulla società contemporanei che, secondo lui, sono le domande di Herzog e che corroborano le nostre argomentazioni. Asserisce:

« Is the morbid definition the correct definition of man? Is man in an urban mass-democracy necessarily small, unable to control his destiny, lacking in fullness of self? Herzog is a novel that deliberately pursues these questions: questions that have always interested Bellow. And to a point the novel reaches a more positive answer than we are familiar with in most of our modern fiction, an answer, too, that the book genuinely and strugglingly achieves.[5] »

Cercando di fare chiarezza attraverso i suoi scritti immaginari, Herzog arriva a riconoscere l'errore di esagerare i destini degli uomini e a vedere la necessità di sintetizzare queste visioni estreme dell'uomo in modo che possa avere uno scopo autentico nel presente. Ciò che Bellow fa realmente nel suo romanzo è mostrare Herzog che cerca di situarsi in una prospettiva storica che lo farà uscire dal suo stato confuso e depressivo esternato a livello concreto dalla rete insidiosa in cui è stato coinvolto nella sua vita personale. Lo fa, come abbiamo visto, su due livelli: quello dell'azione e quello della coscienza di Herzog. Sul piano dell'azione, che per così dire offre uno sguardo sulla reale coscienza della società contemporanea,[6] egli mostra i personaggi alienati dal loro vero ruolo nella società. La struttura significativa di cui abbiamo discusso a questo livello – Herzog contra Madeleine – ci fornisce un’immagine del modello reale della società contemporanea. Sull'altro piano, quello della coscienza di Herzog, entriamo realmente in contatto con la coscienza potenziale della sua classe sociale, che egli, in modo apparentemente sconnesso, ci rivela ingegnosamente, contrapponendo immagini della società, il suo progressivo riconoscimento dei suoi modelli e una discussione di una prospettiva storica per l’uomo contemporaneo.

Malcolm Bradbury, parlando della coscienza storica dell'Herzog di Bellow, fa un'affermazione in merito a questo romanzo che mostra in una prospettiva diversa i due tipi di coscienza di cui abbiamo appena parlato. Asserisce:

« The people around Herzog are the spokesman of the environmental perspective, "rea1ity instructors;" but in the long run Herzog is seeking to go beyond all this to assert his own self suficiency to achieve his own cure.[7] »

Herzog prosegue la sua lettera a Shapiro parlando della propria attrazione per il passato, ma mostrando la consapevolezza del successo storico, riconoscendo la capacità dell'uomo di superare le crisi. Nel corso della sua analisi, Herzog mostra la sua disapprovazione per il modello della società contemporanea la cui immagine è mostrata a livello d'azione, ma in contrapposizione a ciò, immagina speranza per l'uomo e condanna le idee nichiliste. Nella lettera scrive:

« I dont't say that the prosperity of Germany is altogether agreable to contemplate. But there it is, less than twenty years after the demonic nihilism of Hitler destroyed it. And France? England? No, the analogy of the decline and fall of the classical world will not hold for us. Something else is happening, and that something lies closer to the vision of Comte — the results of rationally organized labor — than to that of Spengler. »
(Hz, 97)

Il rifiuto della prospettiva della Terra Desolata, the Wasteland, parallela alla visione nichilistica dell'uomo, come anche la disapprovazione dello scrittore perché dominato da queste idee condannate, pervadono tutti gli interrogativi di Herzog. Indubbiamente queste sono le idee di Bellow, come possiamo testimoniare attraverso le sue stesse parole in interviste e saggi. Rende chiaro, parlando della letteratura moderna, che il tempo per queste idee è già passato, affermando:

« ...modern literature was dominated by a tone of elegy from the twenties to the fifties, the atmosphere of Eliot in "The WasteLand" and that of Joyce in the Portrait of the Artist as a Young Man. (...) This went much farther than it should have been allowed to go. It descended to absurdities, of which I think we have had enough.[8] »

Herzog, attraverso la sua scrittura, prende gradualmente coscienza della propria esistenza come uomo nella società. Dice il narratore. "He had letters to write. He was busy, busy, in pursuit of objects he was only now, and dimly, beginning to understand" (Hz, 128). Si avvicina sempre di più anche al confronto con la realtà e comincia così a interrogarsi sulla rilevanza delle grandi idee per la vita di tutti i giorni. "Living amid great ideas and concepts, insufficiently relevant to the present, day-by-day, American conditions", scrive in una lettera a Monsignore. Questo tema dell'irrilevanza della spiegazione per la sopravvivenza è uno di quelli che Herzog perseguirà, parallelamente al suo rifiuto dell'isolamento dell'intellettuale. Sebbene non abbia mai avuto la possibilità di affrontare realmente la realtà, inizia a mettere in discussione le teorie su di essa. Finora lo abbiamo visto "tired of the modern form of historicism which sees in this civilization the defeat of the best hopes of Western religion and thought" (Hz, 133); ora cominciamo a vederlo preoccupato per la vita ordinaria. Scrive nella sua lettera a Monsignore:

« No philosopher knows what the ordinary is, has not fallen into it deeply enough. The question of ordinary human experience is the principal question of these modern centuries, as Montaigne ans Pascal, otherwise in disagreement, both clearly saw — The strength of a man's virtue or spiritual capacity measured by his ordinary life. »
(Hz, 133)

Pensare alla vita ordinaria porta Herzog a realizzare la propria vita come individuo e la posizione dell'individuo nella società moderna. Egli ricomincia nuovamente ad oscillare tra il suo pensiero, che lo conduce verso una visione positiva dell'uomo, e la realtà stessa, che gli viene presentata nei modelli della società. "His own individual character cut off at times both from facts and from values", dice il narratore. Comincia ad essere attratto dalla realtà, che finora aveva eluso, e la sua dialettica — ideale verso il reale — comincia a essere immaginata più chiaramente; il suo contrappunto tra immagini della società e interrogativi diventa più ricorrente. Dà ora una visione realistica del carattere moderno che mostra la sua consapevolezza della posizione dell'individuo nella società, priva sia dei vecchi valori che di una direzione razionale definita. Il narratore onnisciente dice:

« ...modern character is inconstant, divided, vacillating, lacking the stonelike certitude of archaic man, also deprived of the firm ideas of the seventeenth century, clear, hard theorems. »
(Hz,134)

Herzog considera le persone con cui ha a che fare nella sua vita privata come "reality instructors". E riflette: "Sandor Himmelstein, Valentine Gersbach, Madeleine P. Herzog, Moses Himself. They want to teach you — to punish you with — the lessons of the Real" (Hz,157). Riconosce così l'affrontare il reale, il coinvolgimento con esso, come elementi importanti per portare alla chiarezza. Queste considerazioni conducono Herzog a interrogarsi. Il romanticismo con la sua sopravvalutazione dell'io, lo vede condurre l'uomo verso l'isolamento, tema che svilupperà nei suoi scritti immaginari. Le lettere di Herzog al dottor Mossbach ci mostrano la sua visione del Romanticismo. Scrive:

« Dear Mossbach, I am sorry you are not satisfied with my treatment of T. E. Hulme and his definition of Romanticism a "split religion." There is something to be said for his view. He wanted things to be clear, dry, spare, pure, cool, and hard. With this I think we can all sympathize. I too am repelled by the "dampness," as he called it, and swarming of Romantic feelings. I see what a villain Rousseau was, and how degenerate. (...) But I do not see what we can answer when he says "je sens mon coeur et je connais les hommes"»
(Hz, 161)

Herzog rifiuta il Romanticismo nel senso che non può accettare ideologie assolute, ma accetta, nella filosofia di Rousseau, l'enfasi sui valori del cuore. Continua nella sua lettera, simpatizzando con l'attacco di Hulme al Romanticismo ma disapprovando il suo radicalismo. Non vede la scienza moderna come un'opzione per l'uomo moderno, sebbene rifiuti la definizione della natura umana proposta dai romantici. Afferma:

« Modern science, least bothered with the definition of human nature, knowing only the activity of investigation, achieves its profoundest results through anonymity, recognizing only the brilliant functioning of intellect. Such truth as it finds may be nothing to live by, but perhaps a moratorium on definitions of human nature is now best. »
(Hz, 161)

Una lettera a McSiggins in commento alla sua monografia su "The Ethical Ideas of the American Business Community" riporta Herzog alla società. Scrive affermazioni apparentemente sciolte che funzionano come un'immagine della società contemporanea, in cui "even goodness has become a free commodity".[9] Poi scrive al generale Eisenhower riferendosi a fatti concreti e decisioni politiche, condannando la centralizzazione del potere che reprime l'individuo e limita la sua partecipazione. E scrive:

« The old proposition of Pascal (1623-1662) that man is a reed, but a thinking reed, might be taken with a different emphasis by the modern citizen of a democracy. He thinks, but he feels like a reed bending before centrally generated winds. »
(Hz, 201)

Pensare a Pascal porta Herzog a considerazioni astratte, a teorie. Scrive della libertà e del punto di vista di Tolstoj secondo cui "to be free is to be released from historical limitation", poi si rivolge a Hegel "who understood the essence of human life to be derived from history". Ritorna alla realtà e scrive: "The goal however, is freedom. And what does a man owe to the state?" (Hz, 201). Herzog pensa alla posizione dell'individuo nella nostra società orientata al denaro, che centralizzando il potere decisionale, interferisce nelle sue stesse possibilità di creatività e partecipazione. E scrive: "I thought of the variation on Gresham's famous law: Public life drives out private life. The more political our society becomes (...) the more individuality seems lost" (Hz, 202).

