Exit poll
Un exit poll (locuzione inglese, letteralmente «sondaggio all'uscita [del seggio elettorale]») è un sondaggio effettuato, durante un'elezione, tra gli elettori, dopo l'espressione del voto da parte di questi presso un seggio elettorale.
Caratteristiche
modificaA differenza di un sondaggio d'opinione, che chiede quali siano le intenzioni di voto all'interpellato dell'elettorato o una domanda simile, nell'exit poll viene chiesto di indicare per chi è stato appena dato il voto. I sondaggisti —generalmente aziende private che lavorano per i media, ma anche per i partiti politici stessi— tengono gli exit poll per ottenere un'indicazione immediata di quale sarà il risultato elettorale, dato che generalmente occorrono varie ore o persino giorni prima che vengano resi noti i risultati definitivi.
Nel mondo
modificaItalia
modificaDurante le elezioni politiche del 2006 essi avevano dato cinque punti di vantaggio alla coalizione di centro-sinistra dell'Unione rispetto a quella di centro-destra della Casa delle Libertà (le "forchette", vale a dire le percentuali minime e massime previste, erano rispettivamente 50-54% contro 45-49%) mentre i risultati definitivi hanno visto una sostanziale equivalenza dei voti ottenuti, con il 49,8% e 49,7% rispettivamente nelle percentuali alla Camera dei deputati. Due anni dopo successe qualcosa di simile, quando inizialmente venne dato alla coalizione di centro-destra un vantaggio minimo su quella di centro-sinistra, poi rivelatosi maggiore. Le previsioni si sono nuovamente rivelate errate nel 2013, quando, a fronte di distacchi sensibili aspettati tra la coalizione di centro-sinistra Italia. Bene Comune e quella di centro-destra, le percentuali sono state rispettivamente 29,55% contro 29,18%. Anche alle elezioni europee del 2014, quando secondo le rilevazioni preelettorali il vantaggio del Partito Democratico sul Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto essere netto, ma non altissimo (34,5% per i primi e 25,5% per i secondi), invece i risultati furono del 40,8% e del 21,2% rispettivamente per i due partiti.
Un altro esempio, sempre in Italia, è stato il referendum sull'abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera dei deputati. In questo caso, gli exit poll stimarono la partecipazione al di sopra del 50% e, di conseguenza, la consultazione valida, mentre in realtà essa si fermò al 49,6% invalidando il risultato.
Critiche ed abusi
modificaUna critica spesso fatta agli exit poll soprattutto negli USA è che i risultati, che spesso trapelano a urne ancora aperte, influenzano chi deve ancora recarsi ai seggi, e quindi falsano i risultati reali. Ad esempio nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2000 è stato ipotizzato che molti elettori democratici non siano andati a votare in Florida dopo che i primi exit poll a urne ancora aperte avevano ritenuto vincente il candidato democratico Al Gore nello stato.
In Italia è vietato dalla legge divulgare i risultati degli exit poll prima della chiusura delle urne, mentre in altre nazioni, come Nuova Zelanda e Francia, è addirittura vietato condurli.
Un altro uso degli exit poll è quello di "votazione parallela", usata come controllo grossolano di presenza o assenza di brogli elettorali. Alcuni esempi al riguardo comprendono il referendum venezuelano del 2004 sulla rimozione di Hugo Chávez dalla presidenza e le elezioni presidenziali in Ucraina del 2004.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (EN) exit poll, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh2008002969 · J9U (EN, HE) 987007549632105171 |
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