Coordinate: 44°14′36.02″N 7°48′43.13″E

Riserva naturale delle Grotte di Bossea

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Riserva naturale delle Grotte di Bossea
Tipo di areaRiserva naturale regionale
Codice EUAPnon attribuita
StatiItalia (bandiera) Italia
Regioni  Piemonte
Province  Cuneo
ComuniFrabosa Soprana
Provvedimenti istitutiviL.R. 3.8.2011
GestoreEnte di gestione delle aree protette delle Alpi Marittime
Mappa di localizzazione
Map

La riserva naturale delle Grotte di Bossea è un'area naturale protetta istituita dalla Regione Piemonte nel 2011 ed affidata in gestione all'Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Marittime[1]. L'area protetta tutela le omonime Grotte di Bossea, un insieme di grotte carsiche accessibili ai turisti, considerate tra le più interessanti d'Italia sia per la ricchezza di concrezioni calcaree che per i numerosi resti paleontologici che vi sono stati rinvenuti.[2]

Le Grotte di Bossea fanno parte di un sistema carsico collocato tra Prato Nevoso e il torrente Corsaglia, nel comune di Frabosa Soprana in provincia di Cuneo; sono lunghe circa 12 km e presentano un dislivello di 600 m.[3][4] Al loro interno presentano ambienti diversificati, quali torrenti e laghi sotterranei, macigni ciclopici, colonne stalagmitiche, stalattiti e concrezioni calcaree.

Guglia Giuseppina e Ponte di Ortensia, illustrazione di fine Ottocento

Le prime esplorazioni della grotta risalgono alla prima metà del XIX secolo; pochi anni più tardi, Domenico Mora raggiunse il lago di Ernestina, nel 1874 una spedizione superò la cascata raggiungendo il canyon del torrente e nel 1949 fu completata l'esplorazione dei rami principali. Alcuni gruppi speleologici continuano tuttora a scoprire nuovi anfratti.

La grotta venne aperta al pubblico nel 1874 e nella seconda metà del XX secolo fu installato un impianto di illuminazione interna.

All'interno della grotta si ritrova la fauna tipica degli ambienti carsici; le specie endemiche del biotopo sono una cinquantina[5], tra cui Plectogona sanfilippoi (Diplopoda)[6], Eukoenenia strinatii (Palpigradi)[7] e Troglohyphantes pedemontanus (Linyphiidae).

Gli orsi delle caverne frequentarono il luogo tra gli 80.000 e i 12.000 anni fa, per trascorrere il periodo di letargo invernale e partorire. Su alcune pareti si possono notare i segni di profonde unghiate.[8]

Ricerca scientifica

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Nella grotta è situato un laboratorio gestito dal Dipartimento Geo-risorse e Territorio del Politecnico di Torino in collaborazione con la locale sezione del CAI e dall'ARPA della Valle d'Aosta.

  1. ^ Legge regionale n. 16 del 3 agosto 2011 - Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità).
  2. ^ AA.VV., Piemonte, Valle d'Aosta: Torino, Alpi, Monferrato, Verbano, Langhe, Ossola, Touring Club Italiano, 1996, p. 125.
  3. ^ AA.VV., Atlante delle grotte e delle aree carsiche piemontesi, Torino, Associazione Gruppi Speleologici Piemontesi, 1995, pp. 167 e seguenti.
  4. ^ Dato riferito al solo Sistema della Mottera, il più sviluppato dei sottosistemi carsici che fanno parte del Sistema di Bossea
  5. ^ Grotta di Bossea (108 Pi/CN), in Biospeleologia del Piemonte.
  6. ^ Plectogona sanfilippoi (Manfredi, 1956), in Biospeleologia del Piemonte.
  7. ^ Condé B, Nouveaux palpigrades du Muséum de Genève (PDF), in Revue Suisse de Zoologie 1977; 84(3): 665-674 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2014).
  8. ^ Ambiente carsico e umano in Val Corsaglia, Atti del convegno di Bossea 14-15 settembre 1991, Comitato Scientifico Ligure-Piemontese-Valdostano del Club Alpino Italiano

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