Papa Clemente IV

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Papa Clemente IV
183º papa della Chiesa cattolica
Elezione5 febbraio 1265
Insediamento15 febbraio 1265
Fine pontificato29 novembre 1268
(3 anni e 298 giorni)
Predecessorepapa Urbano IV
Successorepapa Gregorio X
 
NomeGui Foucois o Guy Le Gros Foulquois o Foulques
NascitaSaint-Gilles-du-Gard, 23 novembre tra il 1190 ed il 1200
Ordinazione sacerdotale1255
Nomina a vescovo19 ottobre 1257 da papa Alessandro IV
Consacrazione a vescovo1258 dal vescovo Raymond Amaury
Elevazione ad arcivescovo10 ottobre 1259 da papa Alessandro IV
Creazione a cardinale17 dicembre 1261 da papa Urbano IV
MorteViterbo, 29 novembre 1268
SepolturaBasilica di San Francesco alla Rocca, Viterbo
Beato Clemente IV
 

Papa

 
Nascita23 novembre tra il 1190 e il 1200 a Saint-Gilles-du-Gard
Morte29 novembre 1268 a Viterbo
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione8 giugno 1864 da papa Pio IX
AttributiTriregno, stola

«Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora[1]»

Clemente IV, nato Gui Foucois o Guy Le Gros Foulquois o Foulques, italianizzato in Guido il Grosso Fulcodi (Saint-Gilles-du-Gard, 23 novembre tra il 1190 ed il 1200 – Viterbo, 29 novembre 1268), è stato il 183º papa della Chiesa cattolica dal 1265 alla morte. È beatificato l'8 giugno 1864 da Pio IX.

Militare, avvocato e consigliere del re

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Nacque in Linguadoca, a Saint-Gilles-du-Gard, da una buona famiglia della borghesia, in un anno imprecisato tra il 1190 ed il 1200. Fu in gioventù soldato e combatté contro i Mori, si diede quindi agli studi e si laureò in diritto civile, divenendo successivamente un celebre avvocato e giurista. Nel 1239 sposò la nobile figlia di Simon de Malbois, che gli diede molti figli. La moglie morì intorno al 1250, quando erano ancora in vita soltanto due figlie femmine, Mabilie e Cécile. Rimasto vedovo, Guy decise di prendere gli ordini: nel 1255 divenne sacerdote. Data la sua notorietà ebbe una fulminea carriera ecclesiastica e fu nominato vescovo di Puy nel 1257 e arcivescovo di Narbona nel 1259.

Negli stessi anni divenne anche fidato consigliere di re Luigi IX e di papa Urbano IV, che nel 1261 lo creò cardinale vescovo di Sabina. Legato pontificio in Inghilterra per una difficile mediazione tra Enrico III e i suoi baroni e la Chiesa locale, era in viaggio nel febbraio 1265 quando, morto Urbano IV, il Collegio cardinalizio, riunito a Perugia, lo elesse papa, forse per assecondare Luigi IX o, più probabilmente, per affidare ad un uomo abile ed esperto la guida della Chiesa in un momento di grande difficoltà. Guy lasciò la Francia per recarsi a Roma.

Clemente IV fu papa per circa 45 mesi: il tempo gli fu sufficiente per lasciare una traccia importante nella Storia della Chiesa. Si distinse per severa austerità, nonché per estremo rigore morale ed assoluta onestà. Va ricordato, ad esempio, come Clemente IV non si sia avvalso di alcuna forma di nepotismo, non creando cardinali durante il suo pontificato, ed abbia duramente combattuto la corruzione. Governò le vicende interne della Chiesa con fermezza e determinazione, sostenendo la necessità che i benefici ecclesiastici fossero riservati alla Santa Sede e finendo per essere indicato come il vero fondatore della fiscalità pontificia.

Clemente IV e Carlo I d'Angiò, affresco del XIII secolo conservato nella "Tour Ferrande" a Pernes-les-Fontaines (Francia).

Le VII gioie della Vergine

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Gui Folqueis, prima di diventare Clemente IV, era parte del foltissimo gruppo di trovatori provenzali, pur figurando per una sola preghiera, Le VII gioie della Vergine, rivendicata peraltro una volta eletto papa in quanto riteneva evidentemente che niente poteva impedire di essere nello stesso tempo papa e autore. Questi poeti e musicisti originari della metà del Sud della Francia, che utilizzavano il dialetto letterario della Lingua d'Oc sono stati gli iniziatori della poesia lirica, interpretata di corte in corte, nell'Europa del Medioevo e, ciò che più importa, hanno messo la loro arte al servizio d'una nuova concezione dell'amore che ha profondamente modellato, così ha scritto Henri-Irénée Marrou, la struttura della psiche occidentale.[2]

Da oltre un decennio la Santa Sede era impegnata nel conflitto contro Manfredi di Sicilia, considerato "usurpatore" del trono di Palermo poiché si era impadronito del Regno di Sicilia contro la volontà della Santa Sede, tanto che Clemente - subito dopo l'elezione, a causa del blocco navale delle coste italiane operato dalla flotta siciliana - fu costretto ad entrare in Italia in incognito.