Herzog esprime tutta la sua insoddisfazione per la posizione dell'uomo nella nostra società, che viene messo al servizio dei beni manufatti, e per la qualità delle persone che detengono il potere. Vedendo la sconfitta di Stevenson da parte del generale Eisenhower, Herzog si rende conto che gli intellettuali non possono affermarsi nella vita pubblica e che le persone che controllano il potere politico e sociale disprezzano gli intellettuali. Scrive:

« More plainly, national purpose is now involved with the manufacture of commodities in no way essential to human life, but vital to the political survival of the country. Because we are now all sucked into these phenomena of Gross National Product, we are forced to accept the sacred character of certain absurdities or falsehoods whose high priests not so long ago were mere pitchmen, and figures of derision — sellers of snake-oil. »
(Hz, 202)

Herzog prosegue con le sue rabbiose osservazioni sulla natura della vita privata nella nostra società, e conclude la lettera sottolineando l'estrema importanza dell'argomento, poiché "it has to do with the invasion of the private sphere by techniques of exploitation and domination" (Hz, 202). La sua mente ora si rivolge nuovamente alle astrazioni. Riprende le sue domande filosofiche e scrive una lettera a Pulver, l'editore di Atlantic Civilization. Mettendo ancora una volta in discussione una visione storica che anela a un'età dell'oro, comincia a mostrare consapevolezza della sua patologica attrazione per il passato. Scrive: "we have fashioned a new Utopian history, an idyll, comparing the present to an imaginary past, because we hate the world as it is" (Hz, 203). Considera quindi la richiesta di una coscienza emergente nella nostra civiltà di massa e scrive:

« Taking up the suggestion, Pulver, that evolution is nature becoming self-aware — in man, self-awareness has been accompanied at this stage with a sense of the loss of more general natural powers, of a price paid by instinct, by sacrifices of freedom, impulse (alienating labor, et cetera). »
(Hz, 203)

La sequenza della lettera mostra Herzog che passa dalla realtà all'astrazione, costruendo un dialetto di valori e di tecnologia per raggiungere la consapevolezza che i primi sono stati assorbiti dalla seconda e che da questa incarnazione è emersa una nuova realtà. Ciò che in realtà cerca di dimostrare è che le precedenti concezioni della vita umana sono impossibili da mantenere al presente e che si deve prevedere una nuova visione, "a total reconsideration of human qualities". Il suo pensiero si rivolge alla società che vede assorbire valori e metterli al servizio della tecnologia e del sistema stesso. Quindi quella che è veramente una tecnica razionale mostra un'immagine di benevolenza. Scrive:

« Intelligent observers have pointed out that "spiritual" honor or respect formerly reserved for justice, courage, temperance, mercy, may now be earned in the negative by the grotesque. I often think that this development is possibly related to the fact that so much of "value" has been absorbed by technology itself. It is "good" to electrify a primitive area. Civilization and even morality are implicit in technological transformation. Isn't it good to give bread to the hungry, to clothe the naked? (...) Good is easily done by machines of production and transportation. »
(Hz, 204)

Herzog si rivolge ora al Romanticismo anche con una visione dialettica; sebbene rifiuti la sopravvalutazione dell'unicità dell'uomo, ritiene che il Romanticismo abbia "preserved the poestic, philosophical, and religious teachings during the greats and most rapid of transformations". Richard Poirier, nel suo saggio "Bellow's to Herzog" tocca questo punto dicendo:

« Herzog's interest in Romanticism is itself an expression of a familiar concern of Bellow: the effort to preserve individuality during a period of economic and scientific acceleration with which is supposedly impossible for the human consciousness to keep pace.[10] »

Confutando un aspetto e abbracciandone l'altro, egli immagina una direzione per l'uomo moderno, che vede aspirante ad una vita spirituale. "To live in a inspired condition, to know truth, to be free, to love another, to abide with death in claritity of consciousness in no longer a rarefied project" (Hz, 205), scrive Herzog. Alla fine fa una sintesi di tecnologia e valori morali, trasformati in questioni pratiche, che vede come domande ultime. E scrive:

« Just as machinery has embodied ideas of good, so the technology of destruction has also acquired a metaphysical character. The practical questions have thus become the ultimate questions ás well. Annihilation is no longer a metaphor. Good and Evil are real. The inspired condition is therefore no visionary matter. It is not reserved for gods, kings, poets, priests, shrines, but belongs to makind and to all of existence. »
(Hz, 205)

Herzog a questo punto della sua lettera ha toccato un altro tema che, come abbiamo già detto, sta sviluppando: il suo rifiuto di vedere l'artista come "the only contemporary link with an age of gold, forced to watch the sewage flowing in the Thames, every aspect of modern civilisation doing violence to his (artist patrician) feelings." [11] Questo tema, insieme al suo rifiuto dell'isolamento dell'artista, è parte della sintesi che si appresta a raggiungere, e allo stesso tempo dà un’immagine della società in cui vive l'uomo contemporaneo: una società di massa in cui potrebbe non esserci posto per l'unicità, ma nel quale non possiamo negare la speranza dell'uomo per una vita spirituale migliore.

Herzog conclude la sua lettera manifestando la sua fiducia nella ragione, idea a cui tende la struttura stessa del libro: Herzog raggiunge la sua sintesi attraverso la ragione "without which the disorder of the world will never be controlled by mere organization" (Hz, 205). Le sue ultime parole, tuttavia, mostrano la sua mente nel sé, contrapponendosi alla sua precedente affermazione. Asserisce: "Eisinhower's report on National Aims, if I had had anything to do with it, would have pondered the private and inward existence of Americans first of all..." (Hz, 205).

Alla lettera a Pulver segue un dialogo diretto con il lettore, in cui Herzog riconosce il suo processo di cambiamento, non un cambiamento che riguarda la ragione, ma piuttosto il cuore. "I want you to see how I, Moses E. Herzog, am changing. I ask you to witness the miracle of his altered heart", dice. Il narratore onnisciente riprende la parola illustrando un'immagine di speranza costruita con elementi antagonisti, che mostrano Herzog che comincia ad aprirsi verso una possibilità di integrazione nella società, indicizzata anche dal suo rivolgersi direttamente al lettore, usando you. Il narratore dice:

« ... hearing the sounds of slum clearance in the next block and watching the white dust of plaster in the serene air of metamorphic New York, he communicates with the mighty of this world, or speaks words of understanding and prophecy... »
(Hz, 206)

Il narratore onnisciente, non abbandonando la mente di Herzog, prosegue con acute osservazioni sul suo stato ancora confuso, mentre a livello di azione Herzog si prepara per la cena da Ramona. Herzog viene mostrato diviso tra la sua reale umanità e il suo sogno di elevate qualità. Il narratore lo descrive come:

« Powerless to reject the hedonistic joke of a mammoth industrial civilization on the spiritual desires, the high cravings of a Herzog, on his moral suffering, his longing for the good, the true. »
(Hz, 206)

Queste considerazioni riportano Herzog al suo dilemma tra cuore e intelletto. Odiava "the "humiliating comedy of heartache,", ma si chiede: "Can thought wake you from the dream of existence?" e riconosce — "not if it becomes a second realm of confusion, another more complicated dream, the dream of intellect, the delusion of total explanations" (Hz, 206).

Questo tema, il delirio delle spiegazioni totali, sarà sempre più ricorrente nel pensiero di Herzog, e costituisce parte integrante della sua sintesi. "The world should love lovers; but not theoreticians. Never theoreticians!" (Hz, 211) dice.

