San Biagio di Callalta
San Biagio di Callalta (San Biazio in veneto) è un comune italiano di 12 685 abitanti[2] della provincia di Treviso in Veneto.
San Biagio di Callalta comune | |
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Vista posteriore dell'antica Pieve di San Biagio, nei pressi del locale cimitero | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Provincia | Treviso |
Amministrazione | |
Sindaco | Valentina Pillon (centro-destra) dal 15-5-2023 |
Territorio | |
Coordinate | 45°41′12.12″N 12°22′53.4″E |
Altitudine | 10 m s.l.m. |
Superficie | 48,51 km² |
Abitanti | 12 685[2] (29-2-2024) |
Densità | 261,49 ab./km² |
Frazioni | Cavriè, Fagarè della Battaglia, Olmi-San Floriano, Rovarè, San Martino, Sant'Andrea di Barbarana, Spercenigo[1] |
Comuni confinanti | Breda di Piave, Carbonera, Monastier di Treviso, Ponte di Piave, Roncade, Salgareda, Silea, Zenson di Piave |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 31048;
31042 (Fagarè) |
Prefisso | 0422 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 026071 |
Cod. catastale | H781 |
Targa | TV |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 343 GG[4] |
Nome abitanti | sambiagesi |
Patrono | san Biagio |
Giorno festivo | 3 febbraio |
Cartografia | |
Il territorio comunale nella provincia di Treviso. | |
Sito istituzionale | |
Storia
modificaIl territorio dove ora si estende il comune di San Biagio di Callalta fu abitato dalla popolazione dei Veneti, come attestato da ritrovamenti archeologici attribuibili alla loro cultura. Successivamente, quando in età repubblicana il Veneto fu assoggettato ai Romani, il territorio acquisì maggiore importanza grazie alla costruzione della via Annia, della via Postumia e di una strada che le collegava. Reperti del periodo sono stati rinvenuti nelle frazioni di Rovarè e Spercenigo, nella prima frammenti in terracotta e nella seconda un'urna funeraria e un'anfora vinaria, cui si aggiunge una tomba a incinerazione in località Ca' Lion.[5][6]
Durante il tardo impero romano si formarono Caurillium, oggi Cavriè, e Prandecinum, a nord dell'attuale Rovarè. Quest'ultimo toponimo si lega alla leggenda di Prando, nipote di Anterio signore di Altino, che volle edificare una fortezza nei pressi del fiume Sile per difendere gli Altinati dagli attacchi dei Trevigiani.[6] Nei due siti vennero eretti due edifici destinati al culto, rispettivamente la chiesa di San Biagio di Cavriè, citata nel 1152 tra le pievi della diocesi di Treviso, e la chiesa di San Lorenzo di Prandecino, nota sin dal 1021 come dipendenza dell'abbazia di San Zeno (demolita nei primi decenni del XIX secolo).[7][8] Fondamentale fu anche l'influenza dei benedettini di Monastier, ai quali si deve la bonifica del territorio e la nascita di Rovarè, Fagarè e Sant'Andrea di Barbarana.[6]
Nella stessa epoca si assisté allo sviluppo della strada Callalta (da callis alta perché costruita su un terrapieno), che andò ad assorbire i traffici tra Treviso e Oderzo; prima di allora essi si svolgevano sulla romana Postumia, resa impraticabile dall'incuria e dalle alluvioni del Piave. A partire dal Trecento lungo questa strada andò a formarsi un nuovo centro abitato, l'attuale capoluogo comunale, con la conseguente decadenza di Cavriè e Pradencino. Anche la pieve di Cavriè perse le proprie prerogative in favore della nuova chiesa di San Biagio de Cornudella, così detta in riferimento a una biforcazione della Callalta.[6]
La Callalta andò a rappresentare anche il confine tra i distretti trevigiani della Zosagna di Sopra e di Sotto. Con l'affermarsi del comune di Treviso, infatti, la zona era caduta nell'orbita di quest'ultimo e ne seguì le sorti sino alla definitiva sottomissione alla Repubblica di Venezia, sul finire del XIV secolo.[6]
Da allora seguì le vicende storiche della Serenissima, con l'insediamento di poderi e l'erezione di residenze più o meno sontuose, dagli essenziali edifici rurali alle ville di pregevole architettura con annesse cappelle gentilizie da parte di famiglie della nobiltà veneziana quali Sugana, Sala, Giudici, Da Lezze, Navagero, Caotorta e Caronello (l'ultima contessa era Rosa Antonia Caronello, 1924). Il territorio fu amministrato dalla Repubblica di Venezia fino alla sua caduta, il 12 maggio 1797. Dopo la firma del trattato di Campoformio e l'assegnazione all'Arciducato d'Austria, esso seguì le sorti asburgiche.[9] Dal 1804, data dell'istituzione dell'Impero austriaco, il territorio rimase sotto la sovranità austriaca fino agli esiti della Terza guerra di indipendenza, quando dopo l'avanzata italiana si giunse all'armistizio di Cormons e alla definitiva cessione del Veneto al Regno d'Italia ratificato con la firma del trattato di Vienna del 3 ottobre 1866.
