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Vetrina

Giulio Nepote (in latino Iulius Nepos; Dalmazia, ... – Salona, primavera 480) è stato imperatore romano d'Occidente, di fatto dal 474 al 475, mentre dopo la sua fuga dall'Italia continuò a reclamare il titolo fino al 480.

Giulio Nepote, uno dei caduchi imperatori succedutisi tra il 455 e il 476, fu l'ultimo ad essere esponente della volontà da parte della corte imperiale di Costantinopoli, dopo Antemio, di poter mettere un uomo di sua fiducia sul trono occidentale. Il suo breve regno, costellato da insuccessi a livello diplomatico nei rapporti con Visigoti e Vandali, terminò quando il patrizio Flavio Oreste lo costrinse a fuggire nella natìa Dalmazia ponendo sul trono di Ravenna suo figlio, Romolo Augusto. Nepote continuò a considerarsi imperatore de jure d'Occidente anche dopo la caduta causata da Odoacre e fino alla morte, avvenuta violentemente nel 480.

Anche se il suo successore Romolo Augusto viene comunemente ritenuto l'ultimo imperatore d'Occidente, Giulio Nepote è considerato da alcuni storici l'ultimo vero imperatore legittimo d'Occidente, avendo de jure detenuto il titolo sino alla morte.

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Voci di qualità

Kęstutis (Senieji Trakai, tra 1297 e 1300Krėva, 15 agosto 1382) fu granduca di Lituania dal 1381, anno in cui spodestò suo nipote Jogaila, al 1382, anno in cui fu a sua volta destituito da Jogaila.

Figlio dell'influente granduca Gediminas, al potere dal 1316 al 1341, al momento della morte del padre, Kęstutis ricevette come lascito il ducato di Trakai e quello della Samogizia. Il ruolo di granduca fu invece assegnato a un figlio di mezzo di Gediminas, Jaunutis, che si dimostrò incapace di governare e di contenere le aspirazioni del fratello maggiore Algirdas. Quest'ultimo aveva una profonda intesa con Kęstutis, assieme al quale destituì Jaunutis nel 1345. Da quel momento, Algirdas costituì una sorta di duumvirato con Kęstutis, assegnandogli il ruolo di vice-granduca e la gestione dei confini occidentali della Lituania, mentre egli si concentrò sulle frontiere orientali.

Kęstutis si trovò a fronteggiare per tutta la sua vita la coalizione crociata che intendeva conquistare la Lituania e convertire i suoi abitanti al cristianesimo (all'epoca ancora pagani). Al contempo si scontrò varie volte con la Polonia per il possesso di regioni contese, quali la Galizia e la Volinia. Al fine di agire indisturbato in queste campagne, allo stesso modo di suo fratello Algirdas e di suo padre Gediminas ancora prima di lui, si lasciò andare a false o vaghe promesse di conversione e a una tattica di temporeggiamento.

Quando nel 1377 Algirdas morì, Kęstutis accettò la decisione del fratello di nominare come erede suo figlio Jogaila, che confermò la carica di vice-granduca allo zio. Tuttavia, presto insorsero degli screzi tra i due e, nel 1381, Kęstutis si impossessò con la forza della carica di granduca, scatenando così una guerra civile. Forte del sostegno di chi non gradiva le politiche militari di Kęstutis, il destituito Jogaila riuscì a far prigioniero suo zio e il figlio di quest'ultimo, Vitoldo, nell'agosto del 1382. Kęstutis morì nelle prigioni del castello di Krėva a oltre ottant'anni di età; la guerra civile scoppiata nel 1381 proseguì fino al 1384 e fu portata avanti da Vitoldo. Le spoglie di Kęstutis furono poi cremate durante una sontuosa cerimonia pagana, l'ultima avvenuta nella storia della Lituania; i futuri sovrani, a partire proprio da Jogaila e Vitoldo, si convertirono al cristianesimo.

