San Marco 1
San Marco 1 | |||||
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Immagine del veicolo | |||||
Dati della missione | |||||
Operatore | Consiglio Nazionale delle Ricerche | ||||
NSSDC ID | 1964-084A | ||||
SCN | 00957 | ||||
Satellite di | Terra | ||||
Esito | Successo | ||||
Vettore | Scout X-4 | ||||
Lancio | 16 dicembre | ||||
Luogo lancio | Wallops Flight Facility Launch Area 3 | ||||
Rientro | 13 settembre 1965 | ||||
Durata | 271 giorni | ||||
Proprietà del veicolo spaziale | |||||
Massa | 254 kg | ||||
Parametri orbitali | |||||
Orbita | Orbita terrestre bassa | ||||
Apogeo | 254 km | ||||
Perigeo | 846 km | ||||
Periodo | 94.9 minuti | ||||
Inclinazione | 37.8° | ||||
Eccentricità | 0.0469 | ||||
Progetto San Marco | |||||
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Il San Marco 1 (anche noto come San Marco A) è stato il primo satellite artificiale italiano. Si trattava di un satellite di prova delle capacità di progettazione e lancio acquisite dagli ingegneri italiani, in gran parte formati dalla NASA nei primi anni sessanta al fine di poter condurre, successivamente, lanci autonomi; pertanto fu progettato per poche ricerche scientifiche sulla densità dell'aria nella ionosfera[1]. Ha segnato l'inizio della collaborazione spaziale tra Italia e Stati Uniti.
È stato il primo dei cinque satelliti del Progetto San Marco (1962-1980). Deve il nome alla nave autosollevante offshore messa a disposizione dall'Eni come piattaforma per i lanci successivi al San Marco 1 (autonomi dalla NASA), il quale invece è stato lanciato dalla Wallops Flight Facility, in Virginia.[1][2]
L'Italia è così diventato il quinto Paese a mandare in orbita un proprio satellite, dopo Unione Sovietica (1957), gli stessi USA (1958), Regno Unito e Canada (1962). Va detto che, al contrario di questi ultimi due, anche il lancio è stato gestito da italiani: il razzo era stato donato all'Italia e la base era americana, ma gestita da italiani; a schiacciare il pulsante e a governare la partenza erano stati ingegneri italiani. Ciò renderebbe l'Italia la terza nazione a lanciare autonomamente un proprio satellite.
In seguito, nei primi anni 1970, l'Italia ricambiò il favore alla NASA consentendole di lanciare i propri satelliti (Explorer 42, 45 e 48) dalla San Marco, convenientemente collocata in Kenya, presso l'Equatore.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Concepito da Luigi Broglio, Carlo Buongiorno e Franco Fiario nel 1960, fu messo in orbita con la collaborazione statunitense nel 1964: la NASA, infatti, fornì la formazione del personale italiano, la piattaforma di lancio e il vettore Scout[2] alla Commissione per le Ricerche Spaziali[1] (l'Agenzia spaziale italiana sarebbe nata solo nel 1988). Alla progettazione del veicolo spaziale collaborò tra gli altri il fisico Edoardo Amaldi (uno dei Ragazzi di via Panisperna e in seguito tra i fondatori dell'European Space Research Organization, che nel 1968 avrebbe messo in orbita ESRO-2B).
Il lancio fu effettuato da personale formato dalla NASA, ma completamente italiano (ovvero, per la seconda volta nella storia spaziale, dopo Ariel 1, esterno all'agenzia statunitense[1]). Lo scopo era effettuare un test prima dei lanci completamente autonomi.
La formazione del personale era avvenuta in tre fasi:[2]
- Fase 1: sotto la supervisione della NASA, il team italiano familiarizza con i vettori Scout attraverso la conduzione di lanci suborbitali dall'isola di Wallops (aprile e agosto 1963);
- Fase 2: lancio del San Marco 1 attraverso uno Scout 15 (dicembre 1964);
- Fase 3: lanci autonomi italiani (il San Marco 2 è del 1967).
Note
[modifica | modifica wikitesto]Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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