Murat (Bari)
Il quartiere Murat è un quartiere di Bari, si estende tra la ferrovia e, a nord, in piccola parte la costa e la Città vecchia, con cui costituisce l'odierno centro della città.
Murat | |
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L'ateneo dell'Università di Bari | |
Stato | Italia |
Regione | Puglia |
Provincia | Bari |
Città | Bari |
Circoscrizione | Municipio 1 |
Data istituzione | 26 gennaio 1970 |
Codice | 2 |
Codice postale | 70121, 70122, 70123, 70126 e 70125 |
Superficie | 1,46 km² |
Abitanti | 29 638 ab. |
Densità | 20 300 ab./km² |
Il quartiere Murat, che assieme al centro storico costituisce parte del I municipio dal 2014 (ex IX circoscrizione), centro pulsante della città capoluogo pugliese, confina[1]:
- a nord con il quartiere San Nicola;
- a est con il quartiere Madonnella;
- a sud con i quartieri Carrassi, Picone e San Pasquale;
- a ovest con il quartiere Libertà.
Descrizione
modificaIl quartiere prende nome da Gioacchino Murat, il quale iniziò, durante il suo governo a capo del Regno di Napoli (che gli fu assegnato da Napoleone Bonaparte, del quale era cognato), la costruzione della nuova zona barese a ridosso dell'antica città medievale.[2] La prima casa del nuovo borgo fu costruita nel 1816.[1]
Fu infatti Murat a promulgare il decreto di costruzione del "borgo nuovo" (o "gioacchino", poi "muratiano") in una zona pianeggiante a sud del vecchio centro, mentre le mura che cingevano la città vecchia vennero smantellate nel 1820 (porta del Castello fu smantellata il 1º marzo 1819).[3]
La zona, caratterizzata dalla maglia urbana ortogonale, ospita Corso Vittorio Emanuele II,[4] Piazza Umberto I ed il palazzo dell'Università degli Studi.[5]
Durante il periodo fascista e nel secondo dopoguerra a partire dal 1954, il quartiere fu oggetto di una controversa modernizzazione,[6][7] dai generali esiti considerati "orribili e deprimenti "[8] sia nell'architettura littoria[9], tipica del regime fascista, che nella cementificazione degli anni 50 e 60 che riguardò oltre 200 edifici che sostituirono e spesso deturparono il vecchio centro storico. Solo alcuni degli edifici disegnati da Sangirardi, alcuni progetti dello studio "Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano" e alcune realizzazioni di Saverio Dioguardi, che talvolta riuscì a mantenere uno stile personale e innovativo anche nell'architettura "di regime", vengono considerati di interesse architettonico.[1][7]
Note
modifica- ^ a b c Antonio Verardi, Gioacchino Murat e la nascita del “nuovo borgo” di Bari, su pugliain.net, 30 agosto 2015. URL consultato il 24 novembre 2017.
- ^ Francesca Canonico, “A Bari nessuno è straniero”: la storia della città in 3500 anni di dominazioni, su barinedita.it, 9 novembre 2016.
- ^ Cima, Pepe, Peroni, Patriottica e Spadafina: i 5 coraggiosi "centenari" della moda barese, su Barinedita. URL consultato il 16 gennaio 2020.
- ^ I quartieri di Bari, dove iniziano e dove finiscono: ecco i confini, in barinedita.it. URL consultato il 24 novembre 2017.
- ^ La Puglia vista dall'alto, geometrie (e inquinamento) nelle immagini dallo spazio, su La Repubblica, 5 febbraio 2019. URL consultato il 5 febbraio 2019.
- ^ Fiore, Vittorio. (1961). Palazzo della S.G.P.E. a Bari. L'architettura cronache e storia, pp. 7, 67.
- ^ a b (EN) Nicola Signorile, Pride and Prejudice: The Murattiano-Modernism, La gazzetta del Mezzogiorno, 2018, ISBN 978-1-5225-3614-7, OCLC 1097115045.«Abstract: The first building of the Murattiano district fell in 1954. Since then, a constant devastation, that between 1963 and 1964 alone counts more than 200 building replacements. Maybe the deterioration of the Murattiano district had already been decided in its birth certificate.»
- ^ (EN) Giuseppe Carlone, Nicola Martinelli e Francesco Rotondo, Designing Grid Cities for Optimized Urban Development and Planning, IGI Global, 2 marzo 2018, ISBN 978-1-5225-3614-7. URL consultato il 25 luglio 2022.
- ^ Le opere di Saverio Dioguardi: l'architetto trasformista che ha disegnato "mezza Bari", su Barinedita. URL consultato il 25 luglio 2022.