Il primo atto del nuovo pontefice fu la scomunica di Manfredi. Inoltre portò a termine le trattative, iniziate dal suo predecessore con Carlo I d'Angiò, per favorire la discesa in campo delle armi francesi contro gli Svevi[3], e insediare il sovrano angioino sul trono di Sicilia.

Grazie al determinante aiuto del Pontefice[4], nel 1266 Carlo sconfisse ed uccise Manfredi nella battaglia di Benevento (1266). Fece così ingresso trionfale in Napoli, insediandosi con determinazione sul trono del regno di Sicilia[5].

Nel febbraio 1268 papa Clemente IV indisse una Crociata per debellare tutti i musulmani presenti a Lucera, all'epoca unica piazzaforte dell'Islam nell'Italia meridionale[6]. Carlo I fu a capo dell'assedio fino a quando l'ultimo rampollo degli Hohenstaufen, Corradino, tentò a sua volta d'impadronirsi del Regno di Sicilia. Fu sempre Carlo I a sconfiggerlo nella decisiva battaglia di Tagliacozzo (23 agosto) e quindi a farlo decapitare a Napoli il 29 ottobre, con l'approvazione del papa[7]. Lucera, invece, venne espugnata per fame il 27 agosto 1269[8].

Relazioni con altri monarchi

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Va senz'altro citata la straordinaria e lunghissima amicizia con Luigi IX, re saggio, illuminato e dotato di grande fede (verrà canonizzato nel 1297 da papa Bonifacio VIII), che conobbe Clemente IV in gioventù e gli fu sempre molto vicino. Meritano menzione i prolungati rapporti epistolari che il papa intrattenne con l'imperatore bizantino Michele VIII e con Abaqa, khan dei Tartari, volti soprattutto ad ottenere l'appoggio dei due sovrani all'ottava crociata, combattuta da Luigi IX in Tunisia.
Ci sono testimonianze di una sua corrispondenza con il principe Giacomo d'Aragona. Riferendosi agli insediamenti arabi presenti nella zona di Valencia, il papa gli scrisse di «esiliare quelle genti fuori dei confini del regno» poiché a suo avviso non era tollerabile che vi fossero dei musulmani in un regno cristiano.

Relazioni con i dotti del suo tempo

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Sotto il profilo dottrinale va ricordata l'importante e lunga amicizia con san Tommaso d'Aquino. Le riflessioni del teologo sul rapporto fede-ragione, con la prevalenza dell'intelletto nella vita spirituale dell'uomo, non potevano non lasciare segni profondi nel dotto papa francese, tanto che Clemente IV chiamò spesso l'aquinate a Viterbo perché tenesse cicli di predicazioni nella chiesa di Santa Maria Nuova.

Un altro rapporto importante fu quello con il francescano inglese Ruggero Bacone, filosofo ed alchimista, al quale il papa chiese di riunire in un unico trattato tutta la sua opera e le sue scoperte: nacque così l'Opus maius, testo fondamentale di Bacone che, tra l'altro, segnalò anche al pontefice la necessità di riformare il calendario giuliano, di cui il filosofo aveva già rilevato gli errori rispetto all'anno solare. Solo la morte di Clemente interruppe questo proficuo rapporto.

Clemente IV consegna le insegne ai capi guelfi. Giorgio Vasari, Palazzo Vecchio (Firenze).

Non apprezzando gli ambienti romani, ritenuti troppo ghibellini, Clemente IV sin dai primi tempi del suo Pontificato aveva trasferito la Corte Papale a Viterbo, insediandosi nel Palazzo Vescovile, che fece ristrutturare e rinominare Palazzo Papale. Nel 1265 il pontefice autorizzò, nelle cause d'eresia, l'uso della tortura, peraltro già usata in larga misura in tutti i tribunali laici del tempo; fu inoltre severissimo nei confronti degli "ebrei recidivi", per i quali chiese a Luigi IX castighi esemplari. Nel 1266 approvò l'istituzione della Parte Guelfa di Firenze in riconoscenza della determinante partecipazione della cavalleria guelfa fiorentina a fianco di Carlo I d'Angiò nella Battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266 e concesse ai consoli dei cavalieri di Firenze il privilegio di fregiarsi del proprio stemma d'argento all'aquila di rosso brancante un drago verde.