Alcune pagine più avanti, Herzog si sente nuovamente attratto dall'idea romantica del sé mentre pensa all'enorme quantità di persone nel mondo, "each with some possessions, each a microcosmos. Each infinitely precious, each with a peculiar treasure" (Hz, 217). Sente il cuore prevalere sulla mente, il cuore dolente di cui cerca di liberarsi, e ci pensa in un linguaggio altamente poetico. Ci viene allora data un'immagine della sua ineludibile attrazione per uno stato paradisiaco, che egli confuta a livello cosciente. Ancora una volta vediamo Herzog diviso tra gli estremi, che cerca di raggiungere una sintesi. Pensa al suo cuore "in a distant garden where curious objects grow, and there, in a lovely dusk of green, the heart of Moses E. Herzog hangs like a peach" (Hz, 217). Ma ben presto gli innumerevoli milioni di esseri umani che gli erano venuti in mente, si attualizzano nei passeggeri della stazione, quando a livello di azione prende un treno per andare da Ramona, e gli viene un sentimento di comunione, non di isolamento. E pensa "The more individuals are destroyed, the worse their yearning for collectivity. Worse because they return to the mass agitated, made fervent by their failure" (Hz, 218). Bellow, parlando di Herzog in un'intervista ha detto:

« Many people feel a "private life" to be an affliction. In some sense it is a genuine affliction; it cuts one off from a common life. To me a significant theme of Herzog is the imprisonment of the individual in a shameful and impotent privacy. He feels humiliated by it; he struggles comically with it; and he comes to realize at last that what he considered his intellectual "privilege" has proved to be another form of bondage.[12] »

Facendo un giro sulla piattaforma ferroviaria, Herzog osserva "the prayers and wit of the crowd" sui manifesti mutilati. L'esame degli scritti di questi artisti sconosciuti porta Herzog a scrivere una nota a Willie the Actor, il famoso rapinatore di banche che ora sta scontando l'ergastolo. La sua mente riflette a lungo sull'opera del genio malfattore. Vede le rapine di Willie come un lavoro creativo. La sua descrizione di Willie che progetta una botola per evadere dalla prigione e che quasi ce la fa – la sua elaborata indagine mentale e il suo piano generale, strisciando attraverso i tubi, scavando sotto i muri – mostra un'immagine del potere dell'immaginazione e della creatività, delle facoltà umane che tendono a essere soffocate dalla nostra società. Herzog scrive: "the power and completeness of all human systems must be continually tested, outwitted, at the risk of freedom, of life" (Hz, 220).

Herzog prosegue con i suoi pensieri in una lettera al dottor Schrodinger, nella quale raggiunge il culmine della sua discussione sul potenziale ingegnoso dell'uomo. Comincia parlando delle osservazioni del dr. Schrodinger sull'entropia, su come vede l'organismo conservarsi contro la morte – un'immagine della supremazia della vita con le sue potenzialità. Basandosi sull'affermazione del dr. Schrodinger che "in all nature only man hesitates to cause pain" e che a ciò si unisce la necessità di divorare, Herzog sviluppa un argomento "which consists in admitting and denying evil at the same time". Questa linea di pensiero lo porta ad una discussione che fa parte della sua sintesi: l'aspetto dialettico dell'uomo. Scrive:

« To have a human life, and also an inhuman life. In fact, to have everything, to combine all elements with immense ingenuity and greed. To bite, to swallow. At the same time to pity your food. To have sentiment. At the same time to behave brutally. It has been suggested (and why not!) that relutance to cause pain is actually an extreme form, a delicious form of sensuality, and that we increase the luxuries of pain by the in jection of a moral pathos. Thus working both sides of the street. »
(Hz, 220-221)

Le argomentazioni di Herzog sull'uomo supportano il suo rifiuto di una visione radicale della storia. Se la natura stessa dell'uomo è il risultato di forze contrastanti che cercano di raggiungere un equilibrio, anche una visione storica dell'uomo deve scaturire da una sintesi.

Più tardi, quando Herzog è da Ramona, con la mente rivolta al proprio stato confuso, scrive a Baruch Spinoza. "Thoughts not casually connected were said by you to cause pain", scrive. È d'accordo con Spinoza nel dire che "random association, when the intellect is passive, is a form of bondage". Ma non era il suo caso; ancora una volta pensa alla ragione come a un modo per raggiungere la chiarezza, e anche come a un processo, concetto che è molto importante nei suoi interrogativi. E scrive: "Believing that reason can make steady progress from disorder to harmony and that the conquest of chaos need not be begun anew everyday" (Hz, 225). Vediamo in questi commenti non solo Herzog che considera la ragione come un aspetto fondamentale nel processo di presa di coscienza, ma anche nel credere nella storia non come sequenza ciclica, ma come processo: "the conquest of chaos need not be begun anew everyday.". La ragione in cui crede, però, è creativa, non passiva.

Il narratore sottolinea la fede di Herzog nelle potenzialità dell'uomo, che possono liberarlo dalla sua condizione di strumento del progresso tecnologico. Dice:

« ...Herzog behaved like a philosophe who cared only about the very highest thing — creative reason, how to render good for evil, and all the wisdom of old books. Because he thought and cared about belief. (Without which, human life is simply the raw material of technological transformation, of fashion, salesmanship, industry, politics, finance, experiment, automatism, et cetera, et cetera. The whole inventory of disgraces which one is glad to terminate in death). »
(Hz, 229)

Mentre, nel rituale dell'amore, Herzog attende Ramona che si prepara, la considera un'istruttrice di realtà: "she was trying to teach him something and he was trying to learn from her". Pensa che la descrizione della lezione potrebbe iniziare con il suo selvaggio disordine interno. La sua mente è portata a considerare la condizione dell'uomo nella nostra società. Si chiede:

« What it means to be a man. In a city. In a century. In transition. In a mass. Transformed by science. Under organized power. Subject to tremendous controls. In a condition caused by mechanization. After the late failure of radical hopes. In a society that was no community and devalued the person, Owing to the multiplied power of numbers which made the self negligible... »
(Hz, 248)

Dopo aver riflettuto sulla posizione dell'individuo nella società contemporanea, mostrando una visione di totale costrizione della persona rispetto ai poteri superiori di un sistema, Herzog torna alle sue considerazioni sulle potenzialità dell'uomo. E asserisce, continuando la sua interrogazione del potere moltiplicativo dei numeri: "At the same time, the pressure of human millions who have discovered what concerted efforts and thoughts can do". Ancora una volta abbiamo la prova del modo dialettico in cui opera il pensiero di Herzog; contrapponendo immagini opposte, mostra non solo il suo rifiuto di posizioni radicali ma anche la sua fede nelle potenzialità creative dell'uomo che gli danno la possibilità di superare la crisi e di adattarsi al reale.

Herzog ritorna anche su un tema che aveva già cominciato a sviluppare: la sua obiezione all'isolamento dell'intellettuale dalla realtà, dalla vita reale. Rifiutando una società in cui la potenza del progresso materiale fa impallidire l'uomo, egli si isola da essa e così nega la vita stessa. Pensa alla società di massa adesso come a una nuova era, come una realtà dalla quale si sta isolando, attaccato al passato. L'immagine che mostra ora quando parla di "beautiful supermachinery", contraddice radicalmente la precedente e questa scioccante opposizione sottolinea la sua disapprovazione per se stesso come rappresentante dell'intellettuale contemporaneo che, desiderando il passato, si aliena dal processo di cambiamento stesso e nega la vita. Dice:

« The beautiful supermachinery opening a new life for innumerable mankind. Would you deny them the right to exist? Would you ask them to labor and go hungry while you enjoyed delicious old-fashioned Values? You — you yourself are a child of this mass and a brother to all the rest. Or else an ingrate, dilettante, idiot. »
(Hz, 248)

Le riflessioni di Herzog su se stesso e, per estensione, sull'uomo nella società contemporanea, mostrano in tutto il romanzo il confronto di idee contrastanti che rivelano il suo bisogno di sintesi.