Il territorio rimase coinvolto dalle conseguenze dello scoppio della prima guerra mondiale e, dopo la decisione del Regno d'Italia di entrare nel conflitto a fianco delle Potenze dell'Intesa, fu travolto dallo spostamento verso Sud del fronte italiano a causa della sconfitta delle forze armate italiane dopo la battaglia di Caporetto. La linea del fronte costrinse le popolazioni della zona ad intraprendere un esodo verso la Pianura padana, mentre le forze armate austro-ungariche colpivano il territorio provocando ingenti danni.[10]
Il coinvolgimento fu massimo quando nel giugno 1918 fu combattuta la battaglia del Solstizio tra Regio Esercito e Imperial regio Esercito, l'ultima grande offensiva sferrata dagli Austro-ungarici nel corso del conflitto, che con la vittoria degli Italiani subirono una pesantissima disfatta, costata tra morti, feriti e prigionieri quasi 150 000 uomini a fronte dell'altrettanto pesante tributo di circa 90 000 militari italiani. Per ricordare il tragico evento venne eretto l'ossario di Fagarè, eretto lungo strada Callalta nel punto in cui le truppe austro-ungariche raggiunsero la massima avanzata. Ai lati dell'ossario sono stati trasportati i muri su cui figurano le due celebri scritte, opera del bersagliere propagandista Ignazio Pisciotta, «Tutti eroi! O il Piave, o tutti accoppati!» e «È meglio un giorno da leone che cento anni da pecora».
Simboli
modificaLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 7 maggio 1954.[11]
«Troncato: nel 1° d'argento, alla mezza figura di San Biagio al naturale, uscente dalla partizione, in atto di benedire, con la tunica d'azzurro, con il manto al rosso sulla spalla sinistra e con l'aureola d'oro; nel secondo d'azzurro, al platano sradicato al naturale. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro.[12]
Monumenti e luoghi d'interesse
modificaArchitetture religiose
modifica- Chiesa parrocchiale dell'Immacolata Vergine Maria, nella frazione di Olmi-San Floriano.
- Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea Apostolo, nella frazione di Sant'Andrea di Barbarana (XX secolo). Nel 2015 è stata dotata di un organo di Vincenzo Mascioni del 1925 opera n. 370 proveniente dall'istituto Turazza di Treviso.
- Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo, nella frazione di Spercenigo.
- Chiesa parrocchiale di San Biagio (XX secolo). Realizzata in stile moderno, custodisce alcuni arredi sacri ed opere pittoriche provenienti da edifici sacri preesistenti, tra cui la Pala dei Titolari, attribuibile alla tecnica del pittore veneziano Sante Peranda, e una Madonna coi Santi Domenico, Rosa, Gertrude e Pietro martire del XVIII secolo, attribuita con riserva al nervesano Gaetano Zompini.[13] Conserva un organo costruito per la vecchia chiesa e trasferito nell'attuale, completamente restaurato nel 1988.
- Chiesa parrocchiale di San Marco Evangelista, nella frazione di Fagarè della Battaglia.
- Chiesa parrocchiale di San Mauro Abate, nella frazione di Rovarè.
- Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, nella frazione di Cavriè.
- Chiesa del Redentore (già di San Sisto), in località Nerbon.
- Chiesa di San Floriano.
- Chiesa di San Martino.
- Chiesa di San Menna.
- Pieve di San Biagio (XIV-XVI secolo), pieve medioevale ora abbandonata.
- Ossario dei caduti della Grande Guerra, edificio sorto a ricordo dei caduti durante la prima guerra mondiale, nella frazione di Fagarè della Battaglia.[9]
Architetture civili
modifica- Villa Ca' Sugana, Mariani, Da Mosto, a Olmi.
- Villa Caotorta, Marzotto, a Spercenigo.
- Villa Bressanin, Slocovich, a Spercenigo.
- Villa Cattanei, a Cavriè.
- Villa Navagero, Erizzo, Bandini, Della Rovere, a Rovarè.
- Villa Cian, Marinello, a Rovarè.
- Villa Berti, Giannotti, a Sant'Andrea di Barbarana.
- Villa degli Angeli, a Sant'Andrea di Barbarana.
- Resti di Villa Da Lezze, detta "Il Castello", a San Biagio, progettata da Baldassarre Longhena e Alfonso Moscatelli e quasi del tutto demolita all'inizio del XIX secolo, le cui grandi colonne bugnate vennero utilizzate per decorare l'ingresso della Gran Guardia, in Piazza dei Signori a Treviso, mentre i cancelli in ferro battuto andarono ad impreziosire l'ingresso dell'Istituto Commerciale in Borgo Cavour.[9]
- World Police Museum - Museo internazionale delle polizie mondiali, inaugurato il 27 maggio 2017, all'interno della dismessa stazione ferroviaria.