La parentesi storica al potere di Algirdas e Kęstutis viene valutata positivamente dagli storiografi, i quali ritengono che in quel trentennio le conquiste effettuate e il potere assunto dal Granducato si ampliarono ulteriormente. Tuttavia, anche dopo la morte di suo fratello, Kęstutis non riuscì a risolvere il problema dell'isolamento internazionale della Lituania, limitandosi a continuare a combattere i crociati e portando avanti un disegno che appariva ormai anacronistico, ovvero la persistente resistenza alla cristianizzazione.

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Lo sapevi che...

Il Battaglione di San Patrizio (in inglese St. Patrick's Battalion, in spagnolo Batallón de San Patricio, anche Legione straniera dei Patricios) era un'unità militare dell'esercito messicano durante la guerra messico-statunitense (1846-1848), composta in maggioranza da disertori irlandesi e tedeschi dell'esercito americano. Il loro comandante era John Riley.

I Patricios, com'erano comunemente noti, furono tra i combattenti più valorosi dell'esercito messicano durante la guerra. Tuttavia, la ridotta consistenza numerica e la persecuzione implacabile da parte delle autorità statunitensi portarono presto il battaglione all'annientamento e alla dissoluzione dopo la sconfitta messicana alla battaglia di Churubusco: fatti per la maggior parte prigionieri, numerosi Patricios vennero giustiziati per alto tradimento, mentre gli altri subirono lunghe prigionie e torture disumane.

Nonostante il loro tragico destino, i Patricios sono ancora oggi considerati eroi nazionali in Messico e in Irlanda. Sono ricordati da numerose canzoni e ballate popolari.

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Premi Nobel 2024

Su Wikipedia puoi leggere le biografie e gli studi dei vincitori dei Premi Nobel per il 2024. Visita anche il Portale:Premi Nobel.

 

Ricorrenze del 16 novembre

Tazio Nuvolari

Nati...

...e morti

In questo giorno accadde...

Ricorre oggi: la Chiesa cattolica celebra la memoria dei santi Giuseppe Moscati, Agnese d'Assisi e Margherita di Scozia.

 

Nelle altre lingue

Di seguito sono elencate le 10 versioni maggiori di Wikipedia (per numero di voci, non necessariamente per qualità o dimensioni totali) e una selezione casuale di altre edizioni con un numero minore di voci:

Le 10 maggiori (al 16 novembre 2024): English (inglese) (6 911 158) · Binisaya (cebuano) (6 116 960) · Deutsch (tedesco) (2 959 499) · Français (francese) (2 647 513) · Svenska (svedese) (2 597 530) · Nederlands (olandese) (2 171 839) · Русский (russo) (2 009 939) · Español (spagnolo) (1 989 815) · Italiano (1 891 481) · مصرى (Maṣrī, arabo d'Egitto) (1 625 528)

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Lavori in corso

 

Dagli altri progetti

Questa settimana la voce da tradurre è:

(versione in italiano: Trisomia 16)

Viviamo in questo mondo per imparare e per illuminarci l'un l'altro.
Wolfgang Amadeus Mozart

Cristalli di ghiaccio formatisi su del filo spinato ad Hausdülmen, quartiere di Dülmen, Nordreno-Vestfalia, Germania. La fotografia è stata scattata il 14 febbraio 2021 alle 07:57 del mattino.

Phnom Penh

È la capitale politica ed economica della Cambogia e capoluogo della municipalità di Phnom Penh. Importante porto fluviale, la città è adagiata sulle sponde del fiume Mekong, nel luogo dove confluisce il Tonle Sap e dove si dirama il fiume Tonle Bassac. Con i suoi circa tre milioni di abitanti, Phnom Penh è la città più vasta e popolosa della Cambogia e il maggiore centro commerciale e culturale. Una volta conosciuta come la Perla dell'Asia, la città è oggi una meta turistica di discreta importanza ed è rinomata per la sua architettura, che risente sia dello stile tradizionale khmer sia di quello ereditato durante la dominazione coloniale francese.