Le gerolamine (in spagnolo jerónimas) sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio con case autonome.[1]

Santa Eustochio rappresentata con l'abito gerolamino
Juana Inés de la Cruz, monaca gerolamina a Città del Messico

Le origini dell'ordine risalgono alla fine del trecento, quando un gruppo di donne, tra cui María García e Mayor Gómez, decisero di ritirarsi a Toledo per condurre una vita di preghiera e penitenza.[2] Il principale animatore del gruppo fu Pedro Fernández Pecha, fondatore dei gerolamini, che presso Toledo stava erigendo il monastero di Santa María de la Sisla.[3]

Le donne presero il nome di "beate di San Gerolamo" e diedero inizio al monastero di San Pablo. Sotto la direzione di Fernández Pecha, si orientarono verso un genere di vita simile a quello dei monaci gerolamini, che le incorporarono formalmente all'ordine nel capitolo generale del 1510.[3]

I monasteri di gerolamine si diffusero in Spagna e nelle Americhe: nel 1585 sorse il monastero di San Jerónimo di Città del Messico (soppresso nel 1863), che ebbe tra le sue religiose la letterata Juana Inés de la Cruz; il monastero di San Lorenzo di Città del Messico, sorto nel 1598, nel 1926 si trasferì in Spagna per sfuggire alla persecuzione di Plutarco Elías Calles e nel 1931 si trasformò nella congregazione delle suore Girolamine dell'Adorazione. Anche il monastero di San Jerónimo a Puebla abandonò la vita claustrale.[3]

In Spagna, a causa della guerra civile, scomparvero i monasteri della Encarnación e della Vida Pobre a Toledo, di Santa María de Jesús a Cáceres, di San Onofre a Badajoz, della Magdalena a Jaraicejo, di Nuestra Señora de los Remedios a Guadalajara, di San Román a Medinaceli.[3]

Sopravvissero i monasteri di Santa Paula a Siviglia, di San Pablo di Toledo, della Concepción a Trujillo, di Santa Marta a Cordova, di San Matías a Barcellona, di Santa Isabel a Palma di Maiorca, di Sant Bartomeu a Inca, di Santa Paula a Granada, di Santa María a Morón de la Frontera, di Nuestra Señora de la Salud a Garrovillas, della Concepción Jerónima a Madrid, del Corpus Christi a Madrid, di Nuestra Señora de los Remedios di Brihuega.[3] A opera delle monache della soppressa comunità di Medinaceli sorse il monastero di Nuestra Señora de los Ángeles a Constantina; ad Almodóvar del Campo fu fondato il monastero di Nuestra Señora de las Mercedes.[4]

Per rafforzare i vincoli tra i vari monasteri di gerolamine, che vivevano dispersi e un po' isolati, la Santa Sede li riunì nella Federazione gerolamina di Santa Paola, eretta nel 1957: gli organi di governo della federazione sono la priora generale e il suo consiglio; il capitolo viene celebrato ogni sei anni.[3]

Ogni monastero è sui iuris ed è soggetto al vescovo del luogo. Le monache emettono voti solenni e osservano la regola di sant'Agostino.[3]

Attività e diffusione

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Le monache sono interamente dedite alla vita contemplativa e osservano una rigida clausura papale.

L'abito è costituito da un saio bianco con maniche larghe, scapolare e mantello più scuri (grigio, nero, biondo scuro); sul capo portano una cuffia di lino grossolano bianco e il velo.[5] In Messico, come documentato dai numerosi ritratti di Juana Inés de la Cruz, le monache portavano sul petto un grosso medaglione con l'immagine dell'Annunciazione.[6]

I monasteri di gerolamine sono diffusi in Spagna.

Alla fine del 2015 le gerolamine contavano 17 case e 177 religiose.[1]

  1. ^ a b Ann. Pont. 2017, p. 1466.
  2. ^ Ignacio de Madrid, DIP, vol. IV (1977), col. 1098.
  3. ^ a b c d e f g Ignacio de Madrid, DIP, vol. IV (1977), col. 1099.
  4. ^ Ignacio de Madrid, DIP, vol. IV (1977), col. 1100.
  5. ^ Ignacio de Madrid, in La sostanza dell'effimero... (op. cit.), p. 434.
  6. ^ Ignacio de Madrid, in La sostanza dell'effimero... (op. cit.), p. 435.

Bibliografia

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  • Annuario Pontificio per l'anno 2017, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2017. ISBN 978-88-209-9975-9.
  • Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
  • Giancarlo Rocca (cur.), La sostanza dell'effimero. Gli abiti degli ordini religiosi in Occidente, Edizioni paoline, Roma 2000.
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