Il 29 novembre 1268 il papa ebbe un improvviso malore e morì, tra la commozione profonda del popolo viterbese, che lo considerava un «uomo superiore, misticamente ispirato», cioè morto "in odore di santità"[9]. Venne inizialmente sepolto nella Cattedrale di Viterbo, quindi, come da lui stesso indicato, nella chiesa domenicana di Santa Maria in Gradi in un bel monumento funebre, opera dello scultore Pietro di Oderisio.

Tomba di Clemente IV nella Basilica di San Francesco alla Rocca (Viterbo).

Peraltro la tomba di Clemente IV ebbe nei secoli molte vicissitudini: fu più volte spostata, profanata, insozzata (anche ad opera dei connazionali francesi napoleonici), finché nel 1885 venne trasferita nella francescana Basilica di San Francesco alla Rocca, ove si trova tuttora, vicino alla tomba di papa Adriano V.[10][11]

Concistori per la creazione di nuovi cardinali

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Anche se la maggioranza degli storici ritiene che Clemente IV non abbia mai creato cardinali, alcuni studiosi hanno sollevato il problema del prelato francese Bernard Ayglier, insigne teologo e giurista benedettino, Abate di Montecassino dal 1263 alla morte (1282); secondo questi studiosi, egli sarebbe stato l'unico cardinale creato da Clemente IV, peraltro in un concistoro di cui non si conosce l'anno e sul quale non vi sono documenti, né si conosce l'eventuale titolo del presunto porporato. D'altra parte nessun cardinale con questo nome partecipò alle sei elezioni papali tenutesi dal 1268 al 1282. Infine, dopo la morte dell'abate Ayglier, sulla sua tomba a Montecassino non furono posti né stemmi né indicazioni di alcun tipo.[12]

Storiografia su Clemente IV

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False attribuzioni

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Clemente IV fornì il consenso all'iniziativa dell'arcivescovo Bartolomeo Pignatelli, ripresa da Dante[13], di disseppellire il corpo di Manfredi e di disperderne i resti al di fuori del Patrimonio di San Pietro, nottetempo e al buio, «come si conveniva ad un eretico». Peraltro gli storici sono pressoché concordi nel riconoscere che questa operazione sia stata ideata autonomamente dall'arcivescovo Pignatelli, nemico giurato di Manfredi, al quale Clemente IV avrebbe dato soltanto il consenso.[14]

Solleva non poche perplessità l'episodio della lettura del biglietto scritto dal papa di suo pugno ed inviato a Carlo I d'Angiò poco prima della decapitazione di Corradino e contenente le lapidarie parole Mors Corradini, Vita Caroli. Vita Corradini, Mors Caroli[15][16][17]. Tuttavia, alcuni storici ritengono l'episodio pretestuoso e ideato dalla corte di Carlo per mostrare come l'esecuzione, decisa dopo il processo e la condanna di Corradino, voluta solo dal sovrano angioino, fosse avallata anche dalla Chiesa. Che Carlo volesse ammantare questo delitto ("necessario" per eliminare un legittimo pretendente al trono e un pericoloso avversario, crimine inevitabile secondo la logica applicazione della lotta per la successione e secondo le conseguenze giuridiche della meticolosa applicazione delle norme stabilite da Federico II nelle sue Constitutiones) dell'idea che Corradino fosse una minaccia, non per le sue ambizioni o per la corona di Sicilia, ma per l'autorità della Chiesa, è testimoniato da una lettera che l'Angioino inviò a Clemente IV e in cui affermò che la fine riservata al giovane era degna dei "persecutori della Chiesa".[18]

Giudizio degli storici

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Molti dubbi hanno determinato negli studiosi i pesantissimi attacchi e la dura scomunica a Corradino lanciati il 5 aprile 1268, durante le funzioni del giovedì santo, dalla Cattedrale di Viterbo.[19]

La frequentazione con san Tommaso, il teologo di "fede e ragione", portò, con ogni probabilità, Clemente ad elaborare il concetto di un papato inteso come "teocrazia razionale", in cui la ricerca del "vero" fosse perseguita con rigida fermezza fino alle estreme conseguenze, sia nell'ambito politico che in quello più strettamente religioso. In un simile pensiero era ovviamente assente ogni riferimento alla spiritualità francescana, che stava permeando il mondo cristiano in quell'epoca, grazie anche agli scritti e alle predicazioni di san Bonaventura; mancavano insomma a Clemente IV quell'amore assoluto per il prossimo e quella bontà d'animo che caratterizzeranno invece il suo successore papa Gregorio X[20].