A questo punto del romanzo c'è una connessione tra i due livelli, quello dell'azione e quello della riflessione profonda. Herzog prende coscienza che la lotta nella sua vita personale non è altro che una fuga dalla necessità di definire la posizione dell'uomo nella società contemporanea e di conseguenza nella storia. Ma è anche cosciente del suo lato emotivo che non può negare. Pensa a Mermelstein, un eccellente studioso, che due anni prima lo aveva preso, e riflette: "At least he must be free from personal drama and able to give the world an example of order, thus deserving a place in the human community". Ma continua a pensare: "he, Herzog, had committed a sin of some kind against his own heart, while in pursuit of a grand synthesis" (Hz, 255). La sua vita emotiva è un lato dell'equazione. Ha un altro momento di depressione e attraverso il narratore onnisciente dice:

« It's the hysterical individual who allows his life to be polarized by simple extreme antitheses like strength-weakness, potency-impotence, health-sickness. He feels challenged but unable to struggle with social injustice, too weak, so he struggles with women, with children, with his "unhappiness". »
(Hz, 255)

Pensa a Hoberly, l'uomo che vuole Ramona, come a un tipico tipo emotivo della nostra società, desideroso della speranza che vede in lei. Pensando a lui, Herzog riflette sull'aspetto dialettico dell'uomo nella società contemporanea: testimone del fallimento dell'esistenza individuale, sottomesso a forze contro cui è impotente a lottare, e allo stesso tempo disperatamente anelante alla speranza. Dice di Hoberly:

« He pushes love to the point of absurdity to discredit it forever. And in that way prepares to serve the Leviathan of organization even more devotedly. But another possibility was that a man bursting with unrecognized needs, imperatives, desires for activity, for brotherhood, desperate with longing for reality, for God, could not wait but threw himself wildly upon anything resembling a hope. »
(Hz, 256)

A questo punto del romanzo Herzog si avvicina alla presa di coscienza. A livello d'azione, lo vedremo recarsi al tribunale cittadino per incontrare Simkin, un amico avvocato, che lo aiuterà nel processo per ottenere la custodia di sua figlia. Lì per la prima volta ha modo di confrontarsi con la realtà e questa esperienza, vedremo, lo trasforma da persona passiva in persona attiva, accelerando il suo processo di raggiungimento della piena coscienza della realtà. Nel breve tempo in cui trascorse al Palazzo di Giustizia, lo vediamo testimone di una serie di processi che lo portarono ad analizzare la posizione dell'uomo soggetto sia ai meccanismi astratti della legge che a quelli della società dei consumi.

Herzog rimane profondamente colpito da ciò che ha visto in tribunale. Lo colpisce al punto da paralizzargli quasi i movimenti. Quando finalmente riesce ad alzarsi per uscire dall'aula per fare una telefonata, si accorge del suo profondo turbamento. La voce narrante descrive il suo stato psicologico in quel momento:

« As soon as he was on his feet, he realized that there was something the matter with him. He felt as though something terrible, inflammatory, bitter, had been grated into his bloodstream and stung and burned his veins, his face, his heart. He knew he was turning white, although the pulses beat violently in his head. »
(Hz, 282)

Vedere persone nelle mani della legge agitava Herzog. "I have come here today for a look at something different", pensa. Questa esperienza con il reale porta Herzog a riflettere profondamente sulla morte e di conseguenza sulla condizione umana, e pensa: "When we have come to better terms with death, we'll wear a different expression, we human beings". Ancora una volta viene colto da un'ondata di tristezza e la sua mente torna alla giovinezza, al momento della morte della madre. Si ricorda che lei gli offrì la prova che l'uomo è fatto di terra, sfregando con un dito il palmo della mano finché non apparve qualcosa di oscuro. Considera ora il fatto e pensa che lei abbia potuto farlo con spirito comico. Riflette: "The wit you can have only when you consider death very plainly, when you consider what a human being really is" (Hz, 285).

Al momento della morte della madre, ricorda, stava studiando The Decline of the West, e le reminiscenze lo portano a riflettere nuovamente sulla teoria che lo aveva attratto in gioventù: la teoria del declino dell'Occidente con implicazioni che la grande epoca per gli ebrei fosse scomparsa. E pensa:

« I was poring over Spengler now, struggling and drowning in the oceanic visions of that sinister kraut. First there was antiquity, for which all men sigh — beautiful Greece! Then the Magian era, and the Faustian. I learned that I, a Jew, was born Magian and that we Magians had already had our great age, forever past. No matter how hard I tried, I would never grasp the Christian and Faustian world idea, forever alien to me. »
(Hz, 286)

Era ancora preso da questi pensieri, ricordando come si sentiva riguardo alla nostra età, mentre aspettava il suo turno alla cabina telefonica. Si ricorda che era nella stanza della fornace e pensa: "I was angry; I burned like that furnace, reading more, sick with rage" (Hz, 286).

In questo stato cupo torna al tribunale per cercare Simkin; nella prima aula del tribunale in cui entrò e, come conseguenza del suo processo di confronto con la realtà, si ritrovò ad assistere a un processo con giuria: una giovane coppia, una donna e l'uomo con cui aveva vissuto in un albergo dei bassifondi erano processati per omicidio del di lei figlio, un bambino di tre anni. Nel giro di pochi minuti aveva completamente dimenticato Simkin, tanto era rimasto impressionato dalla scena. La mancanza di emozione e la crudezza dell'omicidio lo scioccarono. Il narratore commenta:

« All this seemed to Herzog exceptionally low-pitched. All — the lawyers, the jury, the mother, her tough friend, the judge — behaved with much restraint, extremely well controlled and quiet-spoken, (...) Judge, jury, lawyers and the accused, all looked utterly unemotional. »
(Hz, 290)

Herzog rimane perplesso quando si trova faccia a faccia con fatti reali. Ancora una volta è portato a mettere in discussione la propria posizione di uomo altamente intellettuale, di umanista, che, sebbene impegnato in studi umanistici, si ritrova così distante dalla vera umanità. Non riesce a comprendere e riconoscere il suo fallimento mentre riflette: "I fail to... but this is the difficulty with people who spend their lives in humane studies and therefore imagine once cruelty has been described in books it is ended" (Hz, 292).

Comincia a sentire quanto fosse presuntuoso nel voler spiegare ogni cosa e nel mostrarsi rivolto a se stesso come se fosse il centro dell'universo. Il narratore osserva: "Of course he really knew better — understood that human beings would not live so as to be understood by the Herzogs" (Hz, 292). Ciò non solo mostra il rifiuto di Herzog della sopravvalutazione romantica del sé, ma è anche l'embrione di un altro tema che svilupperà, che è centrale nel suo processo di presa di coscienza della realtà: l'inessenzialità della spiegazione intellettuale per la sopravvivenza.

Herzog non aspetta la fine del processo, gliene mancano le forze. Giunto nel corridoio, "he felt as if he had gotten too close to a fire and scolded his lungs". Non riecsce a pensare; scene del processo si susseguivano ossessivamente nella sua mente. La voce narrante osserva: "Herzog experienced nothing but his own human feelings, in which he found nothing of use" (Hz, 294). Si sentiva libero da ogni autocensura che potesse trattenerlo dal sentirsi spinto a piangere o a pregare, ma era ancora sotto il fascino di un'indole cupa e rifletteva, come commenta il narratore onnisciente, "what was there in modern, post... post-Christian America to pray for?" Questi pensieri mostrano Herzog ancora troppo attaccato a un mondo idealizzato del passato, che nega il presente, ma l'immagine finale in questa scena lo mostra rivolto all'uomo nel mondo contemporaneo. Ricostruendo nella sua mente la scena dell'omicidio, egli delinea un'immagine dell'uomo nella società contemporanea, sottolineandone la caratteristica essenziale: la passività, insieme all'omissione e all'indifferenza, che sfociano di conseguenza nella crudeltà. La scena è ricostruita con grande forza:

« The child screamed, clung, but with both arms the girl hurled it against the wall. On her legs was ruddy hair. And her lover, too, with long jaws and zooty sideburns, watching on the bed. Lying down to copulate, and standing up to kill. Some kill, then cry. Others, not even that. »
(Hz, 294)

Abbiamo detto che vivendo le scene del Tribunale, Herzog subisce una trasformazione, passa da persona passiva a persona attiva. Finora si è lamentato, ha fatto congetture, ha fatto progetti; ma ora ha deciso di agire. L'omicidio del bambino ha risvegliato i suoi sentimenti per sua figlia e senteo il bisogno di volare a Chicago per vederla e affrontare Madeleine e Gersbach.

