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Tinca tinca

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Tinca

Un adulto (sopra) e un esemplare giovanile
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseOsteichthyes
ClasseActinopterygii
SottoclasseNeopterygii
InfraclasseTeleostei
SuperordineOstariophysi
OrdineCypriniformes
FamigliaTincidae
Jordan, 1878
SottofamigliaTincinae
Günther, 1868
GenereTinca
Cuvier, 1816
SpecieT. tinca
Nomenclatura binomiale
Tinca tinca
(Linnaeus, 1758)
Sinonimi

Cyprinus tinca, Cyprinus tincaauratus, Cyprinus tincaurea, Cyprinus zeelt, Tinca chrysitis, Tinca communis, Tinca italica, Tinca limosa, Tinca linnei, Tinca vulgaris, Tinca vulgaris cestellae

La tinca[2] (Tinca tinca (Linnaeus, 1758)) è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Tincidae Jordan, 1878, nonché suo unico esponente.

La tinca ha un corpo tozzo, coperto da piccole scaglie, con grosse pinne carnose. La livrea è verdastra sul dorso, più chiara e tendente al giallo nella zona ventrale. Le pinne sono verde-brune. Gli occhi sono rossi.

Solitamente raggiunge i 30–50 cm di lunghezza per 6 kg di peso, anche se sono registrate (non in Italia) tinche lunghe fino a 84 cm.

Alimentazione

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Pesce onnivoro, si nutre di organismi bentonici e vegetali, soprattutto in orari notturni.

Il periodo di fregola avviene tra la primavera e l'estate, quando le tinche si spostano verso acque basse riccamente coperte di vegetazione acquatica.

L'accoppiamento avviene in più momenti (fino a 2 mesi), poiché la femmina produce centinaia di migliaia di uova (fino a 600.000 per kg di peso) che il maschio feconda esternamente.

La schiusa avviene dopo 5-6 giorni e le piccole larve sono provviste di un organo adesivo grazie al quale rimangono attaccate alle foglie delle piante acquatiche fino a quando il sacco vitellino si sarà riassorbito.

La maturità sessuale avviene a quattro anni per i maschi e a due per le femmine.

Distribuzione e habitat

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È diffusa in tutte le acque dolci europee (arcipelago britannico compreso) a corso lento: laghi, fiumi, canali, stagni. La sua presenza è documentata anche nei fiumi della Siberia[3], così come nel lago Bajkal. In Italia la specie è sicuramente nativa in pianura padana e nel distretto tosco-laziale, mentre la sua presenza al Meridione e sulle isole è probabilmente dovuta a ripetuti spostamenti da parte dell'uomo, che sono iniziati già a partire dall'epoca antica.

Predilige fondi melmosi o ricoperti di vegetazione. Sopravvive anche in ambienti poveri di ossigeno. In inverno non si nutre, muovendosi lo stretto indispensabile, seppellendosi parzialmente nella melma di fondali fangosi.

Negli ultimi anni si è notata in Italia una contrazione della specie, concomitante alla diffusione di specie alloctone, quali il carassio, il pesce gatto e il pesce siluro.

È un pesce dalle carni apprezzate, preda di pescatori sportivi e non, nonché oggetto di allevamento in acquacoltura. Il sapore è molto influenzato dall'ambiente in cui vive.

Per pescarla vengono impiegate canne bolognesi, fisse e da fondo, con montature medio-pesanti. Le esche sono simili a quelle in uso per la carpa, anche se sono maggiormente apprezzate quelle di origine animale quali il lombrico ed il bigattino.

Tinche fritte con patate al forno

La tinca è un pesce utilizzato per l'alimentazione umana. Tra le varietà più pregiate può essere segnalata la Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino.[4] Aspetto negativo delle sue carni è una certa presenza di lische, che ne riducono il pregio.

  1. ^ (EN) Freyhof, J. & Kottelat, M., Tinca tinca, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it.
  3. ^ (EN) Ian Winfield e Joe S. Nelson, Cyprinid Fishes: Systematics, biology and exploitation, p. 135.
  4. ^ Prodotti del paniere - Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino, su cittametropolitana.torino.it, Città metropolitana di Torino. URL consultato il 19 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2019).

Voci correlate

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