Tommaso Fiore

scrittore e politico italiano (1884-1973)

«E dovunque muri e muretti, non dieci, non venti, ma più, molti di più, allineati sui fianchi di ogni rilievo, orizzontalmente, a distanza anche di pochi metri, per contenere il terreno, per raccoglierne e reggerne un po' tra tanto calcare. Mi chiederai come ha fatto tanta gente a scavare ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Questa è la Murgia più aspra e sassosa; […] non ci voleva meno che la laboriosità d'un popolo di formiche»

Tommaso Fiore (Altamura, 7 marzo 1884Bari, 4 giugno 1973) è stato uno scrittore e politico italiano. È molto noto, soprattutto in Puglia e nella sua città natale Altamura, per la sua attenzione, le sue descrizioni e studi sulle condizioni disumane dei contadini (i cosiddetti "cafoni") pugliesi e meridionali dell'epoca. È anche noto per il suo libro, vincitore del Premio Viareggio Un popolo di formiche. Negli anni '20 è stato anche sindaco della sua città natale Altamura. Durante il ventennio fascista, si oppose strenuamente al fascismo e fu per questo inviato al confino nel 1942 e incarcerato nel 1943.

Tommaso Fiore negli anni '20

Biografia

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Nato in una famiglia operaia, dopo studi classici presso la facoltà di Lettere, divenne docente nei licei classici. Meridionalista convinto di parte socialista, lottò sempre per le autonomie e per il federalismo meridionalista, fu guida di un gruppo di giovani intellettuali e si occupò delle condizioni del Mezzogiorno e, in particolare, di quelle dei contadini. Divenne sindaco di Altamura nel 1920 e fu un radicale oppositore del Fascismo. Fu incarcerato nel 1942 e nel 1943 per l'intensa propaganda antifascista.

Collaborò con «La Rivoluzione liberale» di Piero Gobetti e con «Quarto Stato» di Pietro Nenni e Carlo Rosselli, dove pubblicò un programma socialista per il Mezzogiorno.

Perdette il figlio Graziano nella strage di via Niccolò dell'Arca a Bari del 28 luglio 1943.

Nell'immediato dopoguerra fu incaricato dell'insegnamento di lettere latine nell'Università degli Studi di Bari e fu anche Provveditore agli Studi.

Nel 1952 il suo volume Un popolo di formiche si aggiudicò il prestigioso Premio Viareggio.[1]

Fu iniziato in Massoneria nella Loggia Millesettecentonovantanove di Altamura il 19 agosto 1909 e il 7 febbraio 1915 divenne Maestro massone[2]. Si dedicherà all'attività accademica ed alla scrittura fino alla sua morte avvenuta nel 1973. È sepolto nel cimitero di Bari nell'area Monumentale.

  1. ^ Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2014).
  2. ^ Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 2005, p. 123.

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