Palazzo Astolfi
Palazzo Astolfi è la denominazione con la quale, a partire dagli anni novanta del 1900, viene identificato un edificio storico situato nel centro abitato di Poggio Berni del Comune di Poggio Torriana.
Storia
modificaPrecedentemente noto come Palazzo Gigliendi, l'edificio si trova sotto la Piazza S. Rocco e faceva parte delle tre fortificazioni presenti anticamente a Poggio Berni.[1]
Palazzo Astolfi sorge infatti sulle tracce di una precedente fortificazione o castellum, di epoca medievale, tracce tuttora presenti nelle grotte delle cantine. Nel XVIII secolo il sito diventa la dimora di campagna di un alto prelato Riminese e l'edificio assume l'aspetto, che oggi vediamo, di un palazzo settecentesco costruito come espressione dell'idea del vivere in villa in voga in quel periodo. Il piano nobile è contraddistinto da ampi saloni con soffitti a volta affrescati, mentre all'esterno sono osservabili la caratteristica facciata e la corte con pozzo.
Nel periodo fra il XIX ed il XX secolo il palazzo costituisce la residenza principale della ricca famiglia Giliendi fino a quando, negli anni '20 del 1900, viene acquistato dai fratelli Astolfi, originari di Poggio Berni e rimpatriati dopo aver trascorso diversi anni in America. Durante la seconda guerra mondiale alcuni bombardamenti coinvolsero marginalmente anche il palazzo e la cappella, annessa al fabbricato principale, venne distrutta. Dopo la guerra gli Astolfi vendettero la residenza e la circostante tenuta con le case coloniche.
Un avvicendarsi di passaggi porta, nei primi anni '90 del 1900, alla attuale proprietà: la Famiglia Pesaresi, che ha realizzato il recupero del palazzo,[2] degli altri edifici minori e una rinnovata conduzione dei vigneti e degli oliveti che lo circondano.
Note
modifica- ^ Poggio Berni: note per una storia / [scritti di] F. Battistini ... [et al.] ; a cura di Pier Angelo Fontana. Rimini, Maggioli, 1990, pp. 102-103. ISBN 8838795843
- ^ I Palazzi di Poggio Berni - Storia e memoria; a cura di Anna Maria Baratelli. Imola, Editrice La Mandragora, 2008, pp. 31-34. ISBN 9788875862015.
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