Società
modificaEvoluzione demografica
modificaAbitanti censiti[14]
Etnie e minoranze straniere
modificaAl 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti nel comune erano 1 281, ovvero il 10,1% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[15]:[16]
Riconoscimenti
modificaNel 2007 è stato premiato da Legambiente come comune più riciclone d'Italia.[17]
Amministrazione
modificaSindaci dal 1983
modificaPeriodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1983 | 1990 | Siro Zanella | Partito Socialista Italiano | Sindaco | |
1990 | 2004 | Giorgio Bin | Lista civica | Sindaco | |
2004 | 2008 | Emanuela Fiorotto | Centro destra | Sindaco | |
2008 | 2013 | Francesca Pinese | Cenro destra | Sindaco | |
2013 | 2018 | Alberto Cappelletto | Partito Democratico | Sindaco | |
2018 | 2023 | Alberto Cappelletto | Partito Democratico | Sindaco | |
2023 | in carica | Valentina Pillon | Centro destra | Sindaco |
Gemellaggi
modifica- Santa Tereza, dal 2002
- L'Union, dal 1995
Altre informazioni amministrative
modificaLa circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche: nel 1868 aggregazione delle frazioni di Fagarè e di S. Andrea di Barbarana staccate dal comune di Zenson di Piave; nel 1877 aggregazione delle frazioni di S. Floriano e di Spercenigo staccate dal soppresso comune di Spercenigo (Censimento 1871: pop. res. 1211); nel 1902 distacco della frazione di Fagarè aggregata al comune di Ponte di Piave (Censimento 1901: pop. res. 113); nel 1907 aggregazione di territori staccati dal comune di Salgareda (Censimento 1901: pop. res. 51).[18]
Sport
modificaLa San Biagio Volley è la società di pallavolo cittadina. Nata nel 2008, partecipa ai campionati giovanili e di Prima Divisione Maschili. Gioca presso il palasport di Olmi "Alvise De Vidi", sito nell'area commerciale. [19]
Il Team C.S. Spercenigo è la società storica ciclistica del comune. Nata nel 1969, gestisce dai Giovanissimi (7-12 anni) fino agli Juniores (17-18 anni). Tra i ciclisti passati professionisti passati per questa società si ricordano Simone Cadamuro, Antonio Murilo Fisher, Alessandro Bertuola, Matteo Trentin.
Pattinaggio San Biagio A.S.D. è la società di pattinaggio artistico.[20]
Note
modifica- ^ Comune di San Biagio di Callalta - Statuto (PDF), su dait.interno.gov.it. URL consultato il 4 dicembre 2020.
- ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2024 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ Il Veneto paese per paese, Vol.4, p. 371.
- ^ a b c d e Storia del comune, su Comune di San Biagio di Callalta. URL consultato il 23 febbraio 2015.
- ^ Fiera di San Lorenzo, su Comune di San Biagio di Callalta. URL consultato il 24 febbraio 2015.
- ^ Il Veneto paese per paese, Vol.4, pp. 371-372.
- ^ a b c Il Veneto paese per paese, Vol.4, p. 373.
- ^ Novant'anni fa la battaglia di Caporetto - ottobre 1917. Un'occasione per riflettere, su lagrandeguerra.net. URL consultato il 4 marzo 2010.
- ^ San Biagio di Callalta, su Archivio Centrale dello Stato.
- ^ Bozzetti di stemma e gonfalone del Comune di San Biagio di Callalta, su ACS, Raccolta dei disegni degli stemmi di comuni e città. URL consultato il 29 settembre 2024.
- ^ Il Veneto paese per paese, Vol.4, p. 372.
- ^ Statistiche I.Stat ISTAT URL consultato in data 28-12-2012.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it. - ^ Bilancio demografico e popolazione residente straniera al 31 dicembre 2022 per sesso e cittadinanza, su demo.istat.it, ISTAT. URL consultato il 2 agosto 2023.
- ^ Cittadini stranierituttiitalia.it
- ^ Un Premio ai Comuni Ricicloni - Forum Terzo Settore
- ^ Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3
- ^ sito FIPAV Treviso, su fipavtreviso.net. URL consultato il 19 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2021).
- ^ Comune di San Biagio di Callalta, Pattinaggio San Biagio A.S.D., su Comune di San Biagio di Callalta, 2 febbraio 2020. URL consultato l'8 novembre 2024.
Bibliografia
modifica- AA.VV., Il Veneto paese per paese, Firenze, Bonechi, 2000, ISBN 88-476-0006-5.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Biagio di Callalta
Collegamenti esterni
modifica- Sito ufficiale, su comune.sanbiagio.tv.it.
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