A Chicago noleggia un'auto per andare a casa del suo vecchio padre; lì, la sua mente si impegna a pensare al ruolo del denaro nella sua famiglia e conclude che anche lui, la cui principale preoccupazione non è il denaro, non ha problemi con esso. Queste conclusioni lo portano a considerare la propria posizione: un uomo che, avendo una situazione privilegiata nella nostra società organizzativa, si era alienato dalla realtà. Ma adesso è in cammino verso la piena consapevolezza. Il narratore onnisciente parla per lui:

« Poverty was not his portion: unemployment, slums, the perverts, thieves, victims in court, (...). He could still take the superjet to Chicago when he had the impulse, could rent a teal-blue Falcon, drive to the old house. Thus he realized with peculiar clarity his position in the scale of prerogatives — of affluence, of insolence, of untruth, if you like. »
(Hz, 298)

Sul piano dell'azione, come abbiamo discusso, la scena che segue è il punto centrale del romanzo: quando Herzog, con l'intenzione di uccidere Madeleine e Gersbach, va a trovarli e assistendo ad una scena domestica, in cui si vede Gersbach che fa il bagno a June, non riesce ad agire e si rende conto della sua irrazionalità. Madeleine e Gersbach cessano in quel momento di far parte della mente di Herzog e diventano reali. Herzog riflette:

« ...And I apparently believe that if the child does not have a life resembling mine, educated according to the Herzog standards of "heart", and all the rest of it, she will fail to become a human being. This is sheer irrationality, and yet some part of my mind takes it as self-evident. »
(Hz, 315)

Herzog lascia il luogo e, dirigendosi verso la casa dell'amico, riflette profondamente sulla complessità della natura umana, riprendendo il suo interrogativo sull'aspetto dialettico dell'uomo e per estensione della storia e della società. Ancora una volta lo vediamo respingere visioni radiali che fornirebbero un'interpretazione unilaterale dell'uomo nella storia e nella società. "It's all around us", riflette, mostrando un'immagine significativa della pluridimensionalità dell'uomo, "Buddha and Lao-tse must be walking the earth somewhere. And Tiberius and Nero. Every thing horrible, everything sublime, and things not imagined yet. And you, part-time visionary, cheerful tragical mammal." Nelle sue riflessioni mostra anche il bisogno di toccare il reale, di liberarsi da un attaccamento ossessivo a un passato idealizzato. E pensa: "In ancient days, the genius of man went largely into metaphors. But now into facts... Francis Bacon, Instruments" (Hz, 316).

Possiamo seguire il cambiamento di Herzog. Sul piano dell'azione lo vediamo passare da una necessità ossessiva di soddisfare il suo orgoglio a una piena consapevolezza del suo comportamento ridicolo, quando si rende conto dell'assurdità di voler sparare a Madeleine e Gersbach. Il narratore commenta poi: "Only self-hatred could lead him to ruin himself because his heart was ‘broken’. How could it be broken by such a pair!" Al livello più profondo di cui abbiamo parlato, possiamo seguire il cambiamento dei suoi pensieri e atteggiamenti attraverso le sue riflessioni, e notiamo che i due livelli vanno paralleli. Nel momento in cui si rende conto della follia delle sue intenzioni verso Madeleine, tramite le sue riflessioni mette in discussione anche la vita personale, e notiamo che tende a vedere l'uomo piuttosto come un processo storico nella società che come un individuo. Il suo vero contatto con il reale lo porta a riflettere profondamente sul rapporto uomo e società, e riflette su come i meccanismi astratti della società possano fare per l'uomo più delle intenzioni individuali. Attraverso le sue riflessioni, egli mostra l'immagine più significativa dell'uomo nella società contemporanea: la costrizione della sua vita individuale, la riduzione delle sue possibilità umane di agire, di creare, di partecipare. Herzog riflette:

« The historical process, putting clothes on our backs, shoes on our feet, meat in the mouth, does infinitely more for us by the indifferent method than anyone does by intention. And since these good commodities are the gifts of anonymous planning and labor, what intentional goodness can achieve. (When the good are amateurs) becomes the question. »
(Hz, 323)

Herzog prosegue le sue riflessioni sulla posizione dell'individuo nella nostra società organizzativa, e viene sottolineata la sua lamentela riguardo alla riduzione dell'individuo a modelli. Vede l'uomo abituarsi a tal punto alla sua condizione fino a rinnegare le proprie qualità umane. Cogita: "A creature of deep peculiarities, a web of feeling intricacies and ideas, now approaching a level of organization and automatism where he can hope to be free from human dependency" (Hz, 324).

Dopo la lunga riflessione che abbiamo commentato, Herzog giunge a una constatazione fondamentale che si ricollega a un tema che aveva cominciato a sviluppare: l'inessenzialità della spiegazione intellettuale riguardo alla sopravvivenza. Il narratore dice:

« ...then he realized that he did not need to perform elaborate abstract intellectual work — work he had always thrown himself into as if it were the struggle for survival. But not thinking is not necessarily fatal. Did I really believe that I would die when thinking stopped? Now to fear such a thing — that's really crazy. »
(Hz, 324)

La realizzazione di Herzog raggiunge un punto fondamentale anche per il suo confronto con se stesso e con la realtà: la consapevolezza che la vita è al di sopra di tutto e che l'uomo ha una storia, la propria vita. Questa linea di pensiero lo segue fino al suo stato finale di libertà e pace: l'uomo supera la crisi attraverso il proprio senso della vita, e essere parte di un processo storico è vita. Ripensa alla propria vita, come dice il narratore onnisciente, "...willingly accepting the necessary quota of consequent lies, he had set himself up with his emotional goodies — truth, friendship, devotion to children.". Questa osservazione è molto significativa e riassume la sua vita: era una particella alienata della società, "willingly accpeting". Tuttavia, procede con ulteriori domande e lo vediamo consapevole che questa "is not the whole story... It only begins to approach the start of true consciousness. The necessary premise is that a man is somehow more than his ‘characteristics’, all the emotions, strivings, tastes, and constructions which it pleases him to call ‘My life’" (Hz, 325).

Herzog prende coscienza che l'uomo è guidato dal proprio senso della vita, che è al di sopra di ogni cosa codificabile, e dice: "Go through what is comprehensible and you conclude that only the incomprehensible gives any light". Questo è un punto chiave della sua sintesi: l'uomo contemporaneo è parte di una società organizzativa che nega i valori spirituali, ma lui stesso è più di una particella in questa organizzazione, è permeato di un senso del mistero, di un senso della vita. "We have ground to hope that Life is something more than such a cloud of particles, mere facticity" asserisce (Hz, 325). Pertanto, l'uomo contemporaneo non è realmente ridotto a mera "facticity", e sarà il suo stesso senso della vita a spingerlo a superare la crisi di valori che sta vivendo. Lo stesso Bellow, parlando di Herzog, sottolinea questo punto dicendo:

« I think a good deal of Herzog can be explained simply by the implicit assumption that existence, quite apart from any of our judgments, has value, that existence is worthful. Here it is possible, however that the desire to go on with his creaturely career vulgarly betrays Herzog. He wants to live? what of it! The clay that frames him contains this common want.[13] »

Come abbiamo detto, il livello di riflessione profonda va parallelo a quello dell'azione e interagiscono tra loro. I lampi del vero Herzog che deve affrontare e le sue stesse azioni, così come gli oggetti e i luoghi ad essi correlati, possono avere connotazioni simboliche che rafforzano le idee che Herzog trasmette attraverso le sue riflessioni. Così, il periscopio che acquista per sua figlia viene menzionato nel momento in cui riflette sulla supremazia della vita. Dice: "Let the child find life. The plainer the better, perhaps" (Hz, 326). Connota anche l'aspetto pluridimensionale della vita che vuole che sua figlia conosca.

Il tema della supremazia della vita viene ripreso qualche pagina più avanti, quando Herzog cerca di convincere l'amico Asphalter a rinunciare agli esercizi di morte che sta compiendo, seguendo un libro che sta leggendo. Dice:

« It all goes back to those German existentialists who tell you how good dread is for you, how it saves you from distraction and gives you your freedom and makes you authentic. God is no more. But Death is. That's their story. And we live in a hedonistic world in which happiness is set up on a mechanical model. All you have to do is open your fly and grasp happiness. And so these other theorists introduce the tension of guilt and dread as a corrective. But human life is far subtler than any of these models, even these ingenious German models. Do we need to study theories of fear and anguish? »
(Hz, 332)

Herzog prosegue la sua diatriba, mostrando ancora una volta il suo rifiuto delle filosofie del nichilismo e della morte. "The new attitude which makes life a trifle not worth anyone's anguish threatens the heart of civilization", dice. Crede ancora nel cuore dell'uomo e che possa sopravvivere grazie alle sue qualità umane. Crede nel potere della fratellanza e rifiuta i predicatori che affermano che gli altri ti distraggono solo dalla libertà metafisica. E afferma: "The real and essentia! question is one of our employment by other human beings and their employment by us". È davvero ispirato nel suo discorso e cita la Bibbia per rafforzare la sua fede nella vita e nelle possibilità dell'uomo. Questo atteggiamento messianico lo mostra che segue una linea di pensiero radicalmente opposta all'isolamento romantico dell'individuo e alle filosofie che predicano che la nostra è un'epoca condannata. Asserisce:

