Maiuscola corsiva

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Una replica dell'antica capitale corsiva romana ispirata alle tavolette di Vindolanda:[1] "Hoc gracili currenteque / vix hodie patefactas / Romani tabulas ornarunt calamo" ("Con questo esile e slanciato stilo, i Romani decorarono tavolette, che oggi si aprono con difficoltà.")

La maiuscola corsiva (o capitale corsiva o capitale romana corsiva o corsiva antica o écriture commune classique) si delinea per le forme corsive assunte dalla scrittura capitale, sia nella scrittura epigrafica a sgraffio, sia nella scrittura su papiro[2]. Pur trattandosi fondamentalmente dello stesso tipo di scrittura, le differenze legate al tipo di supporto e di strumento scrittorio sono evidenti, e riguardano soprattutto l'articolazione delle lettere e il ductus[3]: le lettere risultano slegate fra di loro e disarticolate nella scrittura a sgraffio su muro o tavoletta (tipiche sono le forme "lineari" della e e della f, tracciate con due tratti verticali affiancati, di eguale misura per la e, più corto il secondo nella f), mentre hanno un ductus più corrente (manu currente scripta) nella scrittura con il calamo su papiro.

È una scrittura maiuscola, le cui lettere sono quindi inseribili in un sistema bilineare. Il termine "corsiva" è dovuto alla sua tendenza all'inclinazione, ma la scrittura ricca di legature è la minuscola corsiva (o corsiva romana nuova o nouvelle écriture commune).

Dal 367, tramite un mandato di Valentiniano I e Valente, l'utilizzo della maiuscola corsiva restò prerogativa della cancelleria centrale dell'impero sotto la forma di litterae caelestes (pertanto nota anche come Kaiserkursive), laddove la minuscola corsiva (le litterae communes) fu impiegata nelle altre cancellerie dell'impero[4].

Esempi di maiuscola corsiva si ritrovano nel Papyrus Claudius[5] e nella Emptio pueri[6].

  1. ^ Tavole di Vindolanda, su vindolanda.csad.ox.ac.uk.
  2. ^ Paolo Cherubini, La scrittura latina: storia, forme, usi, Roma, Carocci, 2019, ISBN 9788843095148.
  3. ^ Per i paleografi italiani, il grado di rapidità del tracciato. Una scrittura continua indica un movimento veloce della mano; lettere staccate indicano invece una scrittura più posata, lenta. Per la scuola paleografica francese, il ductus rappresenta l'ordine di successione e la direzione dei tratti costitutivi di una lettera.
  4. ^ Cod. Theod. IX, 19, 3: «Impp. Valentinianus et Valens aa. ad Festum proconsulem Africae. Serenitas nostra prospexit inde caelestium litterarum coepisse imitationem, quod his apicibus tuae gravitatis officium consultationes relationesque complectitur, quibus scrinia nostrae perennitatis utuntur. Quam ob rem istius sanctionis auctoritate praecipimus, ut posthac magistra falsorum consuetudo tollatur et communibus litteris universa mandentur, quae vel de provincia fuerint scribenda vel a iudice, ut nemo stili huius exemplum aut privatim sumat aut publice.»
  5. ^ Mallon, Paléographie romaine, tav. 6; Steffens, tav. 4 (disponibile anche qui: https://fragmentarium.ms/view/page/F-2fh6/7408/59467)
  6. ^ Londra, British Museum, Papyrus CCXXIX

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