Go-go (genere musicale)
Go-go | |
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Origini stilistiche | funk, soul |
Origini culturali | anni sessanta, Washington |
Strumenti tipici | chitarra, basso, percussioni, voci, fiati, tastiere |
Popolarità | noto prevalentemente a Washington |
Il go-go è un sottogenere del funk originario dell'area metropolitana di Washington. Lo stile, inventato da artisti come Chuck Brown, durante la metà degli anni 1960, fonde funk, soul, blues e musica latinoamericana.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Anni 1960 - 1970
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene l'invenzione del go-go venga spesso attribuita al solo Chuck Brown, esso venne in realtà già precorso, se non ideato, anche da diversi artisti soul degli anni 1960 a lui contemporanei, fra cui Black Heat,[2] Young Senators, Experience Unlimited, Vernon Burch, Sir Joe Quarterman & the Free Soul, Ray, Goodman & Brown, True Reflection, the Unifics, Peaches & Herb, Terry Huff & Special Delivery,[3] Act 1, Dynamic Superiors, Skip Mahorny & the Caduals, Choice Four e Fuzz.
A metà del decennio, la parola "go-go" identificava, nel gergo delle persone di colore della città di Washington, dei club frequentati da afroamericani ove venivano suonati dal vivo una ventina dei singoli di maggiore tendenza degli artisti funk e soul di Washington (la frase dance to a go-go, ovvero "ballare in un go-go", ispirò il titolo di un singolo dei Miracles del 1965).
Brown era uno degli artisti più attivi dei go-go e, già nel 1966, era solito tenere dei concerti con i suoi Los Lotinos nella capitale americana e nel Maryland. Intorno alla metà degli anni 1970, la formazione di Brown cambiò nome in The Soul Searchers, e modificò il suo stile: la musica si fece infatti più rilassata, i ritmi divennero più scanditi seguendo la falsariga del funk e le tracce della band venivano iniziarono a essere suonate senza pause fra l'una e l'altra per far ballare ininterrottamente i frequentatori dei locali. Stando ad alcune fonti, le ritmiche dei Soul Searchers erano ispirate a quelle di Mr. Magic di Grover Washington Jr.,[4] mentre altri, fra cui lo stesso Brown, dichiarano che lo stile della sua band sia in realtà ispirato a quello della musica gospel (genere che aveva anche ispirato Grover Washington Jr.).[5]
Anni 1980
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1984, dopo aver ascoltato We Need Some Money di Brown e i Soul Searchers, il fondatore della Island Records Chris Blackwell iniziò a scritturare vari artisti go-go, fra cui Brown, Trouble Funk, gli Experience Unlimited, Redds and the Boys and Hot, Cold, Sweat e T.T.E.D. Blackwell decise anche di produrre un film, Good to Go, diretto da Blaine Novak e uscito nel 1986, ambientato a Washington e con una colonna sonora go-go. Il film venne pubblicato dopo alcuni ritardi, fu accusato di focalizzarsi troppo poco sulla musica ed ebbe scarso successo commerciale.[6]
Nuovo millennio
[modifica | modifica wikitesto]Con il passare degli anni, il numero dei brani di successo go-go diminuì e lo stile perse parte della notorietà acquisita negli scorsi decenni.[1] A partire dalla fine degli anni 2000 e l'inizio degli anni 2010, gli artisti go-go di Washington ridussero la frequenza dei loro concerti in quanto, secondo le forze dell'ordine locali, erano considerati incitatori di violenza.[7] Nel mese di febbraio del 2020, il go-go divenne la musica ufficiale della capitale americana.[8]
Influenza
[modifica | modifica wikitesto]Nonostante il suo carattere localistico, la scena go-go ha ispirato diversi artisti hip-hop come Kurtis Blow, DJ Kool, KRS One e i Beastie Boys,[1] così come artisti rock e hardcore come i Red Hot Chili Peppers, gli Scream e i Minor Threat.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Go Go, il Sound della Capitale, su ilmanifesto.it. URL consultato il 26 ottobre 2020.
- ^ (EN) Black Heat, su allmusic.com. URL consultato il 26 ottobre 2020.
- ^ (EN) Terry Huff, su allmusic.com. URL consultato il 26 ottobre 2020.
- ^ (EN) Wind me up, Chuck!, su sfbg.com. URL consultato il 26 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2001).
- ^ (EN) Chuck Brown, su globalrhythm.net. URL consultato il 26 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2018).
- ^ (EN) Katherine Larsen, WORLD FILM LOCATIONS Washington D.C., Intellect, 2015, p. 39.
- ^ (EN) P.G. cracks down on clubs beset by violence, su washingtontimes.com. URL consultato il 26 ottobre 2020.
- ^ (EN) Go-go is signed into law as the official music of D.C, su washingtonpost.com. URL consultato il 26 ottobre 2020.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Kip Lornell, Charles C. Stephenson, Jr, The Beat: Go-Go Music from Washington, Part 3, 2001, p. 75.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Go Go, il Sound della Capitale, su ilmanifesto.it. URL consultato il 26 ottobre 2020.
- Cultural Life in a 'Chocolate City': A Review of Natalie Hopkinson's Go-Go Live, su southernspaces.org. URL consultato il 26 ottobre 2020.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh2002012156 · J9U (EN, HE) 987007532499205171 |
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