« I really believe that brotherhood is what makes a man human. If I owe God a human life, this is where I fall down. "Man liveth not by Self alone but in his brother's face... Each shall behold the Eternal Father and love and joy abound". »
(Hz, 333)

Herzog sente di non aver toccato la realtà nella sua essenza e lotta per essa. Il narratore osserva: "Moses had to see reality. Perhaps he was somewhat spared from it so that he might see it better, not fall asleep in its thick embrace". Lotta contro la passività e l'alienazione. "Awareness was his work; extended consciousness was his line, his business. Vigilance" (Hz, 340), dice il narratore. Alcune pagine più avanti, quando vediamo Herzog condotto alla stazione di polizia per aver portato con sé una pistola mentre era coinvolto in un incidente stradale, si sente ancora lontano dalla realtà, distante dal presente. Vede la necessità di ammettere la realtà del presente, diversa da quella del passato con le sue sfide. Il narratore onnisciente dice:

« ...He might have stopped being quixotic. For he was not a quixote was he? A quixote imitated great models. What models did he imitate? A quixote was a Christian, and Moses E. Herzog was no Christian. This was the post-quixotic, post-Copernican U.S.A, where a mind freely poised in space might discover relationships utterly unsuspected by a seventeenth-century man sealed in his smaller universe. »
(Hz, 349)

Aspettando in cella il suo avvocato con altri due uomini, Herzog ha tempo per pensare e scrivere. La miseria che lo circondava, il cattivo odore, la miseria dei volti lo facevano riflettere: "The man who has eyes, nostrils, ears, let him hear, smell, see. The man who has intellect, heart, let him consider" (Hz, 369). Poi si mette all'opera e "wrote on his knee with cheerful eagerness". Dopo aver scritto alcune note sull'interpretazione data da Freud alla caratteristica criminale dell'uomo e averla rifiutata, scrive: "The dream of man's heart, however much we may distrust and resent it, is that life may complete itself in significant pattern". Egli è fatto così, ammettendo che l'uomo cerca un senso nella vita. Poi scrive una lettera a Edvig, il suo avvocato, nella quale riprende un punto molto significativo del suo interrogativo: l'uomo civilizzato che nega la civiltà che rende possibile la sua vita. La sua riflessione su questo punto è spesso ricorrente, ma solo ora mostra piena consapevolezza della sua posizione: disapprovazione dell'individuo che crea una situazione umana immaginaria da lui idealizzata e nega la realtà. Questo è un punto con cui lo stesso Herzog deve fare i conti, perché solo ora è disposto ad accettare la realtà; finora ne è stato alienato. Scrive a Edvig:

« ...I am much better now at ambiguities. I think I can say, however, that I have been spared the chief ambiguity that afflicts intellectuals, and this is that civilized individuals hate and resent the civilization that makes their lives possible. What they love is an imaginary human situation invented by their own genius and which they believe is the only true and the only human reality. How odd! But the best-treated, most favored and intelligent part of any society is often most un grateful. »
(Hz, 370)

Un po' più avanti nel libro, Herzog raggiunge la piena consapevolezza della sua posizione di intellettuale, isolato nella sua soggettività e negando così la sua partecipazione al processo storico e sociale. Si paragona al medico che lo visita, che considera una persona "who knows-the-world-for-what-it-is" E pensa: "...Whereas a man like me has shown the arbitrary withdrawal of proud subjectivity from the collective and historical progress of mankind" (Hz, 374). Lo stesso Bellow, parlando di Herzog in un'intervista, tocca questo aspetto dicendo:

« Many people feel a "private life" to be an affliction. In some aspect it is a genuine affliction; it cuts one off from a common life. To me, a significant theme of Herzog is the imprisonment of the individual in a shameful and impotent privacy. He feels humiliated by it; he struggles comically with it; and he comes to realize at last that what he considered his intellectual "privilege " has proved to be another form of bondage.[14] »

Herzog continua a pensare a se stesso, ma le sue considerazioni rappresentano piuttosto un'immagine dello scrittore moderno, che chiuso nel suo mondo immaginario pensa, come afferma lo stesso Bellow, "...every aspect of modern civilization is doing violence to his (artist-patrician) feelings".[15] Così prosegue il suo pensiero:

« And that is true of the lower-class emotional boys and girls who adopt the aesthetic mode, the mode of rich sensibility. Seeking to sustain their own version of existence under the crushing weight of mass, what Marx described as that "material weight". »
(Hz, 374)

Siamo tornati allo stesso punto in cui è iniziato il romanzo: Herzog è tornato a Ludeyville, la sua casa di campagna. Nella quinta riga della prima pagina, il narratore dice: "But now, though he still behaved oddly, he felt confident, cheerful, clairvoyant, and strong". Siamo ora arrivati al punto in cui Herzog si sente rinato dopo tanta lotta. "What a struggle I waged! — left-handed but fierce," he thinks, "But enough of that — here I am. Hineni![16] How marvellously beautiful it is today" (Hz, 377). Lo scenario che contestualizza queste affermazioni suggerisce non solo il senso di libertà di Herzog ma anche la sua accettazione del reale: fiori e cipolle selvatiche sono mescolati insieme sotto la stessa luce. Dice il narratore: "He stopped in the overgrown yard, shut his eyes in the sun, against flashes of crimson, and drew in the odors of catalpa-bells, soil, honeysuckle, wild onions and herbs" (Hz, 377).

Abbiamo la sensazione che Herzog abbia fatto i conti con se stesso e con la società, ma ha ancora lettere da scrivere e spiegazioni da dare. La sua mente sta ancora lavorando a pieno ritmo. "The human intellect is one of the great forces of the universe. It can't safely remain unused", riflette. Poi considera l'anima: "The soul requires intensity. At the same time virtue bores mankind" (Hz, 379). Vediamo che il suo pensiero è ancora quello di opposizione all'isolamento: l'uomo è complesso, la vita è complessa e bisogna viverla per sperimentarne la realtà. Ancora una volta considera l'aspetto dialettico dell'uomo quando scrive la sua ultima lettera a Edvig rivolgendosi a lui: "My dear sage and imbecilic Edvig" (Hz, 381).

Herzog è sorpreso dalla sua contentezza. ""What he wanted now was peace — peace and clarity", osserva il narratore. Scrive una lettera a Ramona dalla quale ha cercato di scappare e con la quale era pronto a stare adesso, come abbiamo discusso sul piano dell'azione. Mostra, nella sua lettera, la sua libertà dal senso di schiavitù alla vita personale e dalla confusione. E scrive:

« I hesitate to make too many assertions yet, but at least I can admit what I never stopped asserting anyway, or feeling. The light of truth is never far away, and no human being is too negligible or corrupt to come into it. (...) But to accept ineffectuality, banishment to personal life, confusion... »
(Hz, 382)

La lettera di Herzog al professor Mermelstein fornisce una sorta di riassunto di tutte le sue domande. Comincia lodando Mermelstein per il suo libro sul Romanticismo, che ha superato il suo, e collegandolo ad altri libri significativi di storia e filosofia, incluso il suo, appunto, in cui dice di aver incluso una sezione su Paradiso e Inferno nel Romanticismo apocalittico, quindi rivelando le sue preoccupazioni per le filosofie apocalittiche, commentando il libro di Shapiro e le idee che considera estremiste, sottolinea il suo rifiuto di queste filosofie di sventura, mostrando come la nostra generazione ne sia attratta e come ciò possa influenzarci. Asserisce:

« ...this fellow Shapiro is something of an eccentric, and I mention him as an extreme case. How we all love extreme cases and apocalypses, fires, drownings, stranglings, and the rest of it. The bigger our mild, basically ethical, safe middle classes grow the more radical excitement is in demand. Mild or moderate truthfulness or accuracy seems to have no pull at all. »
(Hz, 385)

Herzog mostra consapevolezza di come queste idee estreme possano essere negative per la manifestazione della vita stessa. Rivolgendosi al lettore, a metà della lettera, scrive: "(«When a dog is drowning, you offer him a cup of water», Papa used to say, bitterly)". Il suo rifiuto di queste idee mostra la sua preoccupazione per il destino dell'uomo contemporaneo: esposto a queste idee, la ricerca di libertà dell'uomo può essere compromessa. Non nega che ci sia un po' di verità in queste filosofie; nutrirne l'umanità è ciò che disapprova e teme. Vediamo qui la sua visione dell'uomo sul mondo contemporaneo di fronte non solo a un sistema sociale che nega i veri valori umani, ma anche di fronte a queste idee destinate a fallire. Commenta aspramente in merito a un altro estremista, un russo,[17] "who sees the souls of monads as the legions of the damned, (...) and warns that Lucifer must take charge of collectivized mankind, devoid of spiritual character and true personality" (Hz, 385).

