Marmo africano
Il cosiddetto marmo africano è una varietà di marmo utilizzata dai Romani. Il nome moderno corrisponde in latino al marmor luculleum. In passato era stato invece erroneamente identificato con il marmor chium (marmo portasanta).
Veniva estratto in cave situate presso la città antica di Teos, vicino a Smirne, in Turchia.
Si tratta di un marmo brecciato con fondo scuro, in genere nero, e clasti di varie dimensioni, di colore biancastro con sfumature rosate, o rosso, o anche nero e grigio. Ne esistono varietà con fondo verde scuro ("africano verde") o con fondo grigio venato di bianco e macchie rossastre ("africano bigio).
Dal punto di vista petrografico è una breccia calcarea che ha subito un leggero metamorfismo. La varietà bigia è invece un calcare cristallino dolomitico.
Venne introdotto a Roma da Lucio Licinio Lucullo, dal quale prese il nome, e si diffuse rapidamente per lastre di rivestimento pavimentali e parietali, vasche, e colonne (utilizzate nella Basilica Emilia, nella scena del Teatro di Marcello, nel Foro di Augusto, nel Tempio della Pace, nella thòlos centrale del cosiddetto "Serapeo" di Pozzuoli). Un grande blocco costituisce la soglia del Pantheon. Esistono anche rare sculture con busti in questo marmo e teste in marmo bianco inserite a parte.
Collegamenti esterni
modifica- Scheda sul marmo africano del Museo di Geologia dell'Università "La Sapienza" di Roma (collezione Belli), su tetide.geo.uniroma1.it. URL consultato il 9 giugno 2006 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2006).
- Scheda sui campioni di marmo africano del Museo di Storia Naturale dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena [collegamento interrotto], su musnaf.unisi.it.