Genealogia episcopale e successione apostolica

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La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

  1. ^ Dante:Purgatorio - Canto terzo, vv.125-133: chi parla è Manfredi.
  2. ^ Henri-Irénée Marrou, Les trobadours, Roma, Éditions du Seuil, 1971, pp. 9 - 19, ISBN 2.02.000650.2.
  3. ^ Le premesse di questa alleanza erano state poste dal predecessore di Clemente, Urbano IV, grazie anche all'opera del potente cardinale Riccardo Annibaldi; cfr. Cesare Pinzi, Storia della Città di Viterbo, 1887, p. 156 e segg. e Francis Roth, Cardinal Richard Annibaldi first Protector of the Augustinian Order Archiviato il 30 settembre 2013 in Internet Archive..
  4. ^ Il Papa impegnò, per sostenere l'impresa di Carlo d'Angiò, i fondi della fiscalità pontificia (v. C.Pinzi, op.cit.).
  5. ^ Va detto che i napoletani accolsero con entusiasmo Carlo, mentre i siciliani mostrarono verso di lui costante diffidenza, che sfocerà, nel 1282, nella celebre rivolta dei Vespri siciliani.
  6. ^ Nunzio Tomaiuoli, Lucera, il Palazzo dell'Imperatore e la Fortezza del Re, Lucera, 1990, p. 46
  7. ^ Ornella Mariani, Corradino di Svevia in: Corradino di Svevia -La Mariani cita espressamente il biglietto inviato a Carlo dal Papa che recita: Mors Corradini, Vita Caroli. Vita Corradini, Mors Caroli.
  8. ^ Nunzio Tomaiuoli, Lucera, il Palazzo dell'Imperatore e la Fortezza del Re, Lucera, 1990, p. 50
  9. ^ C.Pinzi, op.cit., lib. VII, pag.247.
  10. ^ Andrea Scriattoli: Viterbo nei suoi monumenti, p. 297 e segg.
  11. ^ Interessante è il fatto che i 19 cardinali riuniti a Viterbo per scegliere il successore di Clemente IV abbiano impiegato ben 33 mesi per eleggere papa Gregorio X, causando la nota reazione dei viterbesi, con scopertura del tetto della sala dove i porporati erano stati segregati, che portò alla creazione del conclave (v.elezione papale del 1268-1271).
  12. ^ (EN) Salvador Miranda, ClementIV, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. URL consultato il 27 luglio 2015.
  13. ^

    «Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia / di me fu messo per Clemente allora, / avesse in Dio ben letta questa faccia / l'ossa del corpo mio sarieno ancora / in co del ponte presso a Benevento / sotto la guardia de la grave mora. / Or le bagna la pioggia e move il vento / di fuor dal Regno, quasi lungo 'l Verde / dov'e' le trasmutò a lume spento.»

  14. ^ Ferdinand Gregorovius, Storia della Città di Roma nel medioevo, p. 1333 e C. Pinzi, Storia della Città di Viterbo, libro VI, p. 178)
  15. ^ O. Mariani, op.cit.
  16. ^ Antonio Parlato, Corradino di Svevia. L'ultimo ghibellino, pp. 124 e segg.
  17. ^ Ferdinand Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, lib. X, cap.3, pp. 1358 e segg.
  18. ^ S. Tramontana, Il mezzogiorno medievale, pp. 86 e segg.
  19. ^ C.Pinzi, op.cit., lib. VI, pp. 208 e segg.
  20. ^ Paolo Brezzi, La civiltà del Medioevo Europeo, pp. 257 e segg.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Papa della Chiesa cattolica Successore
Papa Urbano IV 5 febbraio 1265 – 29 novembre 1268 Papa Gregorio X

Predecessore Vescovo di Le Puy-en-Velay Successore
Armand de Polignac 19 ottobre 1257 – 10 ottobre 1259 Guillaume de La Rue, O.S.B.

Predecessore Arcivescovo metropolita di Narbona Successore
Jacques de Narbonne 10 ottobre 1259 – 17 dicembre 1261 Maurin de Narbonne

Predecessore Cancelliere di Francia Successore
Raoul de Grosparmy 1259 Simon de Brion

Predecessore Cardinale vescovo di Sabina Successore
Pierre de Bar 17 dicembre 1261 – 5 febbraio 1265 Bertrand de Saint-Martin, O.S.B.

Predecessore Penitenziere Maggiore Successore
Hughes de Saint-Cher, O.P. dopo il 27 maggio 1262 – 5 febbraio 1261 Pierre de Tarentaise
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