Herzog non solo mostra il suo rifiuto di queste visioni estremiste dell'umanità, ma teme anche la loro interferenza nel suo processo di raggiungimento della libertà spirituale. Scrive: "I do worry that such ideas, because of the bit of suggestive truth in them, may land us in the same old suffocating churches and synagogues" (Hz, 385).

Il rifiuto da parte di Herzog dell'atteggiamento da wasteland raggiunge il suo punto più alto in questa lettera. Continua a fare osservazioni sul libro di Mermeltein e ne loda le sezioni intitolate "Interpretations of Suffering" e "Towards a Theory of Boredom". Tuttavia non gli piace il trattamento riservato a Kiekergaard, dicendo che è frivolo, e dà la sua opinione sulla questione. Secondo lui, Kiekergaard ritiene che l'uomo si sia allontanato dalla verità e che solo la sofferenza renderà di nuovo seria l'umanità. Herzog non lo crede. E scrive:

« I venture to say Kiekergaard meant that truth has lost its force with us and horrible pain and evil must teach it to us again, the eternal punishments of Hell will have to regain their reality before mankind turns serious once more. I do not see this. »
(Hz, 385)

Come abbiamo visto, Herzog non può accettare l'interpretazione della storia proposta da Spengler più di quanto non possa accettare la filosofia di Kiekergaard e dei suoi seguaci. L'idea che la nostra epoca sia peggiore di qualsiasi altra del passato è quella che abbiamo visto Herzog lottare per confutare in tutto il libro, e ora ne vediamo il suo netto rifiuto. Scrive:

« Let us set aside the fact that such convictions in the mouth of safe, comfortable people playing at crisis, alienation, apocalypse and desperation make me sick. We must get it out of our heads that this is a doomed time, that we are waiting for the end, and the rest of it, mere junk from fashionable magazines. Things are grim enough without these shivery games. »
(Hz, 386)

Herzog passa ora a quello che secondo lui è il punto principale: l'interpretazione della sofferenza. Sappiamo che il tema della sofferenza pervade l'intero romanzo: Herzog stesso è un sofferente, un sofferente comico in tutto il contesto. Abbiamo toccato questo punto quando abbiamo discusso del significato del passato, quando abbiamo visto Herzog lamentare l'impossibilità di una sofferenza eroica e individuale nella nostra società contemporanea. La sofferenza, per lui, fa parte della nostra civiltà occidentale e sembra essere diventata parte della nostra natura umana. Ma non accetta la sofferenza come interpretata dal cristianesimo, come via verso la redenzione e la libertà, o per raggiungere la verità come predica Kierkgaard. Vede la salvezza attraverso la coscienza e la ragione piuttosto che attraverso la sofferenza. E, cosa più importante, la sofferenza facoltativa non ha alcun significato per lui, è vuota, fa parte delle "convictions in the mouth of safe, comfortable people...". Solo dopo aver assistito alla sofferenza, non facoltativa ma obbligata, gli sembra esser pronto per una conclusione definitiva sulla questione. Ciò che è più rilevante nelle sue affermazioni non è l'inefficacia della sofferenza ma i suoi effetti negativi sulla partecipazione dell'uomo al processo storico, che contribuisce a condurre l'uomo alla passività. E scrive:

« ...the advocacy and praise of suffering take us in the wrong direction and those of us who remain loyal to civilization must not go for it. You have to have the power to employ pain, to repent, to be illuminated, you must have the opportunity and even the time. With the religious, the love of suffering is a form of gratitude to experience or an opportunity to experience evil and change it into good. They believe the spiritual cycle can and will be completed in a man's existence and he will somehow make use of this suffering, (...) But this is a special exercise. More commonly suffering breaks people, crushes them, and is simply unilluminating. »
(Hz, 386)

Herzog considera la propria sofferenza e non può assumersene alcun merito morale. Scrive: ""I am willing, whithout further exercises in pain to open my heart. And this needs no doctrine or theology of suffering". Mostra la sua saturazione con troppe teorizzazioni sulla crisi, sull'apocalisse, mostrando così la sua visione della posizione dell'uomo nella società contemporanea, che, oltre ad essere soggetto alle forze disumanizzanti nella società, affronta queste cupe filosofie. Asserisce: "We love apocalypses too much, and crisis ethics and florid extremism with its thrilling language".

Herzog conclude la sua lettera sottolineando ancora una volta il suo rifiuto della sofferenza come forma di raggiungimento della verità. Dice a Mermelstein, dopo aver mostrato la sua nuova visione di se stesso, e di conseguenza dell'uomo, come semplicemente un essere umano, disposto a vivere:

« You have a taste for metaphors. (...), I'm sure you can come up with a grand metaphor for me. But don't forget to say that I will never expound suffering for anyone or call for Hell to make us serious and truthful. »
(Hz, 387)

A questo punto vediamo chiaramente il volto comico della sofferenza di Herzog. La sua sofferenza romantica perde significato per lui dopo aver sperimentato la realtà. Ora possiamo guardare indietro e vedere come Bellow sia riuscito ingegnosamente a essere serio nel trattare comicamente la sofferenza di Herzog, che è rafforzata dalla forma grottesca della sofferenza di Asphalter – sofferenza per la morte di una scimmia: un'immagine della mancanza di comunicazione umana nella nostra società contemporanea.

Herzog continua a scrivere, tornando a tutte le domande che lo hanno ossessionato nel corso del romanzo. Scrive una lettera a Nietzsche criticando la sua filosofia della distruzione e difendendo ancora una volta la necessità di raggiungere una via di mezzo per l'umanità. "Now we've seen enough destruction to test the power of the Dionysian spirit amply", scrive ironicamente, considerando la filosofia di Nietzsche troppo distante dalla realtà. "And where are the heroes who have recovered from it?" si chiede. La valorizzazione della vita persiste soprattutto nei suoi scritti. "I am lying in a hammock, chin on breast, hands clasped, mind jammed with thoughts, agitated, yes, but also cheerful", scrive.

Ci sono punti nella filosofia di Nietzsche con cui Herzog simpatizza. Scrive:

« Herr Nietzsche, I have great admiration for you. Sympathy. You want to make us able to live with the void. No lie ourselves into good-naturedness, trust, ordinary middling human considerations, but to question as has never been questioned before, relentlessly, with iron determination, into evil, past evil, accepting no abject comfort. The most absolute, the most piercing questions. »
(Hz, 389)

Ciò che Herzog in realtà rifiuta di accettare è la visione che Nietzsche ha dell'uomo comune, il suo estremo rifiuto dell'umanità così com'è, l'elitarismo delle sue teorie romantiche. Prosegue la sua lettera dicendo:

« Rejecting mankind as it is, that ordinary, practical, thieving, stinking, unilluminated, sodden rabble, not only the laboring rabble, but even worse the "educated" rabble with its books and concerts and lectures, its liberalism and its romantic theatrical "loves" and "passions" — it all deserves to die, it will die. Okay. Still, your extremists must survive. No survival, no Amor Fati. Your immoralists also eat meat. They ride the bus. They are only the most bus-sick travellers. Humankind lives mainly upon perverted ideas. Perverted, your ideas are no better than those of the Christianity you condemn. »
(Hz, 389)

Herzog ora riprende le sue domande sulla ricerca di una spiegazione per la sopravvivenza. Egli respinge ancora una volta la posizione di coloro che pensano che una condizione per la sopravvivenza sia spiegare la vita: "UA curious result of the increase of historical consc i ou snes s is that people think that explanation is a necessity of survival", scrive. Egli raggiunge ora una posizione definita nell'argomento, riconoscendo il mistero della vita e mostrando l'impossibilità di un'accettazione più favorevole della vita mediante una spiegazione completa della condizione umana. E riflette:

« They have to explain their condition. And if the unexplained life is not worth living, the explained life is unbearable, too. "Synthesize or perish." Is that the new law? But when you see what strange notions, hallucinations, projections, issue from the human mind you begin to believe in Providence again. To survive these idiocies ... »
(Hz, 392)

In questa lettera mostra anche il suo rifiuto dell'intellettuale che, perso nella speculazione astratta, nega la vita stessa e diventa un Separatista. E scrive: "Anyway, the intellectual has been a Separatist. And what kind of synthesis is a Separatist likely to come up with?" Parla dell'intellettuale in generale, ma fa alcune restrizioni a se stesso, dicendo:

« Luckily for me, I didn't have the means to get too far away from our common life. I am glad of that. I mean to share with other human beings as far as possible and not destroy my remaining years in the same way. »
(Hz, 392)

Queste parole mostrano Herzog che finalmente fa i conti con se stesso e con la società, felice di essersi liberato dalla prigionia della propria soggettività ed essere così libero di vivere. Questa è la fine del suo cammino verso la chiarezza. L'accettazione del reale è la sua forma di salvezza: ora è disposto a condividere con altri esseri umani e a partecipare al processo sociale. Tuttavia ha avuto bisogno, per usare le parole di Bellow, "to dismiss a great mass of irrelevancy and nonsense in order to survive".[18]

Herzog, nel confutare l'isolamento dello scrittore dalla società, è portavoce delle idee di Bellow. Un commento che Bellow fa sugli attuali romanzieri americani, pur riflettendo anche su di lui, rivela la sua consapevolezza del problema. Afferma:

« American novelists are not ungenerous, far from it, but as their idea of society is fairly shallow, their moral indignation is non-specific. What seems to be lacking is a firm sense of a common world, a coherent community, a genuine purpose in life.[19] »

La voce narrante commenta: "Herzog felt a deep, dizzy eagerness to begin", e questo desiderio di iniziare una vita adeguata, di partecipare all'esistenza ordinaria, deduciamo che riveli la preoccupazione di Bellow per l'isolamento dell'uomo contemporaneo. Herzog, così come la maggior parte delle opere di Bellow, potrebbe essere visto come l'immagine dell'uomo imprigionato nella sua stessa soggettività. Si pensa e si parla molto, ma molto poco viene messo in atto o realmente sperimentato. L'individuo solitario, passivo e chiuso in se stesso, vede le cose ma non si relaziona con esse, parla a se stesso ma non al mondo, finché non raggiunge un momento di consapevolezza del proprio isolamento ed è pronto a condividerlo con gli altri.

Rivolgendosi così spesso nei suoi romanzi alla difficile situazione dell’individuo isolato, Bellow rivela ovviamente il suo interesse per un problema profondo della nostra epoca. In una recensione di Gide ha mostrato quanto fosse consapevole del problema quando dice:

« ... as human isolation increases while education and abilities multiply, the most vital questions and asnwers become the internal ones. Sadly enough the number of intelligent people whose most vital conversation is with themselves is growing.[20] »

Sebbene Herzog abbia raggiunto la sanità mentale e il punto di contatto con la vita, continua ancora per qualche tempo con le sue riflessioni. Ora fa un riassunto della storia del pensiero, riflettendo che, nel nostro tempo, siamo tornati alle preoccupazioni metafisiche e di conseguenza ci allontaniamo nuovamente dalla realtà. Scrive:

« In the seventeenth century the passionate search for absolute truth stopped so that mankind might transform the world. Something practical was done with thought. The mental became also the real. Relief from the pursuit of absolutes made life pleasant. (...) But our revolutions, including nuclear terror, return the metaphysical dimension to us. All practical activity has reached this culmination: everything may go now, civilization, history, meaning, nature. Everything! »
(Hz, 393)

Herzog raggiunge un punto di completa libertà e pace. L'ambientazione bucolica che abbiamo alla fine del romanzo è un'immagine della supremazia della vita: "He lay down near the locust trees. They bloomed with a light, tiny but delicious flower — he was sorry to have missed that". Il romanzo ha completato il suo ciclo, Herzog si ricollega proprio all'inizio: "...he was lying as he had lain less than a week ago in his dirty little sofa in New York. But was it only a week — five days?" (Hz, 397).

È arrivato a un momento di chiarezza: vale la pena vivere nonostante tutto. "How different he felt! Confident, even happy in his excitement, stable", pensa. È consapevole che questo può essere un momento frugale ma che vale la pena vivere. Ora è pronto ad affrontare i fatti della vita e a viverli: il punto importante è che ha sperimentato il reale ed è disposto a condividerlo. "The bitter cup would came round again, by and by. This rest and well-being were only a momentary difference in the strange lining or variable silk between life and void" (Hz,397), ma parte della vita.

Avendo riflettuto con grande intensità sulla propria posizione e ampiamente su quella dell'uomo nel mondo contemporaneo, come essere storico, parte di una società e soggetto a tendenze di pensiero estreme, e rifiutandosi di accettare il verdetto secondo cui la nostra è una civiltà condannata, Herzog raggiunge uno stato di lucidità che lo lascia con una "dizzy eagerness to begin".

La sua riflessione finale riguarda il senso della vita umana, che mostra il suo atteggiamento positivo nei confronti della vita stessa:

« ...I look at myself and see chest, thighs, feet — a head. This strange organization, I know it will die. And inside — something, something, happiness... "Thou movest me." That leaves no choice. .Something produces intensity, a holy feeling, as oranges produce orange, as grass green, as birds heat. (...) But this intensity, doesn't it mean anything? Is it an idiot joy that makes this animal, the most peculiar animal of all, exclaim something? And he thinks this reaction a sign, a proof, of eternity? And he has it in his breast? But I have no arguments to make about it. "Thou movest me." »
(Hz, 414)

Le ultime righe delle sue riflessioni mostrano chiaramente il suo elogio dell'esistenza stessa, il suo rifiuto delle visioni nichiliste della vita e la sua volontà di partecipare al processo sociale e storico in cui è impegnata l'umanità. E riflette:

« But that is just it — not a solitary thing. I am pretty well satisfied to be, to be just as it is willed, and for as long as I may remain in occupancy. »
(Hz, 414)

Il romanzo chiude il cerchio alla fine, poiché Herzog in effetti non ha mai lasciato Ludeyville.

Per approfondire, vedi Serie letteratura moderna e Serie delle interpretazioni.
  1. Rodrigues, nella sua tesi sui romanzi di Bellow, afferma: "Bellow presents the thoughts of a man trying to grapple with the social problems of the world he lives in,trying to grasp the tormeting paradoxes of modern his tory,science and philosophy." (E .L. Rodrigues, Quest for Human: Theme and structure in the Novels of Saul Bellow. University of Pensylvania, 1970, p. 250).
  2. Abraham Chapman. "The image of Man as Portrayed by Saul Bellow." CLA Journal, Vol.10-11 (Sep-June), 1966-68, p. 288.
  3. Cfr. Cultural Creation, passim.
  4. Ibid., p. 78.
  5. "Saul Bellow's Herzog", p. 271.
  6. Goldmann, discutendo del concetto di consapevolezza potenziale, asserisce: "there is an extremely important fact which sends particularly to call into questions all contemporary sociology insofar as it is centered, more in the concept of real consciousness than on that of potential consciousness. In its descriptive methods, its methods of inquiry, this sociology is in fact interested only in what people actually think. But — I have often cited this example — suppose one used methods a thousand times more accurate than those at our disposal today, the most precise possible inquiry into Russian peasants in January 1917 would probably have found that the great majority were loyal to the Tsar and did not even envisage the possibility of overthrowing the monarchy. Yet by the end of the year, this real consciousness of the peasants had changed radically on that point" ("The Concept of Potential Consciousness." In : Cultural Creation, p. 32).
  7. "Saul Bellow's Herzog", p. 276.
  8. "Saul Bellow - An Interview." Paris Review, (Winter 1966), p. 62.
  9. Per dare un'idea della lettera, una parte è come segue: "...goodness has become a free commodity like air, or nearly free like a subway ride. Best of everything for everybody — help yourself. No one much cares. The honest look, recommended by Ben Franklin as a business asset, has a predestinarian, Calvinistic background. You don't cast doubts on another man's election. You may damage his credit rating..."(Hz, 199).
  10. "Bellow's to Herzog" p. 268.
  11. "Saul Bellow — An Interview", p. 62.
  12. Ibid., p. 60.
  13. Ibid., p. 68.
  14. Ibid., p. 62.
  15. Ibid., p. 63.
  16. Da Esodo 3:4: "Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Ed egli rispose: «Eccomi!» (=Hineni הנני)".
  17. Aleksandr Petrovič Izvol'skij (1856–1919).
  18. Ibid., p. 71.
  19. Tony Tanner. "Isolation and Affirmation." In Saul Bellow. Londra, Oliver & Boyd, 1965, p. 109.
  20. Ibid., p. 108.